Recensione L'ultimo bicchiere (2001)

La celebrazione dell'amicizia, la dolcezza del ricordo, l´inestricabile valore consolatorio da dare a una bevuta intrisa di pacata e cosciente rassegnazione, il tutto shakerato con una vena di amara eppure ironica malinconia.

Un brindisi per Schepisi

La celebrazione dell'amicizia, la dolcezza del ricordo, l´inestricabile valore consolatorio da dare a una bevuta intrisa di pacata e cosciente rassegnazione, il tutto shakerato con una vena di amara eppure ironica malinconia. E´ questo, in estrema sintesi, L´ultimo bicchiere, il film del regista australiano Fred Schepisi ambientato in Inghilterra. Tratto dal romanzo Ultimo Giro di Graham Swift, L'ultimo bicchiere racconta la lunga amicizia di tre anziani che si ritrovano per esaudire la volontà del loro defunto amico Jack (Michael Caine), morto pochi giorni prima: dopo un brindisi in suo onore, i tre amici Ray (Bob Hoskins), Vic (Tom Courtenay) e Lenny (David Hemmings), insieme a Vince (Ray Winstone), figlio ribelle del defunto, dovranno gettare le sue ceneri in mare, nei pressi di Margate, una piccola località balneare. La moglie di Jack invece, Amy (Helen Mirren), ha deciso di non partecipare al viaggio, ma è andata a trovare la figlia mentalmente disabile.
Il film segue interamente il viaggio dei quattro, ma in realtà si sofferma ben poco in quello spazio temporale, perchè presente e passato (anzi, molti passati, perchè si esploreranno varie epoche nella vita dei personaggi) si alternano continuamente in un dolce e malinconico inno alla memoria, svelando la vita, gli amori e i molti segreti, anche intrecciati, delle loro esistenze. Una serie continua di flash-back, a volte spiazzante ma mai confusa e sempre perfettamente comprensibile, fa rivivere i fatti da più visuali. Il tutto interpretato magistralmente da un cast di prim'ordine, perfettamente integrato nella storia.
Il viaggio parte da "The Coach and Horses", il pub preferito dalla compagnia, che è in realtà il fulcro del film, il luogo dove si può confessare, raccontare, ridere, litigare e ubriacarsi. Ma il continuo andirivieni temporale avrà inevitabilmente il suo peso sul presente, e sarà fonte di clamorose rivelazioni, mentre altri segreti resteranno per sempre tali. Il viaggio verso Margate, in definitiva, si rivela oltre a un viaggio nella memoria anche un´esplorazione dentro la coscienza di ognuno degli amici e un consuntivo delle loro vite.
Commovente e struggente, ma senza mai cadere in una vuota retorica, il film di Schepisi riesce anche a toccare le corde della sferzante ironia pur tenendo sempre alto il senso della tragedia. Certo, vedere ogni personaggio cambiare aspetto e numero di capelli in testa quasi a ogni scena potrebbe disorientare o addirittura far sorridere, ma in questo caso l´effetto è diverso e fa soprattutto stringere il cuore.
E alla fine, davanti a un'urna piena di ceneri, anche un bicchiere di troppo non assume più un senso negativo, se dietro a quel gesto resta il valore più alto per l'essere umano, quello dell'amicizia e dei momenti vissuti insieme. E' la vita che talvolta alza il gomito con noi, e difendersi insieme in un rito comune a volte può far digerire meglio dolori e rimpianti.

Movieplayer.it

4.0/5