Amore e sudore
Cavalcare il successo della commedia sentimentale rivolta essenzialmente agli adolescenti e a coloro che rimandano continuamente l'ingresso nell'età adulta: sembra essere questo il nuovo indirizzo che si è dato il cinema italiano, o almeno quello che ha trovato nel pubblico più giovane un ottimo target che assicuri decorosi incassi che vadano almeno a garantire la sopravvivenza di un settore in evidente crisi di idee. Così, si moltiplicano le pudiche storie d'amore e sesso che riescono a far palpitare con furbizia i cuori più acerbi o a far venire qualche prurito ai più smaliziati. E Cardiofitness, esordio al lungometraggio del ligure Fabio Tagliavia, fa incontrare nella stessa pellicola i due membri tipo del target di riferimento di questo genere di commedie giovanilistiche: il quindicenne spensierato e la quasi trentenne che non vuole crescere. I due si incontrano, si studiano, si innamorano e prontamente riescono a risolvere il problema principale che mina il loro rapporto: la differenza di dodici anni d'età, una questione che sa diventare sempre cibo per pettegolezzi e condanne da parte degli altri.
Il film, sia detto subito, non ha nulla da dire e vive unicamente di quell'esuberanza tipica dell'amore più ingenuo. La leggerezza con cui è trattato il tema dello squilibrio d'età tra i due membri della coppia sacrifica un discorso più incisivo sulle reali difficoltà dell'innamoramento. La voce off della ragazza spiega ogni virgola di un rapporto affrontato senza troppi struggimenti, disegnato come un'isola felice dove ritrovare la gioia di vivere, ma che non riesce a coinvolgere chi in quell'inconsistenza non sa riconoscersi. Adolescenti che prendono coscienza del proprio corpo e trentenni con lecca-lecca sempre in bocca sembrano essere essenzialmente una mandria di animali da accoppiamento, guidati più dalle esigenze ormonali che dai moti del cuore. E' un bisogno di svegliare o risvegliare il proprio corpo, travestito da languido amore tardo-adolescenziale, quello messo in scena in Cardiofitness, una storia raccontata da un punto di vista femminile che non vuole rinunciare al miraggio del grande amore, aggiornandolo però tristemente al dramma del tempo che passa e alla delusione per come in realtà si evolvono i rapporti.
Nessuno dei sottotesti timidamente tracciati durante il film viene affrontato con serietà: né le difficoltà del mondo del lavoro, ed in particolare quello precario per eccellenza, rappresentato dall'immancabile call center, né il rapporto sempre turbolento tra genitori e figli, né l'indolenza di una vita senza stimoli reali, trascorsa tra palestra, bar e discoteche mentre gli occhi vanno a mangiare avidamente i corpi di coloro che si desiderano. Tutto si concentra sull'inverosimile e pruriginosa storia d'amore tra il disinvolto ragazzino sportivo e la donna bambina ed è questo l'unico elemento che differenzia Cardiofitness dagli altri film del filone in cui si inserisce. Per fortuna gli sceneggiatori, che adattano per il cinema l'omonimo romanzo di Alessandra Montrucchio, hanno l'accortezza di trattare la questione con levità, senza mai lasciarsi andare a lacrimevoli affanni da tragedia, e nel momento in cui la storia vira pericolosamente verso toni più drammatici hanno l'intelligenza di risolvere prontamente i conflitti, senza troppi turbamenti, e ritornare così nel territorio rassicurante della commedia più scanzonata.