Recensione Tirannosauro (2011)

Forte come un pugno allo stomaco, il film di Paddy Considine ammalia per tutta la sua durata, catturando lo spettatore senza concedere nulla alla facile emotività.

Io combatto da solo

Può un film che non cerca l'effetto commozione a tutti i costi, toccare il cuore di uno spettatore, semplicemente e senza sotterfugi? La risposta è sì e basta vedere l'opera prima di Paddy Considine, Tyrannosaur, per capirlo istantaneamente. Vincitrice di svariati premi in tutto il mondo, tra cui due importanti riconoscimenti al Sundance Film Festival del 2010, all'interpretazione di Olivia Colman e come miglior pellicola drammatica, l'opera di Considine sbarca anche in Italia, al Festival Internazionale del Film di Roma, nella sezione Occhio sul Mondo. Pochi gli 'ingredienti' della storia, che ruota attorno al fortuito incontro tra un uomo e una donna. Joseph è un violento alcolizzato che in un impeto d'ira per una scommessa persa uccide a calci l'amato cane Bluey. In preda ad una rabbia cieca sfascia la vetrina di un negozio gestito da alcuni pakistani, con il risultato di essere a sua volta pestato a sangue. Ferito e stordito, si rifugia nel bazar di Hannah, una creatura all'apparenza pacificata con il mondo, grazie anche ad una incrollabile fede in dio, ma che in realtà soffre per la presenza di un marito violento (l'eccellente Eddie Marsan), un sadico che le ha perfino imposto di non avere bambini. L'iniziale diffidenza di Joseph verso quella donna troppo perfetta diventa pian piano affetto ed è a lei che si rivolge quando il miglior amico sta per morire.
La loro amicizia non sfugge all'attenzione del coniuge di Hannah, che la picchia selvaggiamente credendosi tradito. La donna si rivolge così a Joseph che dopo la morte della moglie aveva deciso coscientemente di cancellare ogni rapporto sentimentale dalla sua vita. Ma Hannah chiede protezione, una sfida che Joseph dapprima rifiuta e poi accetta.

Forte come un pugno allo stomaco, il film di Paddy Considine ammalia per tutta la sua durata, catturando lo spettatore senza concedere nulla alla facile emotività. L'autore è bravissimo nel mostrare il non detto, quell'impasto di rassegnazione e dolore che caratterizza le esistenze dei due personaggi principali, tratteggiando con delicatezza i 'tirannosauri' con cui devono fare quotidianamente i conti, quegli eventi del passato da cui non si sono ancora separati. E bene fa Considine anche a lasciare spazio ai suoi protagonisti, veicoli di una tensione che non esplode mai in maniera fragorosa; gli eventi più violenti avvengono fuori campo, circondati da un silenzio che non si dimentica.

Così come la casa di Joseph, un Peter Mullan brillante come sempre, è un tripudio di statuette rotte e foto strappate, quella di Hannah è l'emblema della cristiana tranquillità, immersa in una glaciale perfezione, che va in frantumi nel peggiore dei modi. Hannah è la straordinaria Olivia Colman, già al servizio di Paddy Considine nel cortometraggio Dog Altogether che è valso al regista il Leone d'Argento alla 64.ma Mostra del cinema di Venezia. Si potrà forse obiettare che il regista abbia scelto la via stilistica più immediata per raccontare la storia di Joseph e Hannah, ma sarebbe un giudizio ingeneroso nei confronti di un'opera che in fin dei conti non assomiglia a nessun'altra e in cui le straordinarie interpretazioni degli attori hanno una tale potenza da offuscare tutto il resto. Così il giovane cineasta e attore inglese finisce per ripercorrere le tracce di Peter Mullan, interprete di gran temperamento e regista dalla cifra stilistica netta. Tyrannosaur è un film che non può in alcun modo lasciare indifferenti. E davanti alla solitudine di due persone che si cercano l'un l'altra per tentare di cambiare vita, ripartendo dagli errori del passato, non possiamo evitare di fare con loro un piccolo pezzo di strada.

Movieplayer.it

4.0/5