Una storia senza nome, Gassmann: "Il cialtrone fa ridere, ma è la causa dei nostri problemi"

Una storia senza nome racconta il furto del Caravaggio da parte della Mafia: ce ne parlano Alessandro Gassmann e Micaela Ramazzotti, nel cast del film di Andò.

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Una storia senza nome: Micaela Ramazzotti e Alessandro Gassman in una scena del film

Tra realtà e finzione, il siciliano Roberto Andò confeziona una commedia gialla incentrata sul furto di un dipinto, Una storia senza nome, interpretata da Micaela Ramazzotti e Alessandro Gassmann. Furto molto speciale, visto che l'opera in questione è la preziosa Natività di Caravaggio, contenuta nell'Oratorio di San Lorenzo a Palermo e fatta sparire dalla mafia nel 1967. Del dipinto non se n'è più saputo niente, c'è che dice che sia stato mangiato dai maiali, chi che sia stato usato come scendiletto da qualche boss di Cosa Nostra; si vocifera addirittura che il quale sia stato messo sul piatto della merce di scambio nella trattativa Stato-Mafia. Sta di fatto che a oggi il Caravaggio sembra perduto per sempre.

Su questo spunto reale, Roberto Andò fonda il suo Una storia senza nome. Alessandro Gassmann è uno sceneggiatore in crisi d'ispirazione da anni che si fa scrivere le storie dalla segretaria del produttore per cui lavora (Micaela Ramazzotti) la quale, un giorno, riceve da un misterioso pensionato la storia del Caravaggio rubato e naturalmente ne fa un soggetto. Parlando dello spunto narrativo dietro Una storia senza nome, Roberto Andò spiega: "La storia vera alla base non è ancora finita, è una vicenda palermitana che mi riguarda visto che è accaduta nella mia città. Ne ho un ricordo d'infanzia, la trovo una storia congeniale per questo film sul cinema. I pentiti di mafia se ne sono occupati scrivendo una loro sceneggiatura, hanno manipolato la vicenda che mescolava tragico e grottesco. Mi sembrava la storia giusta per ridare al cinema la possibilità di dare una nuova versione rispetto alla realtà rivelandola in modo molto più profondo".

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Una storia senza nome: Renato Carpentieri e Micaela Ramazzotti in una scena del film

Sceneggiatori e sceneggiatrici, istruzioni per l'uso

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Venezia 2018: uno scatto di Alessandro Gassman al photocall di Una storia senza nome

Una storia senza nome è un film sul cinema artigianale che diventa dispositivo investigativo per arrivare alla realtà. Come ammette il regista, è un film fatto con divertimento da chi vuole riproporre una storia. I protagonisti sono un falso sceneggiatore e una vera sceneggiatrice. Parlando del suo personaggio, Valeria Tramonti, Micaela Ramazzotti confessa: "Ho un bellissimo rapporto con gli sceneggiatori, mi sento fortunata perché mi scrivono sempre ruoli bellissimi. Roberto mi ha detto che sono la prima protagonista donna in un suo film. Dopo aver letto il copione ho cominciato a osservare ancora di più gli scrittori, hanno la capacità di osservare e saper raccontare. Non sapevo da dove partire, così mi sono infilata un paio di occhiali e ho cominciato a rubare qualcosa da Roberto, il suo sguardo che vagava su di noi, uno sguardo diverso dai nostri, lo sguardo di chi sa raccontare". Alessandro Gassmann aggiunge: "Ho apprezzato la complessità di questa storia che non è sempre di casa nel cinema italiano. Sono stato colpito dalla capacità di Roberto di rendere quella complessità comprensibile per tutto il pubblico. Non so se nella mia carriera mi è capitato di lavorare con finti sceneggiatori, non lo sapremo mai".

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Una storia senza nome: Renato Carpentieri e Micaela Ramazzotti in un momento del film

A interpretare il misterioso funzionario di polizia in pensione che contatta la sceneggiatrice ombra è il veterano Renato Carpentieri, che aggiunge: "Ho grande stima per gli sceneggiatori, il mio personaggio invece ha un rapporto con loro per necessità. Questo pensionato ha l'ossessione del furto del Caravaggio e ha accumulato una serie di dati, ma non gli bastano, non sono sufficienti a scoprire la verità. Così contatta Valeria che, supportata dall'investigatore, porterà avanti la storia e offrirà una soluzione diversa dalle sceneggiature scritte dai pentiti".

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Finzione, realtà, impostura, travestimento

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Venezia 2018: Micaela Ramazzotti al photocall di Una storia senza nome

In un'epoca segnata dal #MeToo e dalle rivendicazioni femminili, un film che mostra un uomo che si appropria del lavoro di una donna, seppur per volontà di lei, lascia pensare a una scelta di esplicita di collegarsi alla realtà, ma Roberto Andò nega: "Non ci ho proprio pensato, nel mio caso Valeria fa una scelta precisa perché vuole restare nell'ombra proprio come la madre. È vero che Alessandro si appropria del suo lavoro, ma a ruoli inversi non sarebbe cambiato niente. Valeria poteva anche essere un uomo". Il regista commenta inoltre la presenza di Jerzy Skolimowski nel ruolo del regista del film fictional. "Non è la prima volta che chiedo a un regista di recitare per me" spiega Andò. "In passato lo ha fatto Emir Kusturica e nell'ultimo film ho rischiato di avere Roman Polanski che all'ultimo ha rinunciato per problemi personali. Stavolta ho pensato di far fare a un regista il regista e ho cercato qualcuno che avesse l'età giusta. Jerzy ha un bel volto, è stato attore, è dotato di un fascino misterioso. E poi sul set è stato molto diligente, i registi che fanno gli attori sono sempre impeccabili".

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Venezia 2018: Alessandro Gassman al photocall di Una storia senza nome

Una storia senza nome è permeato dal tema dell'inganno. Per Roberto Andò la Sicilia è il luogo in cui l'impostura è in agguato e lo è anche negli aspetti più intimi. Gli stessi personaggi non sono ciò che sembrano. "Forse non sappiamo chi siamo quindi abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica chi essere" commenta Micaela Ramazzotti. "Per me è stato molto eccitante interpretare una scrittrice che si diverte a rimanere nell'ombra. Ho amato l'evoluzione del mio personaggio, dopo essere stata subalterna sentimentalmente, man mano che la storia procede esce dalla bolla, ha rapporti con altri uomini, esplora la sua femminilità e acquista sicurezza". Alessandro Gassmann espande il discorso: "Il mio personaggio rappresenta la componente comica. Il cialtrone è drammaticamente presente nella nostra società, ci fa ridere, ma è la causa principale di tutti i nostri problemi. Noi continuiamo a ridere dei nostri difetti al cinema, ma la nostra risata è sempre più amara, è molto preoccupante".