L'uscita in DVD targata Mustang ha riportato alla ribalta Arthur Rambo - Il blogger maledetto, film di Laurent Cantet colpevolmente trascurato nelle sale nell'aprile scorso. Anche se non è certamente l'opera migliore del regista francese, come vedremo in questa recensione si tratta comunque di un film da recuperare, che sviscera da un punto di vista particolare le dinamiche dei social network, gli improvvisi successi e le repentine cadute provocate da questo mondo, nonché i dilemmi sull'identità e sui rapporti sociali. Soprattutto questi ultimi, sono argomenti che Canter ha già dimostrato di maneggiare in modo brillante e mai banale.
Lo scrittore in ascesa e un passato scomodo su Twitter
La storia di Arthur Rambo - Il blogger maledetto, liberamente ispirata alla reale vicenda del blogger Mehdi Meklat che in Francia ha scatenato polemiche a non finire, è quella di Karim D. (Rabah Nait Oufella), un giovane di origine maghrebina che raggiunge fama e successo grazie a un romanzo amato dai lettori e approvato dalla critica, che presto potrebbe diventare l'oggetto di un film. Nell'opera letteraria Karim, che in precedenza attraverso video postati sul web è diventato un'apprezzata voce delle banlieue, racconta in pratica la storia di sua madre nordafricana, una vicenda perfetta per una Francia che vuole presentarsi come la culla dell'integrazione.
Ma proprio nel momento del suo trionfo, qualcuno rivela che Karim, con lo pseudonimo di Arthur Rambo (un provocatorio incrocio tra il poeta Arthur Rimbaud e il combattente veterano Rambo di Sylvester Stallone), ha gestito un profilo twitter nel quale da ragazzo ha trattato varie questioni delicate con un linguaggio violento e volgare, dando sfoggio di un atteggiamento razzista e antisemita, condito da giudizi misogini e omofobici, trattando con scherno temi molto sensibili. Tweet con cui se la prende con istituzioni francesi, ebrei e omosessuali, finendo pure per spalleggiare alcune azioni del terrorismo islamico. E in questo modo, radicalizzando le differenze culturali, ha aumentato a dismisura i suoi follower. Insomma una seconda identità, dalla quale emerge un personaggio praticamente contrario a quello che sembrava uscire dal suo best seller letterario. E improvvisamente, diventa un reietto respinto da tutti.
In un battibaleno dalle stelle alle stalle
La capacità di Laurent Cantet di scavare nei sentimenti delle persone, raccontare con partecipazione le loro bizzarre parabole di una vita che è un ottovolante, cercare di capire il percorso dei suoi personaggi senza ergersi a giudice ma restando nell'ambito del testimone rispettoso, è indubbia ed è confermata anche dal suo Arthur Rambo - Il blogger maledetto. Il regista è abile nel descrivere la parabola di Karim, che passa in un battibaleno dalle stelle alle stalle. Perché come fra post, hashtag e social network si può rapidamente imboccare la strada della notorietà e del successo, altrettanto velocemente gli stessi strumenti possono far precipitare una persona all'inferno, all'esclusione, perfino all'imbarazzo di camminare per strada con la pausa di essere riconosciuti.
Tutto viaggia e decolla in fretta, una notizia, un'immagine, una frase, e questo comporta attenzione e responsabilità. Vien da chiedersi chi sia il vero Karim. O meglio se Arthur sia più vero di Karim o se invece è il contrario. Interessante come su questo si dividano anche i suoi familiari: la madre disperata non lo riconosce in quelle dure parole dei twitter, il fratello invece vuole fare proprio di quella rabbia un trampolino per la ribellione, mentre la compagna è totalmente sconvolta e spaesata da quanto avvenuto.
Ma chi è il vero Karim?
Il problema del film è che forse Cantet in maniera troppo meccanica si trova a infilare troppi temi, cercando forse di spingere dentro troppa roba in una scatola che non li contiene tutti se non a fatica. Oltre a quello dell'effimero successo, è centrale il tema dell'identità: in un'epoca dominata dai social, non sempre la persona corrisponde al suo avatar e all'immagine pubblica digitale. E le parole scritte su twitter e gli altri social restano, non sono grezze battute da bar o pacchiane prese in giro fra amici che volano via. Ma affiorano anche le differenze sociali, l'appartenenza di classe e il razzismo, perché ovviamente le origini di Karim contano eccome.
Il ragazzo all'improvviso è chiamato a spiegare cosa succede ai suoi lettori, ai giornalisti, agli amici, alla famiglia, e si trova a invocare a turno la provocazione o la rabbia sociale. Ma è troppo complicato il suo voler stare a metà strada tra chi è integrato nella Parigi che conta e il portavoce ribelle e orgoglioso di una minoranza arrabbiata e frustata. Tanto che l'unica soluzione resta una fuga, sia fisica che nel silenzio, dove forse si può finalmente riflettere sulla complessità di quanto avvenuto, O forse Karim può capire chi è veramente.
Il DVD: buoni audio e video, negli extra solo il trailer
Due parole anche sul DVD CG-Kitchen film, distribuito da Mustang, che permette di vedere o riscoprire Arthur Rambo - Il blogger maledetto. Scarno negli extra, visto che è presente solamente il trailer, il DVD presenta un buon video, che compatibilmente con i limiti del formato riesce a riprodurre in maniera soddisfacente immagini anche complesse o più scure, mantenendo un discreto livello di dettaglio e una apprezzabile compattezza del quadro. L'audio, presente con le tracce Dolby Digital 5.1 sia in italiano che in originale, offre un sottofondo piuttosto ricco negli ambienti affollati, con una certa sensibilità per ogni effetto sonoro ben dislocato fra i diffusori. Sottotono il sub, anche per le tematiche del film, che privilegia i dialoghi, peraltro sempre cristallini e dal buon timbro.
Conclusioni
Come abbiamo raccontato nella recensione di Arthur Rambo - Il blogger maledetto, il film di Cantet riesce a rendere in maniera efficace la parabola di rapida ascesa e caduta di un ragazzo che deve ancora capire chi sia veramente. Ma forse, tra ruolo dei social network, temi identitari e sociali, finisce per mettere un po’ troppa carne al fuoco, anche se il suo cinema è sempre efficace nel raccontare il complesso percorso dei suoi personaggi nelle bizzarre vicende della vita.
Perché ci piace
- La capacità di raccontare con efficacia la fulminea ascesa e caduta di un ragazzo confuso, ma di talento.
- Il tema del pericoloso ruolo dei social network.
- L’ambiguità del dilemma se sia più vero Karim o Arthur.
Cosa non va
- Nella sua generosità Cantet finisce per mettere troppa carne al fuoco.
- Il finale è suggestivo ma lascia una certa incompiutezza.