Dopo quasi due settimane sul suolo francese, tra la Croisette, il mare e il Palais des Festival dove si svolgono quasi tutte le nostre attività, siamo diretti di nuovo a casa. È tempo di fare i bilanci, tirare le somme, prepararci a capire se i premi che saranno assegnati dalla giuria saranno in linea con le nostre preferenze, con i film che più abbiamo amato nel corso dell'edizione 77 del Festival di Cannes. È stata un'annata strana, che approfondiremo ancora nelle nostre live e in articoli mirati, forse meno densa di grandi capolavori, ma a cui non sono mancati alcuni titoli che hanno fatto e faranno parlare. Uno su tutti: The Substance, acquistato per la distribuzione italiana da I Wonder Pictures, ma anche Emilia Perez, Parthenope, The Seed of the Sacred Fig o, fuori dalla competizione, quel gioiello animato che è Flow.
Sono state due settimane lunghe, ma come sempre ricche di soddisfazioni e, soprattutto, cinema. Perché è quella la passione, la molla che ci spinge ai tour de force che sono i festival cinematografici, a seguire con attenzione le proiezioni alle 22 (perché?! Lo chiediamo e lo chiederemo sempre), a mangiare quel che si può e quando si può, a dormire poco e vivere di film. Allora vediamo quali sono stati quelli che ci hanno sostenuti di più nella panoramica che segue, che evidenzia i preferiti di ognuno di noi, ma anche le scene cult che secondo noi resteranno anche in futuro.
Le preferenze di Valentina Ariete
Partito in sordina, nella seconda metà questo concorso di Cannes 77 si è acceso: prima con la rivoluzione musicale di Emilia Pérez, poi con il romanticismo anarchico di Anora. The Substance poi è già un cult e sottolinea con forza uno dei temi principali emersi al festival quest'anno: la necessità di cambiare completamente i criteri con cui si guarda il corpo delle donne, pronte a mutare carne. Un mutamento maturato prima di tutto nella testa. L'altro dato da rilevare è poi il nuovo che avanza e sa cogliere lo spirito dei tempi in contrasto con i vecchi maestri ormai non più in grado di immaginare un futuro davvero rivoluzionario. Sia da Coppola che Cronenberg, visti Megalopolis e The Shrouds, forse non si può pretendere più di quanto già fatto con le loro incredibili filmografie.
Top 5
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1 Emilia Pèrez di Jacques Audiard è quel film che ti cattura dal primo minuto e ti fa suo a ogni scena di più. Gioco di prestigio in cui generi diversissimi come musical e gangster movie trovano un equilibrio perfetto, creando qualcosa di originale e simile a nient'altro. Cast in stato di grazia. La nostra Palma d'oro ideale.
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2 Anora di Sean Baker è quel film da vedere e rivedere, destinato a diventare un bene di conforto. Personaggi straordinari, scritti e interpretati con amore. Il finale è uno dei più belli visti non soltanto a questo festival, ma negli ultimi anni.
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3 The Substance di Coralie Fargeat è il film cult di Cannes 77. L'idea non è originalissima, ma la realizzazione è una goduria per occhi e orecchie (il sound design è notevolissimo). Grande coppia di protagoniste, Margaret Qualley e Demi Moore, con quest'ultima al ruolo migliore della sua carriera. Se avete la fobia degli aghi state in guardia.
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4 Il seme del fico sacro di Mohammad Rasoulof è probabilmente la Palma d'oro di quest'anno. E meritatamente: ha tutto ciò che serve per esserlo. Il tema importante, un grande cast, tensione costruita con maestria. Nelle sue quasi tre ore di durata ti tiene incollato fino alla fine, raccontando la storia dell'Iran contemporaneo attraverso gli occhi di una famiglia in cui le donne di casa, madre e due figlie, non vogliono più sottostare all'autorità paterna. Il regista ha poi dovuto realizzare il suo lavoro in clandestinità: il premio va anche al coraggio.
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5 Flow di Gints Zilbalodis è un film d'animazione splendido, che avrebbe potuto tranquillamente stare nel concorso principale invece che nella sezione Un certain regard. Film muto vista la natura dei suoi protagonisti, è un viaggio alla riscoperta della nostra umanità grazie a un gruppo di animali. Il regista, al secondo film, è un talento da tenere d'occhio.
La sorpresa Tecla Insolia ne L'Arte della Gioia è la nostra sorpresa di quest'anno: il talento dell'attrice e cantante esplode nella serie di Valeria Golino ispirata al libro di Goliarda Sapienza. Insieme a Celeste Della Porta, protagonista esordiente di Parthenope di Paolo Sorrentino, rappresenta il volto nuovo, fresco e pieno di talento del cinema italiano. E ci piace tantissimo.
La delusione Megalopolis di Francis Ford Coppola è la nostra delusione. Anche solo scriverlo fa male al cuore. Progetto inseguito per 40 anni penalizzato dalla continua riscrittura. La sconfinata ambizione di Coppola e la sua tenacia nel prodursi da solo il proprio sogno sono ammirevoli e commoventi, ma il risultato è confuso e spesso involontariamente ridicolo. Da vedere in ogni caso però: è comunque lo sforzo di un gigante.
Scena WTF Megalopolis, John Woight, con cappellino a punta e piuma simil Robin Hood, prima dice al personaggio di Aubrey Plaza "cosa vuoi fare con questa gigantesca erezione che ho qui?", poi tira fuori da sotto le lenzuola un arco con freccia. È solo una delle tante scene trash del film di Coppola, ma qui abbiamo proprio esclamato: "WTF!".
Scena cult The Surfer di Lorcan Finnegan offre un altro ruolo cult a Nicolas Cage. E anche la battuta di questa edizione del Festival di Cannes: "Eat the rat!" L'abbiamo ripetuta per tutti giorni sulla Croisette, ridendo ogni volta.
Le preferenze di Antonio Cuomo
Un festival di cinema è come sempre una corsa: contro il tempo, contro il clima, contro ogni tipo di disagio, ed è significativo che questa Cannes 77 abbia messo in programma Furiosa: A Mad Max Saga nei primi giorni. Per settore il passo, per dettare i tempi di ciò che avremmo vissuto. Ma è stata una corsa iniziata piano, almeno a livello cinematografico, perché per le prime giornate abbiamo visto buoni film, ma pochi capolavori. Sono mancati i colpi di fulmine veri, almeno fino a un certo punto, almeno fino all'arrivo di The Substance, Parthenope e soprattutto Flow: che grandissimo film, lo rivedrei ancora e ancora.
Top 5
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1 Flow di Gints Zilbalodis, un film d'animazione senza dialoghi, delicato, emozionante. Ne sentiremo parlare.
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2 The Substance, che è anche un po' una sorpresa di questo festival, ma un po' il Cronenberg che nel film firmato da lui non abbiamo avuto.
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3 Parthenope, per un Paolo Sorrentino forse imperfetto, ma sempre di livello elevatissimo.
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4 L'arte della gioia. Non un film, ma ugualmente meritevole di un posto in classifica, perché la resa del romanzo di Goliarda Sapienza da parte di Valeria Golino supera le aspettative e conquista. Anche grazie alla protagonista Tecla Insolia.
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5 Caught by the Tieds di Jia Zhang-ke, perché è un film indefinibile che cattura dall'inizio alla fine grazie alla sua protagonista.
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Bonus: Furiosa. Perché George Miller non avrà rifatto Fury Road, ma ha messo in piedi un film che ci porta ancora una volta, con potenza, nel mondo di Mad Max.
La sorpresa The Balconettes, non perché da Celine Sciamma come sceneggiatrice non mi aspettassi tanto, ma perché il risultato finale è un film che riesce a divertire e affrontare con intelligenza e gusto per l'eccesso le tematiche femminili che ricorrono in tanti lavori, più o meno riusciti, degli ultimi tempi. Menzione speciale, però, per Ghost Cat Anzu, visto nella Quinzaine des Cineastes, anime più intelligente e profondo di quanto si possa immaginare vedendo alcune immagini.
La delusione Il film che mi ha deluso di più a Cannes non può che essere uno, anche se le aspettative sono state tradite più volte, non per ultimo da David Cronenberg e il suo The Shrouds (che grande dolore!): Megalopolis di Francis Ford Coppola, perché è un film di un'ambizione unica, il suo risultato è purtroppo inversamente proporzionale a essa. Tante idee, troppe, ma anche tanta confusione e mancanza di coesione narrativa.
Scena WTF Ce ne sono diverse, senza dubbio. Inizio a scrivere e mi viene in mente Rumors, così come un paio di momenti di The Balconettes e The Surfer, ma la Palma della scena What the Fuck non può che andare, in positivo, a The Substanc e tutto il suo folle finale.
Scena cult Citato poco più su tra le scene folli, è protagonista assoluto qui, per quanto riguarda la scena cult: The Surfer di Lorcan Finnegan regala a Nicolas Cage, e a noi, un momento che resta nella memoria, un Instant Cult che faceva intonare tutti la battuta "Eat the Rai!" subito all'uscita dalla sala a Cannes. Poco da dire: Cage è uno dei pochi che può caricarsi momenti del genere sulle spalle e renderli credibili.
Le preferenze di Damiano Panattoni
Un concorso sbilenco, per un'edizione che forse ha trovato il suo compimento solo nella seconda settimana. I grandi autori americani, come Francis Ford Coppola e David Cronenberg, hanno in parte deluso, a dimostrazione di quanto il cinema americano stia vivendo un netto periodo di flessione. Sono allora le nuove voci (che spesso però nuovissime non sono) a dire le cose migliori: Andrea Arnold, Sean Baker, il coraggio di Mohammad Rasoulof, la visione cinematografica di Coraline Fargeat, l'ardore sperimentale di Miguel Gomes. Pillole di una Cannes interessata, ma non del tutto interessante.
Top 5
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1 Anora di Sean Baker, un film vitale, divertente, spregiudicato, chiacchierone, sexy e, infine, emotivo. Baker torna a New York, illuminando Coney Island grazie alla sua inconfondibile metrica visiva per un commedia romantica che ribalta il genere, mischiando impatto generazionale e senso di libertà. Protagonista, Mikey Madison, una delle sorprese di Cannes 77.
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2 The Seed of Sacred Fig di Mohammad Rasoulof, perché è un'opera di forte spinta sociale e politica, che affronta - grazie al cinema - la teocrazia iraniana partendo da un nucleo famigliare. Impossibile scindere realtà da fantasia, in quanto Rasoulof, condannato a otto anni in Iran, è scappato dal suo paese per presenziare all'anteprima.
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3 The Apprentice di Ali Abbasi, un film di racconto, di storia, di storytelling, in cui viene raccontata l'origin story di Donald Trump, interpretato da un grande Sebastian Stan (e con lui Jeremy Strong, che interpreta il mentore Roy Cohn). Un film che ci fa respirare la NYC dei 70s, in un climax di grande qualità.
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4 Bird di Andrea Arnold, che film strano: nella prima parte riconosciamo il tocco della regista britannica, mentre nella seconda, con maestria, si cambia umore, portandoci a sfiorare una favola magica di amicizia e consapevolezza. Uno dei finali più belli di Cannes 77, carico di empatia e speranza.
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5 The Balconettes di Noémie Merlant, perché è un film pop, sudato, scalmanato, sanguinoso. Un film femminile e femminista senza però voler essere scontato, retorico o ridondante. La storia di tre ragazze, e della loro lotta per una libertà che la regista dipinge grazie ad una storia dalle svolte inaspettate.
La sorpresa
Dog on Trial della svizzera Laetitia Dosch, molto più profondo e significativo di come si potrebbe immaginare. Una storia di resistenza e di giustizia, che segue un'avvocatessa che si prende in carico il caso di un cane, Cosmos, reo di aver morso una donna. Un'opera che riflette, in modo non banale, su quanto la Legge sia cieca davanti al buon senso, nonché di quanto sia incapace di considerare gli animali come entità senzienti e non meri oggetti. Un film che fa sorridere (e piangere), certo, ma anche un film socialmente rilevante.
La delusione
Una delusione parte sempre da una forte aspettativa. Non speravo in Cronenberg né in Coppola (e infatti sono i film peggiori passati a Cannes), ma speravo invece in Paolo Sorrentino. Tuttavia, se di delusione si può parlare, Parthenope potrebbe essere il film, complessivamente, meno riuscito del regista. Meriterebbe una seconda visione? Senza dubbio, eppure l'opera, comunque di eccelsa fattura (registicamente parlando, Sorrentino è ben superiore ad almeno la metà degli autori passati sulla Crosiette), ammalia senza conquistare davvero, affascina ma, al contempo, non stupisce.
Scena WTF
Diverse, effettivamente, le scene assurde viste a Cannes. Una però è particolarmente significativa: in The Substance di Coraline Fargeat assistiamo allo "sdoppiamento" di Demi Moore, dopo essersi iniettata un misterioso siero. Un momento su cui la regista indugia: dalla schiena della Moore si apre uno squarcio da cui esce Margaret Qualley, pronta a prendere il posto della sua controparte più matura.
Scena cult
In The Apprentice di Ali Abbasi seguiamo i primi passi di Donald Trump nella New York degli Anni Settanta. All'inizio, prima di diventare il tycoon che ben conosciamo, andava a riscuotere gli affitti negli appartamenti di Coney Island. Ecco, il regista lo racconta partendo proprio da qui: Trump, versione palazzinaro, che viene respinto dagli inquilini del Trump Village, costruito negli Anni Sessanta da suo padre Fred, nel film interpretato da Martin Donovan.
Le preferenze di Erika Sciamanna
Un concorso non sempre brillante quello di questa 77ª edizione del Festival del cinema di Cannes, che però nonostante alcune grandi delusioni, nella sua interezza ha regalato momenti di grande cinema e film che ci auguriamo di rivedere a breve come protagonisti della stagione dei premi. Quindi, tra incredibili sorprese animate e horror che sfidano la paura degli aghi, ecco qui in breve alcune delle mie preferenze, correlate da qualche delusione e da una scena che seriamente ci ha fatto dubitare del nenostro senso dell'umorismo e di quello di Francis Ford Coppola.
Top 5 + 1 _Flow_di Gints Zibalodis: Un film d'animazione spettacolare e coinvolgente, un'opera di estrema bellezza che racconta il viaggio epico di un gatto in un mondo post apocalittico.
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2 _The Substance_di Coralie Fargeat: Un body horror eccessivo e sanguinoso con Demi Moore e Margaret Qualley che parla con sorprendente efficacia di rappresentazione del corpo femminile e pressione estetica.
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3 Caught By the Tides di Jia Zangke: Rimettere insieme più di vent'anni di frammenti di girato e farne un film toccante e intenso, questo fa il regista cinese in una pellicola tanto poetica quanto comunicativa.
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4 Furiosa di George Miller: Miller torna ad intrattenerci con un film ad alto tasso di adrenalina che stavolta si prende anche un po' di spazio per la narrazione. Scene d'azione, motori rombanti e una colonna sonora che spacca, di che altro abbiamo bisogno?
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5 Kinds of Kindness di Yorgos Lanthimos: L'esercizio di stile del regista ci regala un Jesse Pleomons finalmente protagonista e ribadisce come, nonostante i successi più commerciali, la sua essenza rimanga votata alle storie folli, violente e fuori da ogni schema.
La sorpresa L'arte della gioia di Valeria Golino: La serie adatta Goliarda Sapienza in modo efficace e rispettoso. Bravissima Tecla Insolia nei panni dell'ambigua protagonista.
La delusione Megalopolis di Francis Ford Coppola: un film che fallisce miseramente nel suo intento di raccontare il futuro. Confuso e incerto, pecca di una scrittura stantia che crolla su se stessa.
Scena WTF Jon Voight in Megalopolis che, vestito da Robin Hood, fa battute sull'arco e le frecce nascoste sotto il mantello.
Scena cult Il gattino protagonista di Flow che guarda incuriosito il suo riflesso nell'acqua, scena di una potenza visiva impressionante e che sarà poi molto incisiva per la narrazione.