Boogeygore
A volte tornano. Stanchi e annoiati, ma più sanguinolenti. Sam Raimi e la Ghost House non si redimono e si ributtano ancora una volta in un improbabile sequel, dedicandolo per l'occasione a uno degli horror più scialbi degli ultimi anni. Risparmiando sulla produzione (destinando il film al solo mercato home video in America) e perfino sulla sceneggiatura, visto che Boogeyman 2 è più un remake che un sequel. Privandoci di fatto della masochista ma sempre piacevole curiosità con cui si assiste al pretesto narrativo con cui viene giustifica la serializzazione di un film autoconclusivo. Portando a casa, però, nonostante le premesse, un prodotto modesto e convenzionale, ma superiore all'originale che regalava solo sbadigli e effettacci insopportabili. Sarebbe stata davvero dura fare di peggio.
L'aria da remake non ufficiale è evidente nell'estrema similitudine dell'incipit, in cui la piccola Laura Porter festeggia nel peggior dei modi il suo compleanno, assistendo insieme al fratello Henry, all'uccisione dei suoi genitori. Copia carbone, ma anche manifesto d'intenti di un'evidente volontà di spingere con più convinzione il pedale del gore per sopperire alla pochezza del tutto. Ovviamente dieci anni dopo l'uomo nero perseguiterà ancora le sue vittime infiltrandosi nella casa di cura psichiatrica dove Laura è finita per fronteggiare le sue paure, dando vita al più classico body count da film slasher, tra pazienti fobici e dottori inquietanti.
Promosso alla regia dopo aver montato The Grudge,
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