Diplomatosi alla prestigiosa Julliard di New York City, Brian J. Smith ha raggiunto la notorietà con il suo ruolo nel nuovo show della SyFy, Stargate Universe, ultimo spin-off della serie madre Stargate Sg-1.
Nato a Dallas nel 1981, Brian ha debuttato nel film Hate Crime nel 2005 e dopo un'apparizione in Law & Order: I due volti della Giustizia e nel thriller The Red Hook ha ottenuto la parte di Matthew Scott, un tenente giovane e coraggioso che sta ancora cercando la sua identità quando viene catapultato in una situazione assolutamente eccezionale a bordo dell'astronave spaziale Destiny, il luogo dove si svolgono le avventure di SGU.
Primo a varcare la soglia dello stargate a bordo della nave, Scott si ritrova improvvisamente al comando del gruppo di superstiti dopo che il Colonnello Young (Justin Lews) rimane ferito durante il trasferimento sul vascello.
Brian J. Smith: No, in realtà no, ho cominciato a guardarla quando mi hanno dato la parte, ho guardato dei dvd di Sg-1 e Stargate Atlantis per fare un po' di ricerche e per capire meglio di cosa si trattasse. In realtà la produzione ci ha scoraggiato dal guardare le serie precedenti per prendere spunti, perchè SGU è molto diverso, nei toni e nello sviluppo della trama, da quello a cui i fans sono abituati e infatti io consiglio al pubblico di avere una mentalità aperta. Anche se alcuni fan amanti del team originale forse avranno qualche difficoltà ad accettare il nuovo format, va bene anche così, perchè noi vogliamo conquistare anche nuove fette di pubblico, oltre ai fedelissimi che ci sono già. Siamo molto orgogliosi del lavoro che abbiamo fatto, di certo a livello personale è il progetto del quale vado più fiero.
Qual'è secondo lei l'aspetto più intrigante dello show? Cosa lo rende diverso dalle altre serie dello stesso genere e dalle due SGs del passato?
Brian J. Smith: Penso che l'aspetto più intrigante sia il giusto equilibrio tra fantascienza e realtà, cioè è vero che raccontiamo storie sci-fi, siamo su un'astronave per l'amore del cielo! (n.d.r 'for crying out loud' è il trademark del Colonnello O'Neill interpretato da Richard Dean Anderson) E poi c'è lo Stargate, questo anello che ti permette di viaggiare da un pianeta all'altro, insomma l'elemento fantascientifico è molto forte, ma penso che ciò che rende SGU unico è il fatto che i personaggi sono molto realistici, persone normali che si trovano in circostanze straordinarie; cerchiamo di mettere in scena come reagirebbe l'uomo qualunque in una situazione del genere. Poi ci sono un bel po' di effetti speciali per l'aspetto scientifico e per le scene d'azione.
A proposito di effetti speciali, è stato difficile lavorare con il green screen?
Brian J. Smith: Non tanto quanto si può pensare, anzi è divertente e il regista ci aiuta moltissimo, è lì che ci dice cosa stiamo guardando, cosa abbiamo di fronte, che tipo di reazione dobbiamo dare. Sono molto specifici e quindi è più facile per noi, anche se una volta che vediamo il lavoro finito è incredibile cosa riescono a fare mentre tu stai lì davanti a una tenda verde! Il nostro CGI team è fantastico, il migliore nel campo.
Ha dovuto seguire un allenamento speciale per le scene d'azione e l'aspetto militare del suo personaggio?
Brian J. Smith: Si, abbiamo fatto una specie di corso per due giorni per imparare il gergo e come maneggiare le armi, abbiamo un gruppo di consulenti militari e una liason con l'Air Force (n.d.r. le Stargate series sono gli unici show fino ad oggi ad aver avuto un supporto dai corpi militari statunitensi) e loro si assicurano che sappiamo quello che stiamo facendo in scena senza sembrare degli idioti. Ma dopo aver girato venti episodi ho capito che il tempo e l'abitudine aiutano ad essere più precisi, realistici.
Brian J. Smith: Si, e come dicevo prima questo è uno dei motivi per cui il nostro show è diverso da altri dello stesso genere, c'è una forte tendenza a illustrare i personaggi nella loro interezza, infatti la prima metà della prima stagione è incentrata proprio sui personaggi, sulla conoscenza di queste persone, mentre la seconda parte ci fa vedere cosa succede quando a queste persone capitano le cose più pazzesche che tu abbia mai visto. Penso sia importante capire da dove vengono, da dove viene Scott, il mio personaggio, capire le sue motivazioni, così che si comprendano meglio le difficoltà che deve affrontare. Scoprire quali sono i suoi valori, i suoi desideri, gli obiettivi che vuole raggiungere, questo è quello che mi interessa come attore.
In che cosa lei e Matt vi somigliate? E' difficile calarsi nella sua vita?
Brian J. Smith: Penso che in un certo senso Matt e io tendiamo a voler migliorarci, entrambi abbiamo delle cose nel nostro passato che vorremmo cambiare, Matthew sta cercando di fare ammenda perchè pensa di aver deluso delle persone importanti per lui e allo stesso tempo è molto giovane e un po' naive, un'idealista e io penso di essere un po' tutte queste cose.
C'è spazio per l'improvvisazione sul set? Il regista vi lascia un po' di libertà o vi attenete alla sceneggiatura?
Brian J. Smith: C'è abbastanza equilibrio tra le due cose, il modo in cui giriamo ci dà abbastanza spazio per trovare il giusto tono o per inserire elementi venuti fuori al momento, ma allo stesso tempo come attore devo essere molto preciso perchè ci sono operatori ovunque, giriamo da molte angolazioni ed è importante attenersi alla visuale dello script e del regista. Quando abbiamo delle idee o dei suggerimenti su qualche battuta, sono sempre disponibili e aperti nei nostri riguardi, in modo da farci sentire parte del processo creativo, ma devo dire che gli autori sono talmente bravi a cogliere le nostre 'voci' che capita davvero di rado pensare 'questa è una cosa che non farei proprio'.
Ci sono progetti immediati ai quali è interessato o si prenderà una pausa per riposarsi?
Brian J. Smith: A dire il vero sono appena tornato da Londra dove ho trascorso cinque settimane sul set della serie inglese Agatha Christie: Poirot ( Murder on the Orient Express ) ed è stato bellissimo girare con un cast internazionale, è totalmente diverso da Stargate Universe, ed è proprio quello che mi piace fare.. è fantastico essere sul set di SGU per nove mesi, ma a un certo punto ti capita di voler fare qualcosa di diverso. Cominceremo a girare la seconda stagione a Marzo, e questi ultimi due mesi li trascorrerò in vacanza a riposarmi.
Brian J. Smith: Penso che la differenza maggiore tra tv e cinema sia il tempo; in televisione abbiamo pochissimo tempo per girare grosse quantità di materiale e quando hai finito di girare una scena hai appena cominciato a capire di cosa si trattava, cosa che può essere molto frustrante a volte, specialmente in una serie come questa dove accadono molte cose tra i personaggi, e sarebbe bello poter avere più tempo per interpretare meglio una scena, per rendere tutte le sfumature necessarie, cosa che per i film è quasi la norma, perchè in genere si girano tre o quattro pagine al giorno, mentre in SGU arriviamo fino a dieci pagine al giorno.
Cosa pensa degli altri personaggi e qual'è il suo preferito? Matt escluso s'intende.
Brian J. Smith: Hmmm Matt escluso... direi che il cast è composto da un gruppo di personaggi molto eterogeneo ed è abbastanza difficile sceglierne uno soltanto, ma direi che il Dott. Rush interpretato da Robert Carlyle è molto intrigante, ci sono talmente tanti strati in lui che non riesci a definirlo mai del tutto, e anche il Colonnello Young è fantastico, così come il ritratto che ne fa Justin Lewis, inoltre mi piace molto il personaggio di Jamil Walker Smith (Ronald Greer) che è il duro della situazione, è come vedere qualcuno indossare un vestito che gli calza alla perfezione, è bravissimo.
Il miglior regalo di Natale mai ricevuto?
Brian J. Smith: il miglior regalo di Natale... quando ero piccolo ho ricevuto questa nave pirata, avrò avuto cinque, sei anni e quella nave è stata il mio giocattolo preferito per anni! Mi chiedo adesso che fine abbia fatto.