Agente Speciale 117 al servizio della Repubblica – Missione Cairo, recensione: vi presento Jean Dujardin

La recensione di Agente Speciale 117 al servizio della Repubblica - Missione Cairo, commedia francese che arriva nelle nostre sale 15 anni dopo l'esordio in patria.

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Agente Speciale 117 Al Servizio della Repubblica - Missione Cairo: Jean Dujardin in una scena del film

Fa uno strano effetto scrivere la recensione di Agente Speciale 117 al servizio della Repubblica - Missione Cairo nel 2021, quindici anni dopo il debutto del film nella sua natia Francia, in occasione dell'uscita nelle sale italiane (mentre il terzo capitolo della saga si appresta a chiudere il Festival di Cannes, evento dopo il quale anche il secondo episodio arriverà nei cinema nostrani). Quindici anni nel corso dei quali il regista Michel Hazanavicius si è imposto come un nome di un certo peso a livello internazionale, vincendo l'Oscar per la regia nel 2012 grazie a The Artist, omaggio al cinema muto che ha anche consacrato a livello globale il protagonista Jean Dujardin, portandolo a collaborare con nientemeno che Martin Scorsese, per citare un solo esempio. Alla luce di tali successi, è particolarmente significativo riscoprire la loro prima collaborazione, datata 2006 ma a suo modo molto attuale oggi, come dimostra anche la realizzazione di un nuovo, tardivo sequel.

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Jean Dujardin in OSS 117: Le Caire nid d'espions
Jean Dujardin in OSS 117: Le Caire nid d'espions

Il tutto inizia con una fortunata serie di libri, scritti da Jean Bruce tra il 1949 e il 1963 (anno della sua morte in un incidente automobilistico), con protagonista la spia Hubert Bonisseur de La Bath, alias OSS 117. Un personaggio che precede James Bond sia sulla pagina (il personaggio di Ian Fleming ha debuttato nel 1953) che sullo schermo (il primo film su OSS 117 è arrivato nelle sale francesi nel 1957, cinque anni prima dello 007 con le fattezze di Sean Connery), con una lunga carriera cinematografica durante la quale ha anche avuto il volto di Luc Merenda, uno degli attori più noti del filone del poliziottesco in Italia. Questo nel 1970, momento in cui è iniziata una lunga pausa per l'agente segreto, prima dell'approccio suggerito da Michel Hazanavicius con Agente Speciale 117 Al servizio della Repubblica - Missione Cairo: realizzare dei sequel a livello cronologico, ma con un tono completamente nuovo, puntando sulla parodia e sul pastiche dei decenni di riferimento, in particolare il Bond di Connery di cui il nuovo Bonisseur de la Bath riproduce abbastanza fedelmente il look vintage, aggiungendo una frecciatina diretta nei confronti del collega britannico: il nome in codice 117 è da pronunciare rigorosamente "centodiciassette", mai, "uno uno sette".

Michel Hazanavicius presenta The Artist

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Agente Speciale 117 Al Servizio della Repubblica - Missione Cairo: Jean Dujardin in una sequenza

E così, nello stesso anno in cui 007 è stato aggiornato, sulla falsariga dell'action più verosimile di Jason Bourne, ma allo stesso tempo rispettando lo spirito dei romanzi di Fleming, il pubblico francese ha avuto modo di vedere un OSS 117 fedele ma consapevole della propria vetustà: l'appeal comico del film deriva infatti soprattutto dal comportamento del protagonista, per il quale non sarebbe fuori luogo la descrizione che M diede del Bond di Pierce Brosnan nel 1995: un "dinosauro sessista e misogino", a cui aggiungiamo abbondanti dosi di bigottismo condito da luoghi comuni che lui puntualmente menziona durante la sua missione egiziana, al punto che l'ex-assistente del collega scomparso che lui deve ritrovare tenta più volte di ucciderlo, pur essendo tecnicamente dalla sua parte, a causa di battute offensive sulla religione islamica (dopo aver picchiato un muezzin che invitava alla preghiera mattutina, lui le dice "È una religione strana, ti stuferai"). Da quel punto di vista è buffo che lo spettatore italiano abbia modo di incontrare Hubert Bonisseur de La Bath nello stesso anno in cui la versione attuale di Bond si congederà dal pubblico: mentre la spia britannica punta verso il futuro, il collega francese guarda spudoratamente e fieramente al passato.

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Agente Speciale 117 Al Servizio della Repubblica - Missione Cairo: Jean Dujardin in una scena d'azione

A quindici anni di distanza, è interessante anche rivisitare la performance di Jean Dujardin (abilmente coadiuvato da Bérénice Bejo, la moglie del regista): all'epoca noto soprattutto come cabarettista e attore televisivo, aveva mosso i primi passi da vero protagonista al cinema solo un anno prima, portando sul grande schermo un suo sketch su un surfista, Brice de Nice. E c'è ancora, complice la struttura del film, una qualità da sketch comedy, dove le singole scene sono più forti del tutto che le circonda, con il fil rouge costituito da un Dujardin che gigioneggia amabilmente dall'inizio alla fine, mettendo alla berlina la mentalità da cavernicolo di Bonisseur de La Bath ma senza giudicarlo: il personaggio conserva un certo fascino, perché sotto la scorza datata e bigotta l'attore trova quella qualità umana che, qualche decennio addietro, lo rendeva un fenomeno letterario e cinematografico capace di poter essere preso sul serio. E così, quando si presenta dicendo "Sono OSS 117", gli crediamo sulla parola. Anche oggi, con il terzo capitolo in arrivo, perché nel 2021 è ancora più divertente potersi fare beffe degli atteggiamenti del passato.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Agente speciale 117 al servizio della Repubblica - Missione Cairo, il primo episodio delle avventure parodistiche della spia Hubert Bonisseur de La Bath, sottolineando come il pastiche d'epoca sia notevole, così come l'interpretazione di Jean Dujardin.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • La recitazione comica di Jean Dujardin è fenomenale.
  • L'omaggio estetico e umoristico ai film degli anni Cinquanta e Sessanta è dettagliato e divertente.
  • La deformazione parodistica dei romanzi originali funziona come adattamento per il pubblico di oggi.

Cosa non va

  • A tratti sembra più di vedere una serie di sketch che un film coeso.