Seinfeld: 25 motivi che ne fanno la migliore sitcom di sempre

Misconosciuta in Italia, Seinfeld è la regina delle comedy series negli States. In occasione del venticinquesimo anniversario del suo debutto su NBC, scopriamo 25 ragioni per cui anche per noi è la numero uno.

I gusti, si sa, sono soggettivi e quando si tratta di serie TV, poi, ognuno ha le sue preferenze, le sue antipatie, anche le sue mancanze. D'altronde lo sappiamo bene noi di Movieplayer.it che ogni giorno seguiamo con attenzione e curiosità i cambiamenti di ranking nella nostra e vostra Top 100. Eppure, una volta ogni tanto, una posizione netta bisogna prenderla; di qui la necessità di questo articolo e il suo titolo perentorio e "assolutista".
A maggior ragione in Italia dove la febbre delle serie è arrivata relativamente tardi e tanti capolavori del passato più o meno recente sono prodotti di nicchia, riservati a pochi fortunati che hanno acquistato magari i DVD all'estero.
E di nicchia nel nostro paese è certamente Seinfeld, anche se questa è una definizione che susciterebbe grande ilarità nei paesi anglosassoni, visto che negli USA è la sitcom per antonomasia.

Per carità, si potrebbe disquisire all'infinito sul fatto che il classico Lucy ed io del 1951 sia senza dubbio il primo e il più importante esempio di situation comedy, o di come Friends sia stata la più famosa a livello internazionale o che Frasier sia la più premiata in assoluto, ma se parliamo di impatto culturale sulla società americana, di riconoscibilità dei suoi personaggi (lo stesso Seinfeld, l'amico di sempre George Costanza, l'ex fidanzata Elaine Benes e il vicino di casa Kramer) dei loro modi di dire e delle loro idiosincrasie, non vi è nulla che possa reggere il confronto con la serie di Jerry Seinfeld e Larry David.

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Seinfeld: il cast in una foto promozionale
Seinfeld: il cast in una foto promozionale

Andata in onda sulla NBC per la prima volta 25 anni fa, il 5 luglio del 1989, come un progetto che fosse principalmente uno showcase per il talento comico dell'omonimo stand up comedian, Seinfeld diventò ben presto, anche se con qualche difficoltà iniziale, un vero e proprio fenomeno culturale, non solo un programma in grado di emergere nell'allora impressionante mare di sitcom che popolavano i network, ma proprio come un nuovo modo di fare TV, un qualcosa che fosse vicino alla sketch comedy della TV live ma che non per questo rinunciasse ad una narrazione solida, spesso stratificata, solo apparentemente banale.

Un quadro raffifurante Kramer, uno dei protagonisti di Seinfeld
Un quadro raffifurante Kramer, uno dei protagonisti di Seinfeld

Il sodalizio con Larry David durò per ben 7 stagioni, ma per altri due anni Jerry Seinfeld decise di continuare da solo anche come showrunner e incredibilmente né gli ascolti né la qualità sembrarono risentirne, anzi arrivato alla fine della nona e ultima stagione la NBC finì per offrirgli 110 milioni di dollari per continuare anche solo per un altro anno. Ma Jerry di certo non aveva bisogno di ulteriori gratificazioni - e lo stesso vale ancora oggi, considerato che, a parte qualche comparsata e spot, il film di animazione, divertente ma sciocchino, Bee Movie e la web series Comedians In Cars Getting Coffee non ha mai più fatto nulla - e rifiutò di buon grado, preferendo chiudere in bellezza. E così fu, con l'episodio The Finale che fu visto solo negli USA da circa 76 milioni di americani (oltre il 41% delle case), diventando così il quarto finale più visto di sempre, dopo M.A.S.H., Radici e Cin Cin.

Se non avete quindi mai sentito parlare di Seinfeld, l'avrete capito, la cosa è piuttosto grave; e sebbene la colpa non sia tanto vostra quanto dell'assurdo paese in cui viviamo (l'unica programmazione degna di nota, ma in orari non proprio accessibili, ci fu su Telemontecarlo) sarebbe certamente opportuno rimediare, possibilmente con una visione in originale e di qualità.

Non vi abbiamo ancora convinti? E' proprio per questo che vi abbiamo preparato una lista di 25 motivi (ebbene sì, vogliamo prendervi per sfinimento!) per cui vale la pena di recuperare questa serie, uno per ogni anno passato dalla prima trasmissione.

Siete pronti?

1. "A show about nothing"

Spesso (auto)definito uno show sul nulla, la serie ha come principale caratteristica quella di non avere un tema o un'idea portante, se non quella di rappresentare la vita ordinaria di un comico, dei suoi amici, e di come il suo "materiale" provenga proprio dalla banalità del quotidiano. Ma questo apparente "nulla" fu uno degli elementi che fin da subito contribuirono alla leggenda, al suo diventare un'icona della TV postmoderna, e i due autori furono bravissimi a giocare su questo aspetto e a renderlo ancor di più parte integrante dello show (come? Lo vedremo dopo).

2. Il connubio Larry David/Jerry Seinfeld

Seinfeld: Jerry Seinfeld e Larry David in una foto d'epoca
Seinfeld: Jerry Seinfeld e Larry David in una foto d'epoca

Il dualismo Jerry/Larry, così come quello fittizio Jerry/George (in tutto e per tutto l'alter ego di David), è alla base dei migliori momenti della serie proprio perché la loro amicizia solidissima si basa su differenze caratteriali sostanziali: Jerry rappresenta la "normalità" (e le virgolette sono assolutamente d'obbligo), la calma, la razionalità; George/Larry è invece irascibile, nervoso, profondamente insicuro e per questo sempre ed assolutamente disonesto.

Insieme? Semplicemente irresistibili, e pagheremmo oro per assistere ai veri battibecchi tra i due showrunner.

3. Ha uno dei migliori episodi di sempre...

E qui torniamo nel campo della soggettività, ma vi assicuriamo che questa volta non siamo solo noi ad esporci, perché La scommessa (The Contest, 4x11) è da sempre in cima alle classifiche di tutti i critici e le testate che si occupano di serial. Che cos'ha di speciale questo episodio? A parte il fatto che è ovviamente esilarante, ha la caratteristica di essere un episodio totalmente incentrato su una particolare scommessa, ovvero su chi dei quattro protagonisti riesce a resistere più tempo senza masturbarsi. Per ovvie ragioni la NBC non pensava che questo potesse essere un argomento adatto per la prima serata, ed è per questo che la parola incriminata non viene mai utilizzata, ma piuttosto si fa ricorso a bizzarri eufemismi del tipo:

Seinfeld: una scena dell'episodio The Contest
Seinfeld: una scena dell'episodio The Contest

"Sei ancora padrone del tuo dominio?" ("Are you still Master of your Domain?")
"Sono il re della contea. E tu?" ("I am King of the County. You?")
"Signore del feudo!" ("Lord of the Manor!")
"Regina del castello!" ("I'm Queen of the castle!")

E se pensate che la scommessa sia squilibrata visto che partecipa anche una donna, beh, sappiate che nell'episodio ci sono tentazioni per tutti.

4. ... ed uno dei più importanti della storia della TV

James Hong,Jerry Seinfeld, Julia Louis-Dreyfus e Jason Alexander in una scena dell'episodio The Chinese Restaurant di Seinfeld
James Hong,Jerry Seinfeld, Julia Louis-Dreyfus e Jason Alexander in una scena dell'episodio The Chinese Restaurant di Seinfeld

E in questo caso non possiamo che riferirci a Il ristorante cinese (The Chinese Restaurant, 2x11), a cui già in passato abbiamo dedicato un articolo commemorativo.

Cos'ha di così importante? Innanzitutto rappresentò il primo braccio di ferro (con David che minacciò di lasciare) con la NBC e spinse la serie verso una maggiore libertà realizzativa (ed una geniale vendetta che vedremo dopo), e poi perché è considerato forse il più significativo "bottle episode" della televisione, un episodio cioè in cui c'è un solo set, un numero ristretto di protagonisti e uno sviluppo narrativo praticamente inesistente. Nel caso specifico: Jerry, George ed Elaine attendono che si liberi un tavolo presso un ristorante cinese, 20 minuti in tempo reale in cui non succede, ovviamente, nulla. Se non la storia della TV.

5. Ma soprattutto, ha dei protagonisti tutt'altro che positivi

Per carità, non stiamo parlando di Gomorra, non è che nessuno ammazza nessuno da queste parti (oddio, più o meno...), ma se vi aspettate i soliti personaggi amabili e un po' sfigati delle sitcom siete proprio fuori strada. Perché Jerry è superficiale verso le proprie conquiste amorose, dispettoso con i suoi amici e del tutto insensibile verso gli estranei; Elaine è fin troppo onesta, egoista, vanitosa e spesso ipocrita; Kramer è un mezzo matto, spesso infantile negli atteggiamenti, estremamente volubile e completamente inaffidabile; George, beh, è semplicemente George Costanza, un bugiardo patentato, invidioso, spesso anche cattivo e insensibile, e come se non bastasse ha un'infinità di vizi e difetti che vanno dal raccogliere cibo dalla spazzatura al rubare il posto ai disabili o addirittura spingere vecchi e bambini pur di farsi strada verso un'uscita di sicurezza. Ovviamente lo amiamo come forse mai nessun altro personaggio mai comparso sul piccolo schermo.

6. ... e un cast fenomenale

Jerry Seinfeld non sa recitare? Vero, ma lo sa benissimo da solo, anzi, figuriamoci se non sfruttava questo aspetto come spunto per tante situazioni divertenti. Ma vogliamo parlare degli altri? Se George nonostante tutto riesce ad essere così amato lo si deve anche e soprattutto alla bravura di Jason Alexander che riesce a far funzionare scene che, con chiunque altro, risulterebbero forse ridicole o eccessive. L'Elaine di Julia Louis-Dreyfus è assolutamente adorabile nonostante i tanti difetti, sa essere sexy ed esilarante al tempo stesso, e ha dei tempi comici perfetti, inimitabili. Altrettanto indimenticabile la performance di Michael Richards come Kramer, soprattutto fisica, fatta di tic, espressioni buffe ed un vero e proprio talento slapstick. Tutti e quattro (sì, compreso Jerry) hanno vinto premi importanti per le loro interpretazioni, e hanno poi dovuto fare i conti con la cosiddetta "maledizione di Seinfeld", ovvero l'impossibilità di riuscire a ritrovare il successo dopo la chiusura dello show.

In verità Jerry questo successo non l'ha mai cercato, Richards si è condannato da solo con uno spiacevole episodio di razzismo che l'ha visto protagonista, e Louis-Dreyfus, dopo qualche anno difficile, ha da poco infranto i record agli Emmy con la serie Veep, diventando l'attrice con più nomination di sempre. Rimane fuori Alexander, che si è buttato sul teatro e che tra cinema e TV si deve accontentare di ruoli piccoli e poco significativi, ma d'altronde dopo che sei stato George Costanza per 180 episodi cos'altro puoi fare?

Seinfeld: il cast premiato agli Emmy
Seinfeld: il cast premiato agli Emmy

7. Il miglior Bryan Cranston prima di Breaking Bad

Seinfeld: Bryan Cranston in una scena con Jerry Seinfeld
Seinfeld: Bryan Cranston in una scena con Jerry Seinfeld

E' noto a tutti che prima di raggiungere il successo planetario, Cranston abbia recitato un po' ovunque. In Seinfeld compare solo in 5 episodi, nei panni del dentista Tim Whatley, ma tanto basta a lasciare il segno perché il suo è un personaggio davvero memorabile, ed ovviamente estremamente spiacevole: è un cattolico che si converte all'ebraismo solo per le barzellette (questo a detta di Jerry almeno, che a sua volta nell'episodio capolavoro The Yada Yada, 8x19, viene accusato di essere "anti-dentite"), ricicla i regali (da qui l'espressione da culto "regifting") e, apparentemente, approfitta dei suoi pazienti durante l'anestesia. Non esattamente Walter White, ma nemmeno il vostro dentista di fiducia!

8. Nessuna crescita

Finora abbiamo parlato di attori e personaggi, di momenti celebri e del famigerato "nulla", ma c'è un'importantissima regola non scritta dentro Seinfeld, una sorta di patto tra Jerry e Larry David, che forse caratterizza più di qualsiasi altra cosa la serie, ed è il motto "No hugging, no learning". Il che vuol dire molto semplicemente che i personaggi di Seinfeld non si evolvono, non imparano mai, non crescono e fondamentalmente non cambiano, rimangono sempre gli stessi dal primo all'ultimo episodio. Nessuna morale, nessun momento emozionante, nessuna lezione da impartire agli spettatori, ma soltanto del "sano" e puro cinismo.

9. Meta-televisione...

C'è una storyline molto importante all'interno di Seinfeld che parte all'inizio della quarta (episodio Il passo, The Pitch 4x03) e che prosegue fino a concludere la stagione, ed è quella assolutamente geniale dello "show within a show". Jerry viene avvicinato da alcuni executive della NBC che vorrebbero una proposta per una sitcom; Jerry non ha alcuna esperienza per la TV ed è allora George che decide di improvvisarsi sceneggiatore e ha la brillante idea di proporre uno "show sul nulla". "Ma come", chiede Jerry, "nessuna storia?" "Nessuna storia!" "Ma devi avere una storia!" "E chi lo dice? Ricordi quella volta che eravamo al ristorante cinese ad aspettare il tavolo? Quello potrebbe essere il nostro show!" Ve l'avevamo anticipato no che Larry David si sarebbe vendicato? Povera NBC, quante ancora gliene faranno passare...

10. ... meta-cinema ...

Seinfeld: una scene del doppio episodio The Boyfriend
Seinfeld: una scene del doppio episodio The Boyfriend

Gli autori di Seinfeld sono anche tutti grandi appassionati di cinema e lo dimostreranno in moltissime occasioni: a volte con brevi citazioni (Apocalypse Now, Il padrino e Parte seconda, Star Trek II: L'ira di Khan) altre volte incorporando i film all'interno della narrazione stessa dell'episodio, come nel caso di Schindler's List (con Jerry, che, ricordiamolo, è ebreo ma in sala per tutto il film amoreggia con la fidanzata) o Il paziente inglese, che Elaine è costretta a vedere più volte nonostante sia l'unica ad odiarlo, e per questo viene quasi licenziata! E poi ci sono alcuni film (in particolare due di Oliver Stone) che vengono praticamente rifatti e riadattati secondo le esigenze narrative del momento: la scena dell'assassinio di JFK - un caso ancora aperto è parodiata da Kramer a tema baseball (con la guest star Keith Hernandez, Un nuovo amico parte 1 e parte 2, The Boyfriend: Part 1 & Part 2 3x17/18) mentre la scena di Nixon che lascia la Casa Bianca viene presa in giro quando il padre di Jerry viene espulso dal condominio in Florida dopo presunti "imbrogli" e conseguente impeachment.

11. ... e new cinema

Seinfeld: un finto poster per Rochelle Rochelle
Seinfeld: un finto poster per Rochelle Rochelle

Un discorso a parte poi meritano i tantissimi film (ormai talmente culto da aver generato decine di finte locandine) palesemente inventati per la serie ma di cui spesso vediamo addirittura trailer o scene intere. Tra i titoli più "amati": il medical thriller Prognosis Negative, la commedia spensierata Sack Lunch, l'action Chunnel (con la figlia del presidente intrappolata nel tunnel sotto la Manica, tagline Chunnel: 32 Miles of Hell), il war movie Blimp: The Hindenburg Story, il thriller scacchistico CheckMate, l'europeo Cry, Cry Again e decine di altri titoli. Quello del nostro cuore però non può che essere il sensuale Rochelle, Rochelle, evidente presa in giro del filone Emmanuelle, dalla tagline particolarmente intrigante: "Lo strano ed erotico viaggio di una ragazza da Milano a Minsk".

12. I tormentoni e un nuovo modo di guardare il mondo

Non si può parlare di Seinfeld e non citare le decine di cacthphrases e modi di dire che sono diventate di uso quotidiano negli USA. Solo per citarne alcune (altre le vedremo dopo più approfonditamente): "Yada yada yada", "Festivus", "spongeworthy", "double-dipping", "stopping short", "de-gifter", "re-gifter", "close-talker", "low-talker". Ma c'è un altro aspetto ancora più significativo, ed è l'impossibilità per chiunque conosca la serie, di non ritrovare nella vita di ogni giorno elementi che facciano ripensare a Seinfeld: sfidiamo un qualsiasi appassionato per esempio a non tornare con il pensiero all'episodio Il parcheggio (The Parking Garage, 3x06) quando si è all'interno di un parcheggio a cercare la macchina; e lo stesso potrebbe valere per centinaia di altre banalissime azioni come mangiare un muffin o trovare un puntino colorato su un maglione o fare una doccia con la pressione dell'acqua molto bassa. E se un giorno mai Woody Allen dovesse affidarvi una particina in un film, cominciate a preparavi fin da ora e ripetete con noi:

These pretzels are making me thirsty!

13. I personaggi secondari

Seinfeld: Wayne Knight e Jerry in una scena della seire
Seinfeld: Wayne Knight e Jerry in una scena della seire

Finora ci siamo sempre concentrati sui "fantastici quattro" protagonisti (ed il loro dentista), ma Seinfeld può contare su un numero significativo di personaggi secondari ricorrenti altrettanto memorabili. Su tutti, lo spregevole Newman interpretato da Wayne Knight, amico e spesso complice di Kramer ma anche "nemico giurato" di Jerry (il loro freddo saluto "Hello Newman" "Hello Jerry" è culto), ma anche e soprattutto Frank Costanza, uno strepitoso Jerry Stiller (padre del più famoso Ben), che ha un ruolo iconico quasi quanto quello del (fittizio) figlio George. Da citare anche l'avvocato Jackie Chiles (parodia del celebre Johnnie Cochran) e Jacopo Peterman, boss di Elaine ed eccentrico fondatore del J. Peterman Catalog. E parlando di capi, nella serie ha un ruolo significativo anche George Steinbrenner, storico businessman americano noto per essere stato il più importante proprietario dei New York Yankees. Il vero Steinbrenner non compare davvero in video, ma ha sempre detto di apprezzare molto questa folle caricatura che peraltro è doppiata dallo stesso Larry David.

14. Le guest star

Ogni sitcom che si rispetti ha delle guest di un certo rilievo ed ovviamente anche Seinfeld non è da meno. Tra le celebrità dell'epoca da notare ci sono soprattutto coloro che interpretavano loro stessi, quali Marisa Tomei, Bette Midler, Jon Voight, diversi giocatori di baseball e perfino il sindaco di New York Rudi Giuliani.

E poi ovviamente ci sono tante star di oggi che, proprio come il già citato Cranston all'epoca ancora non lo erano. Spesso sono fidanzate di Jerry (o George), proprio come Anna Gunn (eh sì, la moglie di Cranston in Breaking Bad!), Amanda Peet, Janeane Garofalo, Courteney Cox, Debra Messing, Lisa Edelstein, Marcia Cross, Molly Shannon, Christa Miller, Catherine Keener, Sarah Silverman, Michelle Forbes, Lauren Graham e soprattutto una supersexy Teri Hatcher con un ruolo piccolo (un intero episodio più due comparsate) ma particolarmente memorabile per una battuta - "They're real and they're spectacular" - che è tra le più celebri della serie.

They're real and they are spectacular
They're real and they are spectacular

Tra gli uomini vale la pena di segnalare l'alcolista anonimo James Spader, Bob Balaban come presidente della NBC, un giovanissimo Jon Favreau truccato da clown, il quasi esordiente Jeremy Piven che interpreta George nel meta-show, un fantastico Philip Baker Hall come poliziotto della biblioteca che sembra uscito direttamente da un noir anni '50 e infine il nostro preferito, Judge Reinhold (all'epoca ancora nel pieno del successo dopo Beverly Hills Cop) che interpreta Aaron, un fidanzato di Elaine che sembra però più interessato ai genitori di Jerry e ha la fastidiosa caratteristica di essere un "close talker", ovvero uno che ti parla standoti molto, molto vicino.

15. La migliore segreteria telefonica di sempre

Tra i tanti motivi che fanno di George Costanza uno dei nostri assoluti miti, c'è la sua segreteria telefonica personalizzata, una simpatica canzoncina che riprende il tema di Ralph Supermaxieroe (!) e che lo stesso George non può che apprezzare ogni volta che si riascolta. Jerry Seinfeld una volta ha definito le spallucce che George fa quando ascolta il suo stesso messaggio "la quintessenza del suo personaggio". Guardate e ascoltate per credere:

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16. Il nazista delle zuppe

Seinfeld: The Soup Nazi
Seinfeld: The Soup Nazi

Tra i tanti episodi celebri di Seinfeld, un posto di rilievo ce l'ha sempre Zuppe e coccole (The Soup Nazi, 7x06), ovvero quello in cui i nostri quattro scoprono un locale in cui fanno le migliori zuppe di tutta New York. C'è solo un problema però, il proprietario ha delle regole molto rigide ed un vero caratteraccio, se sbagli ad ordinare o a seguire le direttive.... "No soup for you!" e bandito da negozio per un anno. Per quanto possa sembrare folle (ed esilarante) come storia, come molto spesso accade in Seinfeld è sempre basata sulla realtà e sulle esperienze dei sue autori. Il "nazista" in questione era ispirato ad Al Yeganeh, un vero chef newyorchese (proprietario della catena Soup Kitchen International) dove erano soliti mangiare Larry e Jerry; in seguito alla messa in onda dell'episodio, quando Yeganeh li vide entrare nel proprio negozio li insultò e gliene disse di tutti i colori, al che Jerry si scusò con tono sarcastico e a quel punto fu immediatamente espulso dal locale. La leggenda narra, al tuonare di "No soup for you!".

17. Una camicia da museo

Lo sappiamo che arrivati qua giù (ci siete ancora, sì?) starete pensando che qui siamo tutti ossessionati e monomaniacali, ma vi possiamo assicurare di non essere gli unici, niente affatto! Pensate che nel National Museum of American History dal 2004 è conservata la Puffy Shirt che dà il titolo all'episodio 5x02, una camicia da "pirata" che Jerry è costretto ad indossare dopo che per sbaglio l'ha promesso alla nuova fidanzata di Kramer, che è una "low talker", ovvero una che parla con una voce bassa bassa. Per non essere maleducato Jerry annuisce a tutto quello che lei gli dice, ed è così che si ritrova a doverla indossare al The Today Show suscitando l'ilarità di tutti, nonostante provi in tutti i modi ad evitarlo:

But I don't wanna be a pirate!

Jerry Seinfeld e Michael Richards in una scena dell'episodio The Puffy Shirt di Seinfeld
Jerry Seinfeld e Michael Richards in una scena dell'episodio The Puffy Shirt di Seinfeld

18. Una serie di grandi bugiardi...

Come già detto George Costanza è forse il più grande bugiardo mai esistito, una cosa di cui va particolarmente fiero. Si inventa degli alias (l'architetto Art Vandelay è il suo preferito) e scuse di ogni tipo; mente costantemente ad amici, ai genitori, ai datori di lavoro e a qualsiasi donna abbia la (s)fortuna di avvicinarlo. E non è certamente l'unico, perché sebbene nessuno tra Jerry, Elaine o Kramer possa anche solo avvicinarsi ad una tale quantità di menzogne, come abbiamo detto non abbiamo a che fare con dei personaggi positivi.

It's not a lie if you believe it

19. ... ma con tante verità

Tra una bugia e l'altra però, dalla serie, ed in particolare negli standup bits di Jerry che nelle prime stagioni aprivano e chiudevano ogni episodio, la serie dice tante verità sulla nostra società e in particolare su alcune assurdità a cui siamo ormai talmente abituati da quasi non accorgercene più. Jerry però, come ben sappiamo, su queste piccole cose, su questo famoso "nulla", ci vive e costantemente ci fa notare con la sua ironia i piccoli paradossi della vita. Tra i tanti esempi che potremmo portare, ecco il nostro preferito:

20. Una serie poco gay. Ma non che ci sia niente di male a esserlo!

All'inizio dell'articolo, quando eravamo tutti più giovani e pimpanti, abbiamo citato The Contest come quello considerato universalmente il miglior episodio della serie. Noi siamo anche d'accordo, ma dobbiamo quantomeno metterlo a pari merito con La coppia gay (The Outing, 4x17), non solo per le risate che ci fa fare ogni volta (soprattutto la scena finale con Kramer), ma per come riesce al tempo stesso ad essere una satira geniale sull'omofobia e soprattutto sull'estenuante ricerca dell'essere "politicamente corretti", espressione tornata in grande voga proprio agli inizi degli anni 90.

Seinfeld: episodio The Outing
Seinfeld: episodio The Outing

In quegli anni, dopo i primi successi, giravano diverse voci su Jerry Seinfeld e le sue presunte tendenze sessuali, Larry David decise ovviamente di sfruttare l'occasione e prendersi gioco di questi rumour e di questi atteggiamenti. La NBC, come è facile immaginare, temeva la reazione della comunità gay ed è per questo che l'episodio fu quasi abbandonato sul nascere. Fu Larry Charles questa volta (altro elemento cruciale del successo della serie, anche se meno in vista) a buttare lì la frase "not that there's anything wrong with that", e fu la geniale intuizione di Jerry di abusare di questa frase, di utilizzarla nell'episodio (possibilmente con entrambi i palmi delle mani rivolti verso l'alto) ogniqualvolta la parola gay venisse pronunciata, a risolvere la situazione nel migliore dei modi.
A quel punto nessuno, né la NBC né la comunità gay, ebbero nulla da dire e, inutile dirlo, nacque una nuova catchphrase di culto.

21. Un problema che meriterebbe più attenzione

Ora qui siamo noi un po' in difficoltà, perché è vero che non abbiamo gli executives NBC alle spalle che controllano qualsiasi cosa scriviamo, ma insomma abbiamo anche un minimo senso di pudore. Non possiamo però non citare lo "shrinkage", ovvero il "restringimento" che una parte del corpo del povero George subisce nell'acqua gelata dell'oceano Atlantico ma che viene giustamente equivocato dalle donne presenti! Parliamo dell'episodio Gita ad Hampton (The Hamptons, 5x21), quando una nuova parola si aggiunge al sempre più corposo "Seinfeld Dictionary" o anche Sein-Language (titolo per altro di un divertente libro scritto dallo stesso Jerry), e George si trova costretto ad affrontare questo dramma.

22. C'è qualcuno qui che è un biologo marino?

Siamo verso la fine e ci sembra quasi di aver passato tutto il tempo a parlare male di George, e questo non va bene. Quindi vogliamo almeno citare di quando (Una balena da salvare, The Marine Biologist 5x14) George si è finto un biologo marino per fare colpo su una donna e poi, trovandosi alle prese con una balena spiaggiata, affronta l'oceano riuscendo a salvarla. Non vogliamo raccontarvi come, anche perché tutto l'episodio è costruito in maniera magistrale, ma il monologo di George che contiene perle del calibro di "Il mare era arrabbiato quel giorno, amici miei, come un vecchio che cerca di rimandare indietro una zuppa al ristorante" è uno dei capolavori di Jason Alexander, soprattutto considerato che fu praticamente scritto e memorizzato 5 minuti prima di girare. Lo stesso Jerry più volte ha detto che si tratta della sua scena preferita in tutte le nove stagioni.

Seinfeld: Jason Alexander nell'episodio The Marine Biologist
Seinfeld: Jason Alexander nell'episodio The Marine Biologist

23. New York, Kramer style!

Il setting newyorchese non è certo una novità per una sitcom, ma anche la Grande Mela qui ha un sapore speciale, nonostante quasi tutta la serie fosse stata in realtà girata in studio a Los Angeles. Eppure oltre alle location tipiche dello show - casa di Jerry e degli altri protagonisti o il diner fittizio Monk's Café (ma l'esterno che si vede nella serie appartiene al Tom's Restaurant, all'angolo tra 112esima e Broadway) - ci sono tantissimi luoghi di culto che vengono utilizzati molto spesso come il Central Park, lo Yankee Stadium, perfino gli studi della NBC a Rockfeller Plaza, prima ancora che venissero consacrati da 30 Rock.

Seinfeld: Kenny Kramer e il Tom's Restaurant
Seinfeld: Kenny Kramer e il Tom's Restaurant

Se però davvero volete vedere New York attraverso gli occhi dei protagonisti, vi consigliamo di affidarvi al capellone della foto qui accanto, Kenny Kramer, ovvero la reale ispirazione per il Kramer dello show, un personaggio forse ancora più folle della sua controparte fittizia che ha approfittato della popolarità dello show e ha creato un tour in autobus (adesso disponibile anche in DVD, se non ci credete potete anche telefonare per info a 1-800-Kramers) con tanto di scoop e racconti dietro le scene (non che lui ci fosse!) sulla nostra serie preferita.

Un esempio perfetto di come lo show costantemente prende spunto dalla vita reale e in particolare dalle conoscenze dei due showrunner è appunto l'episodio Il turista (The Muffin Tops, 8x21) in cui il Kramer fittizio finisce col parodiare proprio la folle idea dei tour di Kenny.

24. Il finale

Siamo in chiusura e quindi non possiamo fare a meno che parlarvi (senza spoiler!) del finale della serie, uno dei più attesi di sempre (per giorni c'erano elicotteri pieni di giornalisti per cercare di rubare qualche foto o scoop), dei più guardati e soprattutto criticati. Le aspettative si sa sono sono un'arma a doppio taglio e certamente furono uno dei problemi, ma fu soprattutto la volontà di Larry David (tornato appositamente per concludere insieme a Seinfeld la serie) di fare un qualcosa di diverso e inaspettato che fece scatenare i detrattori.
Da parte nostra, pur consapevoli che di episodi superiori ve ne sono a decine, non riusciamo a criticarlo, perché il coraggio e l'originalità secondo noi pagano così come la coerenza con quelle che sono sempre state le linee guida della serie. Se ci avete seguito fino a qui avrete capito che, considerati i personaggi che abbiamo di fronte, e considerata la regola del "no hugging, no learning" di sicuro non era possibile aspettarsi un finale tutto rose e fiori.

Seinfeld: finale
Seinfeld: finale

25. Solo venticinque motivi?

Eppure noi potremmo andare avanti per ore, e continuare ad elencare momenti, frasi, situazioni indimenticabili! A ripensarci se non è proprio questo il motivo migliore per convincervi a vedere questa serie non sappiamo proprio cosa possiamo inventarci. Allora diciamo pure che noi semplicemente andiamo a ripescare i nostri DVD e ricominciamo con la solita maratona annuale, proprio alla faccia di chi alla nostra serie preferita riesce a essere così insensibile.

Non che ci sia nulla di male in questo!