Il concorso della 69° edizione della Mostra di Venezia si chiude con il terzo e ultimo film italiano in concorso: Un giorno speciale di Francesca Comencini. Il giorno speciale in questione è quello di Marco e Gina, due giovani che si incontrano e sono costretti a passare l'intera giornata insieme in attesa di un misterioso appuntamento della ragazza con un onorevole. A interpretare l'ingenuo e impulsivo Marco troviamo la rivelazione di Scialla! (Stai sereno) Filippo Scicchitano mentre la bella Gina ha il volto fresco dell'esordiente Giulia Valentini. Incontriamo la regista e i suoi due interpreti a Venezia per parlare del film, del suo contesto sociale e delle scelte artistiche alla base dell'opera tratta dal romanzo di Claudio Bigagli Il cielo con un dito.
Filippo, Giulia, alla fine del film sembra che i vostri personaggi si scambino i ruoli. Come immaginate un ipotetico futuro di Marco e Gina?
Filippo Scicchitano: Io lascio immaginare a voi il futuro. Il mio personaggio è anche piuttosto deludente perché non fa niente per aiutare la ragazza, per fermarla da ciò che sta per fare. Non lo trovo un personaggio positivo.
Giulia Valentini: Quello non è neppure il sogno del mio personaggio, ma quello della madre che mette la figlia in una situazione difficile. Gina è più aggressiva di Marco, ma alla fine sarà lui a tirar fuori la forza necessaria per cambiare la sua vita.
La visione del presente è molto cupa. L'idea che traspare dal film è quella che le ragazze che vogliono fare carriera debbano sottoporsi a compromessi. Non è una visione troppo negativa?
Francesca Comencini: Nel corso della giornata Gina e Marco vivono come due adolescenti, ma alla fine della giornata sono costretti a schiantarsi contro il mondo degli adulti e lì Gina, che per tutto il film è stata la più forte, cede. Da madre, osservando i bambini mi sono accorta che solitamente le bambine sono più sicure e aggressive dei maschi, ma poi, quando diventano adulti, la situazione si ribalta a causa delle dinamiche che ben conosciamo. Non credo che i due ragazzi siano rappresentativi di qualche categoria. Noi volevamo fare un film su due ragazzi normali, uguali agli altri. Tra l'altro i caratteri dei due ragazzi sono molto fedeli al romanzo di Claudio Bigagli da cui il film è tratto.
Il film è prodotto con capitali indipendenti.
Francesca Comencini: Si, volevamo fare un piccolo film e abbiamo deciso di non avvalerci di finanziamenti che avrebbero falsato il rapporto con la produzione e che avrebbero limitato la libertà d'espressione.
Filippo Scicchitano: Scialla! è stato girato due anni fa ed effettivamente era molto più vicino a me. Marco è più distante, ma non del tutto. Mi sono innamorato della sceneggiatura di Francesca e sono stato molto felice di lavorare con lei.
Come è iniziata la tua carriera da attore?
Filippo Scicchitano: Sono andato a un provino spronato da un amico che mi ha convinto perché all'inizio non lo volevo assolutamente fare. Dopo quel provino la mia vita è cambiata.
Nel film c'è una notevole ricerca estetica. Puoi motivarci questa scelta?
Francesca Comencini: In questo film c'è un rapporto con la bellezza che non è gratuito. Illustra molto dei personaggi, soprattutto di quello della madre e della figlia. La ragazza, che è molto bella, è stata spinta a credere che la bellezza sia un valore. Un valore non solo estetico, ma una vera e propria mercificazione. C'è un rapporto anche con la bellezza dei luoghi. Ho scelto di ambientare la storia a Ponte di Nona, nella periferia di Roma, e questo quartiere ha una forma di bellezza, anche se fatua. E' un quartiere piazzato lì, ma con una grande cura estetica. E poi c'è il lavoro sul corpo della ragazza, truccata pesantemente dalla madre che, paradossalmente, peggiora dopo il trattamento. Con l'aiuto del direttore della fotografia Luca Bigazzi ho cercato di concentrarmi sull'estetica del film per dargli un valore morale.
La scelta di mostrare una giovane pronta a vendere il proprio corpo a un politico per ottenere una raccomandazione e lavorare in tv è legata all'attualità politica?
Francesca Comencini: La scintilla è partita dai telegiornali che, negli ultimi anni, sono pieni di storie di ragazze che tentano di fare carriera frequentando politici. Ho cercato di raccontare questa realtà, che non è così lontana dalla nostra, attraverso lo sguardo di due ragazzi normali e poi ho trovato il romanzo di Bigagli che racconta con grande leggerezza un tema molto pesante. Ho scelto un tempo ridotto per raccontare una storia pesantissima e fuori dal tempo.
Francesca Comencini: Per anni ho creduto che non sarei riuscita a fare il film. Ho fatto un lavoro di ricerca, di volantinaggio per cercare i due protagonisti. Hanno risposto in migliaia e dopo cinque provini ho scelto Giulia.
Il film sembra leggero, spontaneo, ma dietro c'è un grande lavoro di scrittura. Gli attori hanno avuto libertà sul set?
Francesca Comencini: E' vero, il film è stato molto scritto, ma io sono stata molto attenta a lasciare uno spazio agli attori, una finestra come la chiamo io in cui ci siamo conosciuti provando insieme.
Filippo, Giulia, che cosa racconta questo film ai giovani d'oggi secondo voi?
Filippo Scicchitano: Secondo me questo è un film che sprona i giovani, che li spinge a fare di più e a non scendere a compromessi.
Giulia Valentini: Io, da donna, la vivo in maniera più personale e credo che sia meglio passare una vita a fare lavori umili stando bene con noi stessi che cedere il proprio corpo per fare carriera.
Voi interpreti avete letto il romanzo da cui era tratto il film?
Giulia Valentini: Non abbiamo letto il romanzo anche perché la sceneggiatura era molto diversa perciò ci siamo concentrati solo sullo script.
Avete improvvisato sul set?
Filippo Scicchitano: Assolutamente sì. C'erano dei momenti in cui siamo stati chiamati a improvvisare, ma Francesca ci ha sempre aiutato.
Francesca Comencini: La parola affidarsi è giusta. Ci siamo conosciuti pian piano e abbiamo costruito un rapporto. Anche se il film sembra molto spontaneo in realtà c'è una sceneggiatura rigida a cui ci siamo attenuti. Il film è stato girato in ordine cronologico ed è questo a fornire una sensazione di veridicità, ma dietro c'è un lavoro enorme.
L'immagine, lo stile registico e le posizioni della macchina da presa scelte sono molto particolari. Questo non sembra il tipico film italiano.
Francesca Comencini: Sono contenta che si noti la ricerca stilistica. Questo è il primo film italiano girato con la Red Epic. L'idea generale è stata quella di girare totali per poi stringere sui protagonisti e alternare il focus su Marco e Gina al contesto esterno. Inoltre abbiamo accolto la sfida di cercare di fotografare la realtà attraverso il finestrino di un'auto. Grazie all'hdr della telecamera abbiamo potuto fare una doppia esposizione che rende un effetto nitidissimo. Dicevo sempre ai due interpreti di muoversi, di camminare per poter osservare il contesto esterno. Inoltre con Luca Bigazzi ho lavorato sulla saturazione del colore, utilizzato portando all'estremo le sue caratteristiche di quello che è un immaginario televisivo fotografato in maniera cinematografica. E' stato un enorme lavoro, considerando che il film è stato girato in sei settimane con un budget ridotto.
Come per Napoli ne Lo spazio bianco, Roma diventa il terzo personaggio del film.
Francesca Comencini: Ho cercato di raccontare Roma con tanto amore, ma anche con spietatezza perché Roma è la mia città e la amo, ma è anche un luogo estremamente difficile. Ho cercato di evitare i paesaggi da cartolina perché la cartolina non esiste più.
Nella scena in cui Gina si reca dall'onorevole ci sono due momenti molto significativi. Il primo riguarda il comportamento di Marco che, nel momento chiave, non agisce come invece il pubblico si aspetterebbe. L'altro vede il cambiamento del comportamento dell'onorevole che dapprima sembra non voler approfittare di Gina, ma poi cambia idea all'improvviso. Puoi parlarci di questi twist di sceneggiatura?
Francesca Comencini: Per quanto riguarda Marco, lui ha cominciato a capire la situazione, ma quando vede l'onorevole non ce la fa. Non ha ancora forza e sicurezza sufficiente a intervenire. La sequenza di Gina e dell'onorevole, invece, è costruita sui controtempi. Gina va all'incontro convinta di fare presto, invece viene dapprima illusa dalla gentilezza del politico, ma proprio quando pensa di aver scampato il pericolo si ritrova invischiata in una situazione difficile. Questo perchè volevo che fosse il personaggio a essere spiazzato.
C'è una scena del film in cui un parrucchiere canta l'aria d'opera Lascia ch'io pianga. E' una citazione ad Antichrist di Lars von Trier?
Francesca Comencini: Sapevo che Lars von trier aveva usato quell'aria d'opera, ma la mia scelta dipende da un fatto che mi è accaduto veramente. Sono andata dal parrucchiere e mentre aspettavo mi sono messa a osservare un ragazzo che lavorava lì e che cantava l'opera. E' stato un incontro per me sorprendente e ho deciso di inserirlo nel film.