Spencer e Jackie di Pablo Larraín: due donne di fronte alla Storia

Dalla First Lady in lutto di Natalie Portman in Jackie alla Principessa Diana di Kristen Stewart in Spencer, un confronto fra i due grandi ritratti femminili del cinema di Larraín.

Qui c'è soltanto un tempo. Non c'è futuro. Il passato e il presente sono la stessa cosa.

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Spencer: Kristen Stewart nel ruolo di Lady Diana

"Dove cazzo sono?", si domanda la Principessa Diana, smarrita nelle nebbie del Norfolk, mentre tenta di raggiungere la residenza per le festività natalizie della famiglia reale britannica. Sandringham House, maestosa tenuta di campagna di proprietà dei Windsor, nel film Spencer si trasforma in uno scenario da incubo: lunghi corridoi immersi nella penombra; ampie sale su cui sembra gravare un'indefinita minaccia; la camera da letto di Diana, con le tende che devono rimanere serrate alla stregua di una prigione, per stroncare sguardi indiscreti, ma pure l'anelito di libertà della sua occupante. È un'ambientazione diametralmente opposta a quella in cui si muove invece, con fiera disinvoltura, la protagonista dell'altro grande dramma al femminile diretto da Pablo Larraín: la Jacqueline Kennedy di Jackie.

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Jackie: un'immagine di Natalie Portman

Realizzata dal regista cileno nel 2016 sulla base di una sceneggiatura di Noah Oppenheim, la prima produzione americana di Larraín include un'accurata ricostruzione di Guided Tour of the White House: uno speciale televisivo del 1962 in cui la popolarissima First Lady offriva agli spettatori una visita all'interno della Casa Bianca. L'avvento della televisione aveva sancito l'inizio di una nuova era nel rapporto mediatico fra la gente comune e la politica: un'era basata sull'immediatezza delle immagini restituite dal piccolo schermo, e che da esso traevano parte della loro forza iconica. E la Jacqueline Kennedy interpretata da Natalie Portman dimostra di aver compreso appieno il potere del mezzo televisivo: dietro quegli accenni di esitazione davanti alle telecamere si cela in realtà una coscienza profonda del proprio ruolo e del contributo svolto nel cementare l'eredità storica di suo marito, il Presidente degli Stati Uniti.

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Jackie: un'immagine di Natalie Portman
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Spencer: Pablo Larraín e Kristen Stewart sul set

Jackie e Spencer, girati da Pablo Larraín a cinque anni di distanza l'uno dall'altro, hanno del resto un fondamentale elemento in comune: ci offrono un ritratto di due donne poste di fronte alla Storia. In modi diversi, ovviamente, e con differenti stati d'animo, eppure entrambe costrette a fare i conti con uno statuto di 'moglie' che va ben al di là dell'ambito familiare. Diana Spencer, la "Principessa del popolo", a cui dà volto e voce una mimetica Kristen Stewart, sarebbe stata destinata a indossare un giorno la corona di sovrana del Regno Unito. E trent'anni prima degli eventi raccontati in Spencer (i tre giorni dal 24 al 26 dicembre del 1991) Jacqueline Kennedy, al fianco del marito John F. Kennedy, presentava al popolo americano l'ideale (l'illusione?) di una coppia perfetta, imponendo il carisma e il fascino fra gli strumenti di consenso di un uomo politico. Per Diana e per Jackie, insomma, il matrimonio è tutt'altro che una faccenda privata.

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Nel teatro della Storia: Sandringham House e la Casa Bianca

Jackie Portman
Jackie: un'immagine di Natalie Portman

In quest'ottica, Sandringham House e la Casa Bianca assumono dunque un'inesorabile funzione simbolica: sono i luoghi in cui si concretizza la Storia, perché lì trascorrono le loro giornate quelle persone che fanno parte della Storia, volenti o nolenti. "Un popolo si riconosce nella sua storia: trae forza e si identifica nelle persone che hanno vissuto qui", dichiara in Jackie il William Walton di Richard E. Grant, mentre si confronta con la First Lady sull'arredamento della Casa Bianca e sul valore di quelle sale nell'immaginario collettivo. E Jackie, alle prese con l'elaborazione del lutto dopo l'omicidio di JFK, riflette sulle persone che hanno risieduto lì prima di lei e su Abraham Lincoln, anch'egli abbattuto da un proiettile per poi essere tramutato in un monumento. John F. Kennedy, che non ha avuto occasione di vincere una guerra civile, sarà ricordato allo stesso modo o scivolerà nell'oblio come James Garfield e William McKinley?

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Spencer: un'immagine di Kristen Stewart
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Spencer: un'immagine di Kristen Stewart

Sandringham House non può vantare la medesima riconoscibilità della Casa Bianca, eppure è sempre la Storia che Diana respira - quasi in senso letterale - fra le pareti dell'antica magione che, per lei, assume i contorni di un teatro di spettri. "La polvere in questa casa quasi certamente contiene la pelle morta di ogni persona che l'abbia mai occupata", osserva Diana, logorata dal peso di quel passato; "Questa una volta era la stanza della Regina Vittoria, perciò ci sarà la sua pelle che volteggia nell'aria". Ed è la Storia a materializzarsi agli occhi della Principessa, sotto forma di apparizioni fantasmatiche: a partire da Anna Bolena, oggetto di identificazione di Diana in quanto vittima di un matrimonio regale che le sarebbe costato la vita. Se Jackie, riarredando la Casa Bianca, vuole partecipare alla definizione di un immaginario, il desiderio di Diana al contrario è quello di fuggire, di sottrarsi al giogo di una tale responsabilità.

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Ci sarà mai un'altra Camelot?

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Jackie: un'immagine di Natalie Portman

"Io non ho mai voluto la fama: ho solo sposato un Kennedy", è la confessione della Jackie di Natalie Portman al sacerdote John Hurt, prima delle solenni esequie del Presidente, con la lunga processione del corteo funebre dal Campidoglio alla Cattedrale di St. Matthew. Su quel corteo, poco prima, si era consumato il conflitto tra lo staff della Casa Bianca e la vedova di Kennedy, determinata a sfidare il rischio di un altro attentato in virtù del proprio obettivo: aggiungere un ultimo, essenziale tassello alla memoria iconografica del marito, con un funerale degno di quello di Abraham Lincoln. Ma se sulla cerimonia ancora aleggia la paura della morte, di un invisibile cecchino pronto a premere il grilletto contro un personaggio pubblico, Diana reagisce a un'analoga eventualità con una risposta emblematica: "Non voglio che qualcuno muoia per me". Il suo interlocutore, il maggiore Alistair Gregory di Timothy Spall, incarna il giuramento di fedeltà alla Corona, ma Diana non ha alcuna intenzione di piegarsi a un giuramento simile.

Natalie Portman
Jackie: un primo piano di Natalie Portman
Spencer
Spencer: un'immagine di Kristen Stewart

Le protagoniste di Jackie e di Spencer mostrano numerosi tratti in comune: sono giovani donne conosciute innanzitutto in qualità di mogli; sottoposte a un'attenzione massiccia in un'epoca in cui i media tendono a fagocitare i propri idoli ("Tutto ciò che sei, mia cara, è denaro", sibila Elisabetta alla nuora); impegnate ad affrontare una dolorosa 'separazione' che le condurrà, rispettivamente, ai ruoli di vedova e di ex-moglie. In questo ideale dittico, Pablo Larraín mette in scena appunto la dicotomia fra l'individuo e le istituzioni, fra l'immagine pubblica e un'intimità dolente, addirittura inconfessabile. Jackie è disposta a soffocare tale dissidio perché la posta in gioco è spaventosamente alta; perché, citando i versi del musical tanto amato da suo marito, "Non bisogna dimenticare che per un breve, radioso momento, c'è stata una Camelot". Per Diana, invece, Camelot è la gabbia da cui fuggire per correre verso l'agognata normalità che attende lei e i suoi figli, insieme a un pasto da fast-food, sulla sponda del Tamigi.

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