Recensione La masseria delle allodole (2007)

Anche di fronte ad un prodotto non troppo riuscito, Bisogna apprezzare la voglia di non "imitarsi" a tutti i costi e il tentativo di rinnovarsi - anche se un po' maldestro - dei fratelli Taviani.

Tutto (o quasi) sull'eccidio degli armeni

Presentato nella sezione Special di Berlino 2007, La Masseria delle Allodole è un film cha ha fatto rumore fin da subito. Causa scatenante: la tematica trattata. Il film, infatti, narra di un pezzo di storia poco noto e forse volutamente nascosto: il genocidio del popolo armeno in Turchia nel 1915. Un quadro storico difficile, che i fratelli Taviani hanno ricostruito intorno a numerosi personaggi, interpretati da un nutrito cast internazionale.

La storia del film inizia in una cittadina turca, nella casa di una famiglia armena, gli Avakian. È un brutto giorno per loro, un giorno di lutto per la morte del patriarca. Al funerale viene a rendere omaggio anche una rappresentanza dell'autorità turca, con la quale gli Avakian intrattengono buoni rapporti. Un altro membro della famiglia, Assadour (il figlio maggiore), si appresta a tornare in Turchia dall'Italia, dove vive da diversi anni, per prendere possesso della masseria lasciatagli in eredità dal padre. Mentre tutto questo accade, il partito dei Giovani Turchi si sta organizzando in gran segreto per realizzare il mito della Grande Turchia. La situazione precipita velocemente: gruppi militari si muovono dalla capitale con l'ordine di trucidare i maschi armeni e deportare le donne nei pressi di Aleppo per poi ucciderle. La giovane Nunik farà il possibile per salvare quel che resta della sua famiglia.

Bisogna dirlo, La Masseria delle Allodole, più che un film per il cinema, potrebbe sembrare un prodotto per il piccolo schermo; sia per come è stato scritto che per come è stato girato (anche se non mancano alcune scene intriganti). Inoltre il pubblico più refrattario ai sentimentalismi potrebbe trovarlo, in alcuni momenti, smielato e farcito con dialoghi banalucci. Tutti quelli che, invece, non hanno inibizioni di questo tipo, riusciranno sicuramente a commuoversi seguendo le vicende di Nunik e soci. Basta poco per capire che non ci si trova davanti al solito film dei Taviani, che i due fratelli hanno perso nel tempo qualcosa per strada. Eppure bisogna essere indulgenti. Bisogna apprezzare la voglia di non "imitarsi" a tutti i costi e il tentativo di rinnovarsi (anche se un po' maldestro). L'importante è che questo rinnovo non sia dovuto a motivi di mercato. Per capirlo bisognerà aspettare i prossimi prodotti di questi due maestri del cinema Italiano (i due non sembrano, per il momento, interessati alla pensione).

La Masseria delle Allodole, per quanto traballante ed imperfetto, rimane un film interessante, ma più per quello che racconta che per come lo racconta (pregio o difetto?). È uno dei pochi prodotti in circolazione che narra di quegli accadimenti e fa di questo il suo punto di forza. Resta da capire cosa resterà di questo film quando altri si occuperanno (?) di quelle stesse vicende...
Prima di concludere, però, una cosa va detta: i Taviani, come tutti i grandi maestri del passato, andrebbero sempre seguiti, nel bene e nel male. Il rischio? Dimenticare ciò che di buono hanno prodotto nel nome di qualche parziale (o totale) passo falso.