Black Phone, Scott Derrickson svela la reazione di Stephen King

Il regista di Black Phone, Scott Derrickson, ha svelato la reazione di Stephen King alla visione del film ispirato a un racconto di Joe Hill.

Il regista Scott Derrickson ha svelato la reazione di Stephen King al film Black Phone, basato su una storia scritta da suo figlio Joe Hill.
Il protagonista Ethan Hawke aveva già in precedenza parlato dei punti in contatto tra il progetto e un'opera del famoso scrittore e la somiglianza sembra sia stata notata anche da King.

Intervistato da /Film, Scott Derrickson ha parlato di Black Phone dichiarando: "So che Joe Hill lo ha mostrato a suo padre e il commento di Stephen King... L'ha visto e, apparentemente, l'ha amato. E il suo commento a Joe è stato 'È come Stand by me - Ricordo di un'estate all'inferno', che ho pensato fosse grandioso".

Come spiegato nella nostra recensione di Black Phone, al centro della storia troviamo un ragazzino di nome Finney Shaw (l'esordiente Mason Thames) che è stato rapito dal serial killer "The Grabber" (Ethan Hawke) dal nome appropriato. Intrappolato in uno scantinato e alla disperata ricerca di una via di fuga, Finney si rende conto che un telefono disconnesso gli consente di parlare con gli spettri delle precedenti vittime di The Grabber. Tutti condividono una visione unica su come sfuggire alla cattura e alla morte. Mentre gli spiriti delle precedenti vittime dell'assassino tentano di portare Finney in salvo, lui dovrà celare i suoi pini di fuga al suo rapitore.

Il regista Scott Derrickson ha inoltre spiegato che ha cercato di aver un approccio diverso rispetto a quello avuto dal film Stand By Me: "Stavo cercando di non reinterpretare la storia attraverso la rappresentazione della vita di provincia fatta da Steven Spielberg. Penso che Stranger Things abbia compiuto un lavoro meraviglioso sotto quell'aspetto. E penso che sia realmente grandioso. E amo davvero Stranger Things. Penso che molti film che ha incluso stiano in un certo senso attingendo a quell'influenza di Spielberg. Volevo qualcosa di davvero diverso, non volevo ripensare a quegli anni della mia vita, personalmente, con nostalgia. Non volevo ripensarci attraverso il filtro di altri progetti cinematografici. Volevo realmente provare a tornare indietro e vedere la violenza e quel tipo di pericolo, e quello che ha voluto per me crescere a North Denver nel 1978 in un quartiere relativamente violento dove le persone lottavano e sanguinavano continuamente".