Recensione Fili invisibili - Storia minima della famiglia Bioni (2013)

Quello di Papini è uno sguardo affettuoso su un gruppo di amici speciali che in qualche modo riescono ad abbracciare tutto il mondo.

United Colors of Bioni

Se vi state chiedendo che cosa abbia di tanto speciale la famiglia Bioni, dovreste avere l'accortezza di prendere qualche appunto sulle svariate ramificazioni del loro albero genealogico. Il capofamiglia, papà Lino, ha combattuto la campagna d'Africa durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo aver tentato fortuna in Argentina è tornato in Piemonte, per la precisione ad Alagna e in seguito ad una profonda crisi depressiva si toglie la vita. I suoi figli si chiamano Manolo, Roberto ed Elena. Trasferitasi in India nel 1993 con la primogenita Benedetta, Elena sposa il guru Ohm Puri e dà alla luce Kalki, Kailash e Ganesh. Roberto ha due figli, Andrea e Magali, mentre Manolo, istruttore di sci ad Alagna è il padre orgoglioso di Clara, avuta da Catherine, e di Alexandre, ragazzino etiope adottato dalla moglie con il precedente marito. Ma non lasciatevi intimorire da questi intrecci, poiché non v'è traccia di trame e sottotrame alla Beautiful nel documentario di Andrea Papini, Fili invisibili - Storia minima della famiglia Bioni. Stranissima creazione il documentario firmato dal regista piemontese, un'opera che in più di un momento rischia di somigliare ad un filmino di famiglia, ma che per un motivo misterioso riesce a catturare l'attenzione di noi spettatori, anche se non accade nulla di straordinario. Grazie all'ottimo montaggio di Maurizio Baglivo e alla leggerezza della telecamera digitale, Papini riprende e intervista ogni personaggio lasciando che ad emergere sia la personalità di ciascuno di loro.


Elena, Manolo e Roberto, quest'ultimo in verità poco sotto i riflettori, rubano la scena, è ovvio, ma sono i loro figli, le giovani generazioni dei Bioni a rappresentare la bellezza profonda di questa storia strampalata, abbozzata e imprecisa come uno schizzo fatto a matita: Benedetta, che ormai si considera indiana, e i suoi fratellini, instancabili cacciatori di aquiloni; la deliziosa Clara e l'adorato 'fratellone' Alexandre e, infine Magali il cui matrimonio con Jorge riunisce di nuovo tutti i parenti. Papini sceglie dunque un nucleo familiare che conosce alla perfezione e che gli permette di operare delle riflessioni (seppur sfumate) sui grandi temi della Storia (la tragica eredità della Seconda Guerra Mondiale), delle mode culturali (la scoperta dell'India), delle trasformazioni sociali che interessano la collettività. Ma il piglio non è affatto politico, non ci troviamo di fronte ad una dissertazione su diritti e doveri nella nuova società multietnica; piuttosto quello di Papini è uno sguardo affettuoso su un gruppo di amici speciali che in qualche modo riescono ad abbracciare tutto il mondo. In una realtà perennemente connessa, in cui la rete sfuma ogni confine, i Bioni convivono a meraviglia con il loro caos variopinto e sembrano abitare un pezzo di mondo tutto loro, un enorme territorio che va dal Piemonte all'India, passando per Bruxelles. Il tentativo è quello di permettere agli spettatori di conoscere una famiglia diversa dalle altre, in cui i fili invisibili sono quelli che ne uniscono i vari elementi, quelli che non si spezzano anche a dispetto delle lunghe distanze. L'unica perplessità legata ad un'operazione del genere (ed è un limite di non poco conto) è relativa all'interesse che possa creare attorno a sé. Difficile dire se riuscirà o meno a catturare il pubblico, visto che il film uscirà in due sale; se sarà in grado di superare questo scoglio, sarà già un punto a favore. La Marechiarofilm di Antonietta De Lillo ha fatto già la sua scommessa, decidendo di inserire alcuni frammenti del documentario di Papini all'interno del prossimo film partecipato, Oggi insieme domani Anche, indagine sull'amore e sulle separazioni nell'Italia contemporanea. Anche questo è un modo per superare gli steccati.

Movieplayer.it

3.0/5