Recensione Vinodentro (2013)

Quello di Ferdinando Vicentini Orgnani è un film che ispira un'istintiva simpatia, per come sceglie un tema poco battuto dal cinema italiano per confezionare una commedia thriller con digressioni oniriche, a tratti sofferente di una certa confusione, ma costruita con gusto e autoironia.

Giovanni Cuttin, sommelier di fama mondiale, si ritrova improvvisamente accusato dell'omicidio di sua moglie, da cui da tempo vive separato. Inchiodato dalla presenza delle sue impronte digitali a casa della donna, l'uomo professa però con forza la sua innocenza: la sera della morte della moglie, infatti, Giovanni sostiene di essere stato in compagnia di una bellissima donna, di cui però non sa rivelare il nome. Il commissario di polizia Sanfelice è convinto della colpevolezza dell'uomo, ma tuttavia si dispone con pazienza ad ascoltare il suo racconto: in un lungo flashback, Giovanni rivela il suo primo incontro con la sconosciuta, e poi, ancora più indietro, la conoscenza del misterioso "Professore", colui che, dal mediocre impiegato di banca che era, lo ha trasformato in sopraffino, e stimato, intenditore di prodotti vinicoli.

Il racconto dell'uomo ripercorre i suoi ultimi tre anni di vita, con la scoperta inebriante dei sapori e odori dei diversi vini, la graduale consapevolezza di un talento speciale, la dissipazione degli averi di famiglia nell'acquisto di prodotti sempre più costosi, la crisi con la moglie. E poi, incontri e contatti che dovrebbero confermare la sua storia, nonché l'effettiva esistenza del Professore e della donna: il problema è che, mentre alcuni testimoni negano le dichiarazioni di Cuttin, altri vengono ritrovati misteriosamente morti. Pur se gli indizi continuano a suggerire la colpevolezza dell'uomo, Sanfelice inizia a sospettare che la verità sia più complessa...

Enologia del delitto

Vinodentro: Pietro Sermonti e Vincenzo Amato in una scena del film
Vinodentro: Pietro Sermonti e Vincenzo Amato in una scena del film

Vinodentro è un prodotto curioso, il cui concept non può che suscitare simpatia. Il film di Ferdinando Vicentini Orgnani, infatti, è una sorta di commedia noir con elementi onirici, che sceglie la singolare ambientazione nel mondo dell'enologia per riflettere sul sogno, sulla percezione e sui suoi confini, sulla fascinazione per la scoperta di un universo, e sui rischi che questo porta con sé. Il tono è a tratti surreale, a tratti umoristico e volutamente sopra le righe, a tratti caricato con accenti da mistery: il racconto si svolge in flashback, mentre ascoltiamo, insieme al commissario interpretato da Pietro Sermonti, la storia raccontata dal protagonista, un Vincenzo Amato a cui neanche noi sappiamo, inizialmente, se dar credito. La struttura è non cronologica, quasi un monologo interiore del protagonista, che ricostruisce a ritroso gli eventi che lo hanno portato alla rottura con sua moglie, che ha il volto di Giovanna Mezzogiorno; eventi legati al suo incontro con l'enigmatico Professore (un efficace Lambert Wilson) e con i suoi tre discepoli (dai nomi emblematici: Luca, Marco e Matteo), alla sua folgorazione per il mondo della degustazione dei vini, alla sua trasformazione da timido impiegato di banca a spavaldo e arrogante uomo di potere.

La metafora faustiana è scoperta, così come il provocatorio contrasto con i tratti cristologici del personaggio di Wilson e del suo gruppo, e la natura di femme fatale della misteriosa sconosciuta, che forse non esiste (ma ha comunque il volto di Daniela Virgilio). L'iniziale mood da commedia digrada sempre più nel thriller, mentre i possibili riscontri al racconto del protagonista vengono neutralizzati ad uno ad uno dalla sceneggiatura.

Assestamenti in corso d'opera

Il film di Vicentini Orgnani, regista al suo esordio nel thriller (se proprio si vuole dare un'etichetta a quest'opera) è un piccolo prodotto indipendente, di difficile classificazione, che ha proprio nell'originalità del tema uno dei suoi punti di forza. Come sostenuto dal regista, emerge dal film l'amore e la competenza per l'universo al centro della storia (trattato poco - e male - dalla maggior parte del cinema italiano) ma anche un'ironia pungente verso una passione tanto spinta da diventare ossessione, e da spingere il protagonista, e non solo lui, a vendere letteralmente l'anima. Si fa, obiettivamente, un po' di fatica a entrare nella storia, visto che la struttura frammentata della sceneggiatura sconfina a tratti nella confusione, a causa anche di scelte di montaggio non sempre azzeccatissime (esempio: in una sequenza vediamo una lite urlata tra il protagonista e la moglie, e, nella successiva, i due tranquillamente in vacanza in montagna). Tuttavia, non appena la successione degli eventi (che siano reali, o immaginati dal protagonista, non importa) diviene chiara, e il racconto di Giovanni inizia ad alternarsi agli eventi che, nel presente, ne mettono in discussione sempre più pesantemente la veridicità, si è avvinti e incuriositi da una vicenda che acquisisce finalmente un suo ritmo. La componente grottesca della sceneggiatura è gestita con intelligenza: inserita nei momenti più opportuni, non fa mai sconfinare i personaggi nella macchietta, ma conferisce anzi gusto e personalità al tutto. Le citazioni kubrickiane (Barry Lyndon e Shining su tutte) non disturbano, così come la consapevole rielaborazione, nel personaggio della Virgilio, di una figura come quella della femme fatale. E la fotografia di una presenza di lusso come Dante Spinotti contribuisce, da par suo, ad aggiungere appeal e forza visiva al film.

Conclusioni

Vinodentro: Giovanna Mezzogiorno in una scena del film
Vinodentro: Giovanna Mezzogiorno in una scena del film

Film piccolo, quasi un esperimento al confine tra i generi, Vinodentro ispira istintiva simpatia, e si lascia seguire con piacere, che si sia o meno dei wine geek. Certo, lo script soffre di qualche incertezza, e la scelta narrativa adottata necessitava forse un maggiore rigor nella gestione degli incastri temporali, che potesse rendere più leggibile il tutto. Ma, una volta entrati nella vicenda, si riesce a sorriderne e a restarne avvinti in parti uguali. Da seguire fino in fondo, titoli di coda (e post-finale) compresi.

Movieplayer.it

3.0/5