La cosa fantastica della musica pop è che è completamente aperta. Può succedere di tutto.
È impossibile sintetizzare in poche righe - o in una manciata di note - l'importanza rivestita da Burt Bacharach non soltanto nel panorama della musica leggera, ma per l'intera cultura popolare del ventesimo secolo. Le melodie realizzate dal compositore americano nell'arco di una carriera ultradecennale non solo hanno scandito l'immaginario di diverso generazioni, ma hanno esercitato un gigantesco impatto su una quantità incalcolabile di artisti, definendo il modello del cosiddetto Bacharach sound. Scomparso l'8 febbraio all'età di novantaquattro anni, Burt Bacharach ha lasciato dietro di sé uno sterminato patrimonio di colonne sonore e di canzoni, molte delle quali contraddistinte da quell'eleganza senza tempo e da quella forza emotiva in grado di distinguere i semplici successi dai veri e propri classici.
Burt Bacharach: i "magic moments" di una carriera impareggiabile
Nato il 12 maggio 1928 a Kansas City, in Missouri, ma newyorkese d'adozione, Burt Bacharach riesce a mettersi in luce per le sue capacità di arrangiatore e di pianista, fino a essere ingaggiato nientemeno che da Marlene Dietrich in qualità di direttore musicale dei suoi spettacoli. Fondamentale è però, nel 1957, l'incontro con il paroliere Hal David, con il quale stringerà un formidabile sodalizio: ai testi scritti da David, Bacharach amalgama infatti melodie che, dietro un'orecchiabilità a dir poco trascinante, rivelano strutture più complesse e sofisticate di quanto non appaia a un primo ascolto, spesso con contaminazioni legate al jazz e alla bossa nova. La collaborazione Bacharach/David non tarda a portare i primi frutti: nel 1958 piazzano infatti due numeri uno consecutivi nella classifica britannica, ovvero The Story of My Life di Michael Holliday e la celeberrima Magic Moments di Perry Como.
Ma è nel decennio a venire che il talento di Burt Bacharach raggiungerà la sua acme: decine di cantanti fanno a gara per poter incidere i suoi brani, inclusi i Beatles, che registrano una cover di Baby It's You per il loro primo album. Ma a legare la propria voce al canzoniere di Bacharach saranno in particolar modo l'inglese Dusty Springfield e ancor di più la statunitense Dionne Warwick: due fra le interpreti supreme della musica pop di ogni epoca, entrambe abilissime nel conferire ai pezzi di Bacharach un'intensità fiera e struggente. Ma nel repertorio del compositore non mancano neppure parentesi squisitamente ironiche (una su tutte, la deliziosa What's New Pussycat? di Tom Jones) e, sempre nell'ambito delle colonne sonore, il brano del titolo del famoso film Alfie, cantato nel 1966 sia da Cilla Black che da Cher.
Negli anni Ottanta, invece, sarà un altro sodalizio a riportare Burt Bacharach sulla cresta dell'onda: quello con la cantautrice Carole Bayer Sager, diventata anche sua moglie. In coppia con Bayer Sager, Bacharach comporrà altri successi da primo posto in classifica: Arthur's Theme (Best That You Can Do) per Christopher Cross, That's What Friends Are For, rilanciata da Dionne Warwick insieme a Elton John, Gladys Knight e Stevie Wonder e premiata con il Grammy Award come miglior canzone del 1985, e la ballad romantica On My Own, duetto fra Patti LaBelle e Michael McDonald. Ma sono solo alcuni dei tasselli di una carriera inarrivabile, a cui di seguito vogliamo rendere omaggio proponendovi una classifica delle migliori canzoni di Burt Bacharach.
12. Sandie Shaw, (There's) Always Something There to Remind Me
L'impossibilità di liberarsi del ricordo di un amore è il tema alla base di (There's) Always Something There to Remind Me, pubblicata per la prima volta nel 1964 da Lou Johnson, ma universalmente nota nella versione della cantante inglese Sandie Shaw, che quello stesso anno la portò in cima alla classifica in Gran Bretagna. Registrata anche da Dionne Warwick e da José Feliciano, (There's) Always Something There to Remind Me dimostrerà una sorprendente longevità quando, nel 1982, sarà portata per la prima volta nella Top 10 americana nella cover in chiave synth-pop dei Naked Eyes.
11. Herp Albert, This Guy's in Love with You
Al contrario, è la speranza di una storia d'amore sul punto di nascere ad animare il testo scritto da Hal David per This Guy's in Love with You, una "perla nascosta" del duo Bacharach/David, ripescata nel 1968 su richiesta di Herp Albert. L'elegante performance del leader della Tijuana Brass, che esplode nel ritornello sui versi "I need your love/ I want your love", porterà This Guy's in Love with You al primo posto negli Stati Uniti, facendolo diventare il primo brano di Bacharach a raggiungere la vetta della classifica americana. Della canzone esiste anche una versione al femminile rititolata This Girl's in Love with You, incisa sempre nel 1968 da Dusty Springfield e arrivata un anno più tardi nella Top 10 americana grazie alla cover di Dionne Warwick.
10. Dusty Springfield, I Just Don't Know What to Do with Myself
È la potenza vocale di Dusty Springfield a dispiegarsi nella sua impressionante estensione sulle note della splendida I Just Don't Know What to Do with Myself. Composta da Bacharach e David nel 1962 e pubblicata quello stesso anno da Chuck Jackson, questa sofferta ballata sulla fine di un rapporto arriverà al successo nel 1964, quando la venticinquenne Dusty Springfield, stella emergente del pop britannico, la porterà al terzo posto in classifica in patria. Da lì a un paio d'anni arriverà pure l'immancabile cover di Dionne Warwick, ma vale la pena ricordare anche quella realizzata nel 2003 dai White Stripes all'interno dell'album Elephant.
9. Aretha Franklin, I Say a Little Prayer
Fra le canzoni-simbolo del repertorio di Burt Bacharach, I Say a Little Prayer ha valicato i confini della propria epoca, trasformandosi in un evergreen conosciuto dal pubblico di ogni età. Pubblicata per la prima volta da Dionne Warwick, che nel 1967 la lancia fino al quarto posto della classifica americana, I Say a Little Prayer è entrata però nell'immaginario collettivo anche per la cover del 1968 ad opera della regina del soul in persona, la mitica Aretha Franklin: un nuovo arrangiamento in chiave r&b e la ruggente interpretazione di Aretha, nettamente diversa da quella più delicata e soave della Warwick, avrebbero sancito infatti l'imperitura fama di questo brano.
8. Christopher Cross, Arthur's Theme (Best That You Can Do)
Se finora vi abbiamo riproposto alcuni classici degli anni Sessanta, dobbiamo spostarci fino al 1981 per ritrovare uno dei maggiori successi nati dalla creatività di Burt Bacharach, in questo caso in collaborazione con Carole Bayer Sager, Peter Allen e con il cantautore texano Christopher Cross. È lo stesso Cross a prestare la propria voce ad Arthur's Theme (Best That You Can Do), tema musicale di uno dei grandi campioni d'incassi dell'epoca: la commedia sentimentale Arthur, con Dudley Moore e Liza Minnelli. E il romanticismo del film è espresso magnificamente dalle note di Arthur's Theme, nonché da quel folgorante ritornello in cui ci viene suggerito che "When you get caught between the Moon and New York City [...] The best that you can do is fall in love". Grazie ad Arthur's Theme, approdata al primo posto negli USA, Bacharach si sarebbe guadagnato il suo secondo Golden Globe e il suo terzo premio Oscar.
7. Dusty Springfield, The Look of Love
Poche canzoni sanno sprigionare una malia erotica paragonabile a quella evocata dalla voce carezzevole di Dusty Springfield e dalla melodia vellutata di The Look of Love, composta nel 1967 da Burt Bacharach per il film Casinò Royale e ricompensata con la nomination all'Oscar. Nata in origine come un pezzo strumentale caratterizzato da un approccio in stile bossa nova, The Look of Love sarebbe però entrata nella leggenda anche per merito dell'interpretazione di Dusty Springfield, ammantata di una straordinaria sensualità, e di un indimenticabile assolo di sassofono. Innumerevoli le cover del brano, fra cui quella portata in classifica da Sérgio Mendes l'anno seguente, ma nessuna in grado di rivaleggiare con la versione della Springfield.
6. Barbra Streisand, One Less Bell to Answer/A House Is Not a Home
Nel 1971 sulla CBS va in onda lo show televisivo The Burt Bacharach Special, che vede quale ospite d'onore Barbra Streisand; e per l'occasione la Streisand si esibisce in un omaggio musicale a Bacharach, che include il medley One Less Bell to Answer/A House Is Not a Home, inserito anche nell'album Barbra Joan Streisand. Nell'arco di sei minuti e mezzo, la diva di Funny Girl mette la sua voce inconfondibile al servizio di due brani accomunati dal tema della solitudine dopo la fine di un amore: One Less Bell to Answer, portata al successo l'anno prima dai 5th Dimension, e A House Is Not a Home, incisa in origine da Dionne Warwick nel 1964. E il risultato, contraddistinto dal vertiginoso saliscendi melodrammatico tra una strofa e l'altra, è una performance a dir poco da brividi.
5. Jackie DeShannon, What the World Needs Now Is Love
È un crescendo irresistibile quello che, dalla soffusa dolcezza delle battute iniziali, conduce all'enfasi appassionata del ritornello: il brano in questione è la bellissima What the World Needs Now Is Love, affidata nel 1965 da Bacharach e David alla voce della cantante americana Jackie DeShannon. Contrassegnata da un implicito messaggio pacifista nel periodo in cui si consumava l'escalation militare degli Stati Uniti in Vietnam, What the World Needs Now Is Love sarebbe ritornata nella Top 10 della classifica americana una seconda volta nel 1971, grazie a un remix di Tom Clay fra la canzone di Jackie DeShannon e Abraham, Martin and John di Dion.
4. B.J. Thomas, Raindrops Keep Fallin' on My Head
Paul Newman e Katharine Ross sfrecciano sorridenti e innamorati in sella a una bicicletta, accompagnati da una delle melodie più soavi mai composte da Burt Bacharach. La scena, fra i momenti più iconici del cinema della New Hollywood, è tratta da Butch Cassidy, lo scanzonato western diretto da George Roy Hill nel 1969, e il tema musicale è per l'appunto l'incantevole Raindrops Keep Fallin' on My Head, la cui atmosfera di lieve malinconia è stemperata dalla rasserenante leggerezza dei versi. La versione più celebre del brano viene incisa da B.J. Thomas e portata al numero uno negli Stati Uniti sull'onda del fenomenale successo di Butch Cassidy, mentre il film varrà a Bacharach due premi Oscar per la colonna sonora e la canzone.
3. Dionne Warwick, Walk On By
Un cuore spezzato e il desiderio di conservare gli ultimi brandelli di orgoglio ferito ("Foolish pride, that's all that I have left"): l'assunto da cui parte Walk On By, la richiesta di allontanarsi rivolta a un ex-amante, viene espresso da Dionne Warwick con il pathos di un'attrice consumata, da cui è impossibile non lasciarsi rapire. In fondo è questo ad aver reso nel 1964 Walk On By uno fra i grandi "cavalli di battaglia" della Warwick, permettendole di guadagnarsi il sesto posto della classifica americana, ma soprattutto di dar vita a una delle canzoni più acclamate del pop e del soul dell'intero decennio. Molte le cover registrate da allora (fra cui quella di Isaac Hayes nel 1969), ma l'originale resta fra le vette più alte del canzoniere di Bacharach e David.
2. Dionne Warwick, Anyone Who Had a Heart
Pochi mesi prima di Walk On By, Dionne Warwick fa per la prima volta il suo ingresso nella Top 10 americana con un altro capolavoro firmato da Burt Bacharach: Anyone Who Had a Heart, incisa dalla cantante del New Jersey nel 1963, all'alba del suo sodalizio con Bacharach. Ad appena ventidue anni, la Warwick si immerge totalmente nel ruolo di una ragazza tradita intenta a reclamare il proprio diritto di essere amata attraverso una dolorosa preghiera che, nel ritornello, si tramuta in un vortice di fiera e rabbiosa emozione: "Anyone who had a heart would surely take me/ In his arms and always love me/ Why won't you?". Nel 1964 Anyone Who Had a Heart viene incisa anche da Dusty Springfield e da Petula Clark ed è portata in cima alla classifica britannica da Cilla Black; ma quella di Dionne Warwick sarebbe rimasta la sua versione 'definitiva'.
1. Carpenters, (They Long to Be) Close to You
"Why do birds suddenly appear/ Every time you are near?". Nei due versi d'apertura di (They Long to Be) Close to You, e nelle morbide note di pianoforte che li accompagnano, è racchiuso il segreto della magia della musica di Burt Bacharach e Hal David: una limpidità da cui trapela un'infinita tenerezza. E questo brano, composto nel 1963 per Richard Chamberlain e passato in seguito per le voci di Dionne Warwick e Dusty Springfield, è probabilmente fra quanto di più tenero sia mai stato messo in musica; naturale, pertanto, che a rendergli pienamente giustizia sia stata la voce di Karen Carpenter, che nel 1970 ripesca (They Long to Be) Close to You dallo scrigno delle grandi canzoni sottovalutate di Bacharach e David per regalarle l'immortalità. Primo numero uno in classifica in America nella strepitosa carriera dei Carpenters, (They Long to Be) Close to You resta una delle più toccanti dichiarazioni d'amore mai comparse su un pentagramma.