Virzì e il cast presentano a Roma N (Io e Napoleone)

Il regista toscano porta alla Festa di Roma la sua divertente commedia ambientata nel 1814, durante l'esilio all'Elba dell'Imperatore.

Di seguito all'anteprima stampa di N (Io e Napoleone), applaudito dalla platea degli accreditati, ecco in conferenza stampa un ampio contingente del cast della divertente commedia in costume firmata da Paolo Virzì. Con il regista, la diva Monica Bellucci, il protagonista Elio Germano, e ancora Francesca Inaudi, Sabrina Impacciatore, Omero Antonutti e i produttori Giampaolo Letta per Medusa e Riccardo Tozzi per Cattleya.

Virzì, è vero che l'idea è nata dal fatto che Roberto Benigni ti consigliò il il romanzo di Ernesto Ferrero?

Paolo Virzì: Roberto lesse il libro ancora prima dell'uscita, e in effetti me lo segnalò: ci aveva incuriosito molto questo punto di vista sull'esilio elbano di Napoleone visto da una persona che lo detesta. Poi passò del tempo, nel frattempo ho fatto anche un altro film, ma Furio Scarpelli stava già preparando una prima stesura dello script, nella quale si trasformava il protagonista del libro, Martino, da uomo maturo in giovane, per fare di quello con Napoleone anche un conflitto generazionale: l'idealista ventenne alle prese con la malizia dell'uomo di potere.

Il film è una commedia divertente con un background politico ancora molto toccante. Come ha lavorato sull'elemento politico e attuale?

Paolo Virzì: Per me è difficile descrivere questo film, l'ho chiamato commedia, fiaba nera, apologo filosofico, noir ottocentesco, anche perché mi annoia dire sempre le stesse cose durante interviste e conferenze stampa. Probabilmente è tutte queste cose, ma mi aiuterà a capirlo meglio qualcuno più pratico in esegesi. Un dibattito filosofico-politico è senz'altro presente, ed io lo vedo nel rapporto tra odio politico e natura umana. Martino è un ragazzo nel pieno dell'esaltazione giovanile: non a caso abbiamo cambiato il cognome, Papucci era un mio compagno di liceo degli anni della grande passione politica. Martino si sorprende di fronte a quasto buffo ometto che aveva considerato un mostruoso tiranno e che aveva odiato con tutto sé stesso.
Avevo paura del manierismo del film in costume, per cui ho immaginato Portoferraio come il mio quartiere di Livorno e agli attori ho mescolato facciacce di trucidoni livornesi, e ho dato ai personaggi anche il linguaggio della strade di Livorno - questo nonostante la ricostruzione storica sia molto curata. I riferimenti all'attualità li abbiamo inseriti consapevolmente, ci sono riferimenti come "Miracolo elbano", il funzionario che dice "mi consenta"... Per caricare Elio Germano, che ha idee politiche molto più radicali delle mie, ho detto "odialo come odi Berlusconi", e ha funzionato!

Elio Germano: Volevo precisare che le mie idee politiche rimangono nella mia sfera privata, e non odio nessuno. La cosa che mi ha interessato di questo ruolo è il rapporto tra socialità e storia, la volontà di Martino di fare qualcosa per entrare nella storia. Non contro Berlusconi, quindi, ma contro il berlusconismo che allontana le persone dalla realtà e dalla storia. Oggi pensiamo una cosa ma non sempre l'applichiamo alla nostra vita, una volta forse era più facile. Il senso etico di Martino è così forte che gli impone di desiderare di uccidere Napoleone per il bene della sua terra.

Come è stato lavorare con Daniel Auteil che recitava in italiano?

Paolo Virzì: E' stato piuttosto buffo e divertente perché Daniel non aveva mai recitato in italiano pur avendo fatto film italiani; tuttavia, aveva capito che una caratteristica importante del personaggio era il suo italiano stentato.
Un contributo speciale di Daniel (che avrebbe voluto essere con noi questa mattina, ma purtroppo ha appena subito un grave lutto) è stato la proposta di una cosa pertinente, mi ha detto: "Lo interpreterò come un vecchio attore che ha paura di aver perduto il suo successo".

Monica Bellucci, per il modo di parlare della baronessa Emilio si è ispirata all'imitazione che fa di lei Fiorello?

Monica Bellucci: So che Fiorello fa questa mia imitazione che ha uno straordinario successo, ma non l'ho mai sentita perché sono poco in Italia, ma andrò in radio con lui prossimamente.

Monica, a questo punto della sua carriera come sceglie i copioni?

Monica Bellucci: E' difficile dirlo, per me è sempre solo istinto, non c'è mai stata una regola per scegliere i copioni. Certo molto dipende dal regista, perché un buon regista può fare un gran film da un modesto copione ma non viceversa.

Come si è sentita a tornare a parlare con l'accento di città di castello e di chi è stata l'idea?

Monica Bellucci: Ne I Mitici - Colpo gobbo a Milano parlavo marchigiano, so solo le battute del film in marchigiano qui parlo castellano con quelche punta di perugino. Mi sono divertita a fare questa baronessa godereccia e un po' superficiale, che non è mai veramente cresciuta.

Virzì, altro elemento attuale è il discorso sul fascino del tiranno che riesce a sedurre anche chi lo odia e a essere amati e odiati contemporaneamente.

Paolo Virzì: E' vero, abbiamo girato intorno a questa cosa, ma non saprei dire se Martino è davvero sedotto da Napoleone o il suo odio diventa qualcosa di più complesso ma più vicino alla compassione. Napoleone come noi l'abbiamo raccontato è anche un signore che si annoia, si trova dopo tanti anni senza eserciti da guidare e strategie da studiare e nella noia dell'esilio si diverte a irretire questo maestrino di cui ha intuito l'ostilità.

Una delle qualità del film sono gli attori italiani, utilizzati in ruoli in cui non li si sarebbe potuti immaginare. Cosa scatta nella mente di un regista che decide di trasformare in livornese un attore romanissimo o di fare una zitellona di Sabrina Impacciatore?

Paolo Virzì: Quando mi ha presentato lo script, Scarpelli aveva fatto dei disegni bellissimi dei personaggi: Emilia era molto buffa, ma quando la vidi esclamai subito che era Monica, solo un po' più grassottella. Anche Diamantina aveva tratti simili a quelli di Sabrina Impacciatore e così via. Non so se consciamente, ma mi ha guidato lui nella scelta di molti attori. Valerio Mastandrea ci ha convinto con una telefonata falsa in cui si è finto un giornalista di Piombino: è stato decisamente convincente, infatti io ci sono cascato. Elio non sapevo neanche di dove fosse perché l'ho sentito fare tantissimi accenti: al provino ci ha fatto l'accento di un quartiere di Portoferraio. Antonutti mi aveva già parlato delle sue esperienza con l'accento toscano ed era una sicurezza.

Sabrina Impacciatore: Per il provino ho studiato toscano una notte intera, e poi ho fatto questo provino di due ore, e ci tenevo davvero tantissimo a fare questo film. Quando due settimane dopo la mia agente mi ha chiamato e mi ha detto che avevo ottenuto la parte, ho avuto una specie di ripensamento: perché proprio io per fare una zitella? Se lo faccio troppo bene non mi si avvicinerà più nessuno...