A sorpresa, per il secondo giorno consecutivo Cannes si sveglia (e ci sveglia) con il sole. Partiamo bene, ma prosegue peggio: arrivano le nuvole, e giù di pioggia. Invece, tutto scorre nel modo giusto sul versante della prenotazione digitale dei biglietti. Se la pandemia ha insegnato qualcosa, quella è sicuramente riferita alla prenotazione on-line dell'ingresso in sala riservata agli accreditati. File dimezzate, tempo guadagnato. Fatica risparmiata. Per buona pace delle amicizie cinefile strette tra un film e l'altro. Tuttavia, dopo il gremito red carpet di Maïwenn e Johnny Depp (è arrivato in ritardo per la conferenza di Jeanne du Barry, alimentando dietrologie e complotti, al netto della spiegazione ufficiale: il traffico), Cannes 2023 è alla sua prima mezza flessione, forse perché deve ancora digerire il carrozzone mediatico che ha accompagnato Jeanne du Barry (qui la nostra recensione).
Strange Way of Life, bagarre in fila
Una mezza flessione supportata comunque da uno dei titoli più attesi, che l'organizzazione si è ben guardata dal replicare. Talmente attesa, che sono stati lasciati fuori diversi giornalisti muniti di regolare biglietto e quindi di regolare posto a sedere, surriscaldando gli animi di chi era da un'ora in coda sotto la pioggia, facendoli poi entrare praticamente a spettacolo finito. Il motivo? Sala piena. Ma come?! Infatti, con una nervosa ressa, a cui si sono aggiunti gli ombrelli aperti e un sensibile ritardo sulla tabella di marcia, è andata in scena l'unica (L'UNICA!) proiezione di Strange Way of Life, il corto di Pedro Almodóvar, e interpretato da Pedro Pascal (assente) ed Ethan Hawke (presente), che vedremo prossimamente su MUBI. Se il nervosismo è già esasperato, riflettiamo su un punto: più di dieci giorni di festival sono oggettivamente tanti, oltre che anacronistici, con il programma che deve per forza essere sviluppato nel modo più orizzontale ed espanso possibile. Per buona pace di chi ha il dono della sintesi.
Cannes 2023, giorno 1: quando l'importante è esserci
Un salto al Marché du Film
Ma se l'affaire Almodóvar ha creato fortissimo malumore, la seconda passeggiata sulla Croisette merita comunque diversi spunti. Il primo? Cannes è un festival internazionale, ma anche e soprattutto smaccatamente francese. Ci sono tanti, ma tanti, ma tanti film francesi. Ovunque, dovunque. Dal concorso a Un Certain Regard, dalla Semaine de la Critique alla Quinzaine. Il trionfo del drapeau tricolore, l'esaltazione della prima industria europea per produzioni ed incassi. Dunque, se sale la voglia di esotico, bisogna scendere le scale del Palais des Festivals, abbracciando il crogiolo infinito degli stand che ospitano distribuzioni e produzioni arrivate da ogni parte del mondo, mettendoci sotto il naso una quantità inenarrabile di depliant, voucher, cataloghi. Signore e signori, ecco a voi il Marché du Film.
Il mercato più importante dell'anno, per un'edizione che accoglie più di 510 espositori, oltre 60 padiglioni nel Village International e oltre le 300 società di vendita che si aggirano sulla Croisette. Ve lo diciamo, c'è da perdersi. Una rete di corridoi che nemmeno il labirinto di Shining, con le pareti tappezzate dai titoli più assurdi e improbabili, ma anche con locandine di quelli che dovrebbero essere i film più succosi della prossima stagione. Si va dagli Stati Uniti alla Thailandia, dal Sud Africa al Giappone, e poi l'Italia, il Brasile, la Corea, l'India e la Spagna, paese d'onore di questo mercato 2023.
Un viaggio nel viaggio, un'esperienza nell'esperienza. A cui si aggiunge una sezione speciale: Ucraina in Focus, focalizzato su una serie di attività finalizzate al supporto dell'intera filiale cinematografica ucraina, agitata dalla guerra. Il mercato è poi una cartina al tornasole capace di anticipare le prossime tendenze cinematografiche, o almeno quelle che dovrebbero far presa sul pubblico. Due su tutte? Aggirandoci tra i padiglioni - più o meno spaziosi - sembra stiano tornando i film d'animazione, e sembra stiano tornando i disaster movies in stile Sharkando. C'è voglia di leggerezza, e il Marché du Film con le sue 1,200 proiezioni (non accessibili alla stampa), con la sua aria festaiola, pare dimostrarlo. Venendo ai film di Cannes 76, abbiamo visto la Opening della Semaine, ossia Àma Gloria di Marie Amachoukeli (la storia di una tata capoverdiana e di una bambina francese, facendoci riflettere sul concetto di famiglia di cuore e non di sangue, come vi abbiamo detto nella recensione), e poi il primo (notevole) film in Concorso, Monster di Kore-eda, a cui aggiungiamo l'inaspettato e interessante The Animal Kingdom (Le Règne Animal) di Thomas Cailley, che ha aperto Un Certain Regard.