All of You, la recensione: un buon film sentimentale condito da una punta di Black Mirror

Disponibile in streaming su Apple TV+, il titolo è l'ennesima prova dell'abilità di Brett Goldstein nello scrivere personaggi con cui empatizzare.

Brett Goldstein ed Imogen Poots in All of You

Esiste o meno l'anima gemella? Una di quelle domande universali su cui il genere umano s'interroga fin dalla notte tempi, anche se pare destinata a restare senza una risposta universalmente valida. Naturalmente, i tentativi di chiarimento di questo dubbio, che accomuna tutti noi a prescindere dal genere e dagli orientamenti, sono avvenuti e avvengono tutt'ora sia a livello di vita quotidiana che di creazioni artistiche. Ed è proprio in questo contesto che si colloca All of You, film che segna l'esordio alla regia di un lungometraggio di William Bridges, attivo principalmente in ambito televisivo dove ha diretto episodio di serie come Stranger Things, Soulmates e Black Mirror.

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Imogen Poots in All of You

Bridges è anche autore della sceneggiatura insieme a Brett Goldstein, la star di Ted Lasso e Shrinking che negli ultimi anni ha visto la sua carriera decollare vertiginosamente (è riuscito a vincere per dua anni consecutivi l'Emmy, nel 2021 e nel 2022, come Miglior attore non protagonista di una serie comedy). Un viaggio, quello fatto da Brett Goldstein e William Bridges con All of you, che affonda le radici nel tempo. Il presupposto alla base della complicatissima relazione di Simon (Brett Goldstein) e Laura (Imogen Poots) di cui parleremo meglio fra poco, si basa su un cortometraggio che i due hanno girato ben quindici anni fa.

Un concept e dei personaggi che sono rimasti molto a cuore ai due tanto che l'idea è stata prima sfruttata per la serie antologica Soulmates del 2021 (che, dopo la prima stagione, non è stata rinnovata da AMC e Prime Video) e poi per questo All of You. Che, come vi abbiamo detto chiaramente nel titolo di questa recensione, è un film decisamente riuscito in cui si sente anche l'influenza sia dell'esperienza che, negli anni, Goldstein ha maturato come sceneggiatore che di quel Black Mirror al quale Bridges ha lavorato in più di un'occasione.

Anni e anni di non detti

Ma di cosa parla questo All of You? Riassumendo potremmo dire che ci racconta, con degli highlight interamente concentrati su degli episodi ben specifici, 12 anni di non detti fra due migliori amici, Simon (Goldstein) e Laura (Poots), e come questi sentimenti inespressi abbiano condizionato la loro storia. Allargando il tutto, All of You comincia quando loro sono ancora all'università. Simon accompagna Laura in una specie di clinica privata dove gli avventori si sottopongono a un test in grado di rivelare con precisione matematica l'identità della propria anima gemella. In pratica: è come se fosse una sorta di Tinder dal quale viene rimossa, per citare le immortali parole di Angelo Bernabucci nel video di "Supercafone", "la voglia de sco°à".

Lo scopo di questo test futuristico è quella di far sì che le persone si "accasino" senza perdere tempo in tentativi su tentativi che vanno magari a vuoto. Dei banner pubblicitari interattivi sparsi per una Londra di un futuro molto prossimo in cui gli unici elementi visibilmente sci-fi sono, appunto, i cartelloni di cui sopra e il design di qualche vettura, ci avvisano che la stragrande maggioranza delle persone ha ormai ceduto alla sicurezza e all'affidabilità di questo test, eppure c'è chi, come Simon, resiste strenuamente alla cosa. E, forse, potrebbe avere ragione. Perché mentre la sua vita continua fra relazioni che iniziano e finiscono più o meno rapidamente e quella di Laura è fatta di matrimonio e prole, i due cominciano a capire che in realtà, fra di loro, non c'è stato solo quell'amore tipico di due amici, ma quello di due persone che dovevano trascorrere insieme, come una coppia di innamorati e amanti, le proprie esistenze.

Un high concept stile Black Mirror, ma con più cuore

Il cammino di All of You, come dicevamo prima, è cominciato tre lustri fa e quello che ci troviamo di fronte ora è, quasi certamente, figlio del cammino che, nel mentre, Brett Goldstein e William Bridges hanno percorso. Da una parte, c'è quell'atmosfera distopica tipica di Black Mirror anche se c'è molta meno cupezza e critica allegorica al presente tramite l'artificio del presentare agli occhi di chi guarda un contesto in tutto e per tutto molto simile a quello che stiamo effettivamente vivendo. Anche se l'episodio non è stato diretto da Bridges, ma da Tim Van Patten, è probabile che alcuni possano ritrovare in All of You echi da Hang the Dj.

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Una scena dal film

Ma le similitudini con la corrosiva satira sociale della creatura di Charlie Brooker si limitano a una patina di superficie perché poi entra in campo l'abilità di Brett Goldstein, ormai assodata e riconosciuta, nello scrivere personaggi con cui empatizzare anche elaborando espedienti di scrittura inattesi. Già perché i dodici anni di destini incrociati fra Simon e Laura vi vengono raccontati solo ed esclusivamente attraverso degli highlight in cui i due si ritrovano effettivamente insieme. Non sappiamo mai quello che accade a loro presi singolarmente. Tutto è limitato a degli indizi, che non hanno nulla di sterilmente espositivo, ma semmai possiedono la naturalezza che si ha quando due persone che non si vedono da un po' si aggiornano reciprocamente circa i loro affari.

Capiamo che Simon non ha mai avuto una relazione stabile, che ha un lavoro solido e probabilmente ben remunerato e che Laura si sente ormai sicura in una quotidianità fatta d'impegni familiari con suo marito e sua figlia dopo anni in cui la sua esistenza è stata travagliata e complicata in cui l'unico approdo sicuro è sempre e solo stato proprio Simon. Una narrazione che, forse, potrebbe spiazzare un po', ma che, invece, trova proprio in questa episodicità e nelle centratissime performance di Imogen Poots e Brett Goldstein il proprio punto d'interesse.

Conclusioni

All of You è un film che convince grazie a una scrittura convincente che viene adeguatamente tradotta in scena con le convincenti performance d'Imogen Poots e Brett Goldstein. L'alternarsi di momenti più leggeri, con altri più densi di emozioni che portano a un finale che definire struggente sarebbe riduttivo, è ben dosato anche se forse è proprio questa struttura a episodi che potrebbe lasciar spiazzati o interdetti i più. Resta anche da vedere se riuscirà a trovare un suo pubblico dato che è proposto da Apple TV+, una piattaforma che è sinonimo di qualità, ma che solo in casi molto sporadici (e comunque meritati come Ted Lasso, Shriking e Scissione) riesce a guadagnarsi gli onori della cronaca e delle menzioni social. Che sono il moderno metro di misura e paragone del successo di un lungometraggio o una serie TV proposti in piattaforma.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • La scrittura di Brett Goldstein
  • Le performance d'Imogen Poots e Goldstein
  • Il finale struggente

Cosa non va

  • La struttura a balzi temporali è di certo interessante, ma potenzialmente spiazzante