Un paese quasi perfetto e l’umorismo naïf di una volta

Sulla scia delle commedie che valorizzano il Sud e affrontano la disoccupazione, questa sfida di Massimo Gaudioso come regista non stupisce per originalità, ma diverte e suscita una rassicurante nostalgia.

Pietramezzana: paesino di fantasia sperduto nelle Dolomiti lucane e fusione, anche nel nome, di Castelmezzano e Pietrapertosa, dov'è stato girato il film. Con le sue viuzze inerpicate, il nitidissimo profilo dei monti e gli abitanti accomunati da una solidale stanchezza, Pietramezzana richiama una schiera di paesini simili, soprattutto del Sud Italia. In questo non luogo che ne comprende moltissimi, i pochi abitanti rimasti sono per lo più ex minatori, che dopo la chiusura della miniera sopravvivono grazie agli assegni della cassa integrazione: fonte di salvezza e smacco insieme.

La coppia Volo/Orlando e i bisogni diversi

Fra loro si distingue un paesano più combattivo, Domenico Buonocore (Silvio Orlando), che si erige a leader della piccola comunità per trovare delle soluzioni: occorre aprire una fabbrica, e perché la fabbrica esista bisogna trovare un medico. Gianluca Terragni (Fabio Volo) sembra tutt'altro che un dottore di alti ideali: mondano chirurgo estetico milanese, una sera viene fermato in macchina insieme alla fidanzata e, per ripristinare qualche tassello fuori dalla legge, dovrà praticare per un mese a Pietramezzana. Così i suoi disperati e astutissimi abitanti avranno un mese di tempo per convincerlo a restare, perché il loro è un paese perfetto.

Un paese quasi perfetto: Silvio Orlando e Fabio Volo in una scena del film
Un paese quasi perfetto: Silvio Orlando e Fabio Volo in una scena del film

Ciò che coinvolge di più è proprio la coppia Volo/Orlando, simpatici entrambi ma in modo molto diverso. Se Orlando esaspera la nervosa veemenza dei suoi personaggi, Volo sfrutta la sua eterna espressione da ragazzino; così il superficiale chirurgo si mostra presto per quello che è veramente: vulnerabile e spaesato, di fronte a gente all'apparenza autentica ma di fatto molto più furba di lui, per necessità. Questo ribaltamento di stereotipi, in cui s'incrociano bisogni diversi (di affetto da un lato, e di riconquista di lavoro e dignità dall'altro), è uno degli aspetti più profondi del film, mentre sia Volo che Orlando ricalcano le orme dei propri personaggi. Ma ne esce una coppia inedita, e il ritratto convincente di un'amicizia nata su basi improbabili.

Gli altri personaggi e le gag

Un paese quasi perfetto: Silvio Orlando, Miriam Leone e Nando Paone in una scena del film
Un paese quasi perfetto: Silvio Orlando, Miriam Leone e Nando Paone in una scena del film

Il film sa amalgamare con garbo paesani reali e figure inventate; così accanto alla zia Caterina di 102 anni troviamo Nicola (Carlo Buccirosso), che dirige con orgoglio la piccola filiale della banca del paese e si risente quando viene chiamato con intenti riduttivi "bancomat". O la bella e ombrosa Anna (Miriam Leone), fiera del suo paese e poco flessibile ai compromessi: la sola a non prendere parte alla pantomima. Intanto tutti gli altri si prodigano per far sentire il chirurgo nel posto dei suoi sogni e assecondano i suoi gusti ricercati: improvvisano una squadra di cricket senza conoscerne le basi, propongono il sushi come specialità della taverna e non sanno neanche come si pronunci, guardano pazientemente alla tv una partita di cricket, ma virano sul canale del calcio appena se ne presenta l'occasione. Le scene divertenti non mancano; ma poche, come vedremo, sono inventate ex novo.

Ispirazioni internazionali e nostrane

Un paese quasi perfetto: Miriam Leone in una scena del film
Un paese quasi perfetto: Miriam Leone in una scena del film

Tanti film partono da un tema sociale serio come la disoccupazione, e lo trattano con toni lievi. Il ventaglio di sfumature è ampio: si va dalla commedia amara stile Full Monty allo spaccato sociale un po' più graffiante sulla scia di Ken Loach. I francesi, rispetto agli inglesi, spesso amano edulcorare ancora: così il quadretto naïf Giù al nord aveva ispirato il divertente Benvenuti al Sud, sceneggiato dallo stesso Massimo Gaudioso. Che con Un paese quasi perfetto privilegia la "scrittura sul set" a quella su carta, cimentandosi per la prima volta da solo nella regia di un lungometraggio, e basandosi su un film canadese del 2003, La grande seduzione. Dell'originale Gaudioso ripercorre fedelmente trama e struttura, ma adatta il film alla realtà italiana e alleggerisce ulteriormente toni e personaggi.

Un paese quasi perfetto: Silvio Orlando in una scena del film
Un paese quasi perfetto: Silvio Orlando in una scena del film

Quindi ha poco senso sottolineare i déjà vu a cui ci sembra di assistere: il film segue tanto un filone francofono di umorismo aggraziato su temi sociali, quanto una recente ondata nostrana di commedie che valorizzano il Sud. Ma lo fa con gentilezza e affetto, e con un simpatico tocco da fiaba che lo preserva dalla volgarità a cui, recalcitranti o compiaciuti, abbiamo deciso negli anni di abituarci. E prospettando, forse un po' frettolosamente, squarci ottimistici per il nostro paese, Gaudioso rispolvera l'ingenuità anni Cinquanta in stile Comencini e Monicelli. Così il film rievoca le nostre radici e, un po' come i vecchi acciottolati di Pietramezzana, ciò che ben conosciamo suscita facilmente una rassicurante nostalgia.

Movieplayer.it

3.0/5