Recensione Nick & Norah: tutto accadde in una notte (2008)

La storia di una tenera storia d'amore tra due personaggi un po' demodè che si svolge in una New York magica e avvolta dalla notte e dalla musica.

Una notte in musica

A metà strada tra un film di John Hughes e l'irresistibile Fuori orario di Martin Scorsese, arriva questo Nick & Norah: tutto accadde in una notte, tratto dal romanzo di Rachel Cohn e David Levithan, che è stato un discreto successo di pubblico negli Stati Uniti soprattutto grazie ad una riuscita operazione di marketing che puntava tutto sull'accattivante colonna sonora e su un gruppo di giovani attori sulla cresta dell'onda. Il film racconta la magica notte di Nick e Norah, che in poche ore si incontrano e si innamorano, il tutto mentre sono alla ricerca di una fantomatica e misteriosa band chiamata Where is Fluffy? che ha annunciato un concerto a sorpresa in un locale non meglio precisato di New York e allo stesso tempo dell'amica Caroline che dopo essersi ubriacata sembra essere irrintracciabile.

A differenza dei film sopracitati o per esempio del più attuale SuxBad, il film di Peter Sollett e della sceneggiatrice esordiente Lorene Scafaria tende a buttarla molto meno sulla commedia (anche se non mancano momenti divertenti o situazioni stravaganti) a cui preferisce un tenero romanticismo tra due personaggi un po' demodè: non bevono, non ascoltano musica particolarmente commerciale (la loro band preferita è appunto ben rappresentata dal MacGuffin Where is Fluffy?), anche il loro timido innamoramento sembra essere indietro di un paio di generazioni. Altrettanto magica e fuori dal tempo l'atmosfera della loro notte trascorsa in una New York accogliente e non ostile nonostante l'ora tarda (rispetto a quella raccontata da Scorsese, che era esattamente l'opposto) anche aiutata dalla quasi totale assenza gli adulti; quando ci sono quasi non parlano, ma si limitano ad ascoltare ed osservare le vicende di questo buffo gruppetto di adolescenti composto dalla coppia già citata, dall'amica Caroline (ed il suo chewingum) e dal gruppo queercore di Nick (i Jerk Offs, che sono alla continua ricerca di un nuovo irriverente nome, anche se noi ci accontentiamo del fantastico Fistful of Assholes) - che attraversa l'intera scena musicale indipendente della Grande Mela con tanto di reali comparsate di gruppi più o meno famosi.
Il difetto del film è proprio quello di cercare continuamente un equilibrio tra l'aspetto più romantico e quello più ironico e irriverente: ci sono scene durante i novanta minuti che compongono la pellicola che si muovono in entrambe le direzioni ma con insufficiente convinzione, finendo così per non accontentare del tutto nessuno dei target a cui idealmente potrebbe rivolgersi. Quello che invece sicuramente convince è la scelta dei due protagonisti, Michael Cera e Kat Dennings, che dimostrano un buon affiatamento e riescono a rendere credibili due personaggi meno banali di quello che possono sembrare all'apparenza: il personaggio di Nick non è per esempio troppo differente da quelli che Cera ha già incarnato nella serie Arrested Development o per esempio in Juno, un ragazzo timido, nervoso, quasi goffo; ma il giovane attore è bravo nel mostrare la maggiore sicurezza che il personaggio acquista attraverso la notte grazie a Norah, la quale appare fin da subito un personaggio forte e deciso, ma che in realtà nasconde una fragilità ed un'insicurezza tipica dell'adolescenza.

Movieplayer.it

3.0/5