La caduta della star
Argomenti come il nazismo, l'antisemitismo e l'Olocausto non sono più ormai da tempo un tabù al cinema. Se questo sia un bene o un male, è una questione estremamente delicata, che necessiterebbe un dibattito ampio e approfondito. Certe tragedie, forse, sono talmente incommensurabili che di fronte a esse bisognerebbe sospendere la parola e lo sguardo. Tuttavia, opere in grado di porsi come testimonianza nei confronti della barbarie del nazismo sono comunque necessarie, se non altro come documento storico. Il cinema tedesco degli ultimi anni, con film quali La caduta o La rosa bianca - Sophie Scholl è tornato più volte a rielaborare il proprio oscuro passato, magari senza una visione e uno sguardo davvero forte, ma di certo con un onesto intento documentario e didattico. Purtroppo nemmeno queste intenzioni sembrano sorreggere Jud Süß, opera che esplora la genesi di uno dei più controversi film di propaganda antisemita realizzati durante il regime nazionalsocialista.

Difficile riuscire a comprendere le ragioni che stanno alla base della rievocazione di questo episodio storico. Roehler, infatti, non pare interessato alla ricostruzione attenta dei fatti, ma al tempo stesso non si concentra neanche sull'evoluzione psicologica del suo protagonista, l'attore Ferdinand Marian (interpretato dalla star germanica Tobias Moretti), costretto contro la sua volontà a interpretare l'indegno stereotipo antisemita di Suss. Nonostante gli sforzi recitativi di Moretti, pur encomiabili, la sceneggiatura non sembra mai riuscire a chiarire le motivazioni che stanno alla base del suo comportamento, né a definire un reale percorso di presa di coscienza e di maturazione.
