Cannes, 17 maggio: come ovvio, se non scontato, è stato il discusso Il codice Da Vinci l'evento incontrastato dell'apertura dell'edizione 2006 del festival di Cannes. In una contingenza caratterizzata dall'inequivocabile decadenza del blockbuster (vedasi i risultati di King Kong e Mission: Impossible III) e all'interno della vetrina cannense è stato abbastanza ovvio anche il riscontro critico pressoché glaciale con cui è stato accolto il film di Ron Howard che venerdì prossimo assalterà gli schermi italiani con il numero record di novecentodieci copie.
Massacrato dalla stampa più prestigiosa (Il Times e Variety hanno usato toni addirittura derisori), bollato per blasfemo dalle alte sfere cattoliche - che si sono un pò calmate dopo averlo visionato ed essersi accertati dell'inoffensività del tutto - il costosissimo film di Ron Howard esce quindi con le ossa rotte dall'anteprima cannense, portandosi dietro un'aura di sarcasmo e di insoddisfazione generale.
Ma oggi è anche la giornata di un altro film molto discusso, anche se in modo più circoscritto. Summer Palace, film cinese in concorso, contornato da un atmosfera censoria delle più inquietanti. Lo avevamo rilevato all'ultimo Far East e il film diretto da Lou Ye ce ne fornisce ulteriore conferma: il cinema cinese è in grande fermento ed appare pronto a raccontare criticamente la propria società, sfidando spesso le dure regole della censura di regime. Nel caso specifico le rimostranze sono state così veementi che il governo cinese non ha ancora dato la sua approvazione ufficiale. Non sono bastate neanche le rassicurazioni del regista riguardo al fatto che il suo film non faccia alcun riferimento alle tragiche morti di piazza Tiananmen per ottenere la visione e quindi la successiva distribuzione in Cina. Chissà che il passaggio qui a Cannes non giovi ad un film importante, che non risparmia scene di sesso molto esplicite e che soprattutto affronta con coraggio temi come la caduta del muro di Berlino , la fine dell'Unione Sovietica, il viaggio nel 1992 del leader Cinese Deng Xiaponing nel sud del paese. Staremo a vedere, intanto gli dedichiamo la nostra foto di spalla.
Un accenno in conclusione al film collettivo e celebrativo che ha aperto oggi la sezione Un certain regard: Paris, je t'aime. Venti registi di diverse nazionalità alle prese con piccole storie sulla capitale francese, omaggiata da nomi di primissimo ordine, come i registi Gus van Sant, Wes Craven i fratelli Coen (nel cui episodio c'è un irresistibile Steve Buscemi turista) e Olivier Assayas. Tra gli attori c'è anche Sergio Castellitto protagonista dell' episodio Bastille, ma anche Fanny Ardant, Juliette Binoche, Ben Gazzara, Bob Hoskins e Natalie Portman.