Recensione Renaissance (2006)

Il film di Christian Volckman ripropone stereotipi e motivi tra sci-fi e noir con un'estetica notevole seppur derivativa.

Più tecnologia che cinema

Nella Parigi del futuro si muovono vari personaggi (un detective della polizia, una dona rapita e la sorella che la cerca, più i consueti cattivi di turno) tutti alla ricerca di una fantomatica ricetta per l'eterna giovinezza che darebbe alla multinazionale che l'acquistasse il dominio del mercato, ma che provocherebbe uno svilimento totale della vita, poichè senza morte non c'è nemmeno vita.

Disperato, oscuro (pur nelle scene più luminose), futuristico, noir e al limite della metafisica, Renaissance è tutto quello che avete già visto se conoscete un minimo il cinema di fantascienza contemporaneo, quello che dagli anni '80 in poi sempre di più ha attinto alla letteratura di impianto "dickiano" e ha mischiato la messa in scena tradizionale della fantascienza con le figure tipiche del cinema noir.
I detective che non hanno nulla da perdere, le dark ladies, la corruzione e l'assenza di speranza nella continua lotta contro il destino: tutto questo si ritrova pedissequamente in Renaissance, film di grandissimo valore tecnico ma bassissimo profilo cinematografico.

Noioso già dalla prima sequenza di azione (la liberazione di un ostaggio), Renaissance racconta male una trama intricata e non troppo originale, puntando molto (e su questo punto fa bene) sulla dimensione visiva, ma non riuscendo a farvi affidamento fino in fondo. La Parigi futuristica esplicitamente ispirata all'agglomerato di Metropolis - sono più d'una le inquadrature identiche - è un bellissimo misto di passato  (i palazzi storici), presente (le metropolitane, i treni sopraelevati e le strade) e futuro (la stratificazione a vari livelli), dipinto in un bianco e nero che non prevede grigi e che se da una parte alla lunga un po' infastidisce lo spettatore, dall'altra regala anche delle perle di estetica e romanticismo.

Peccato che il film non abbia la minima originalità e non riesca nemmeno a fare bene quanto che è stato già fatto. Christian Volckman decisamente non è un regista, per portare avanti il film si affida alla sua memoria di spettatore cinematografico e purtroppo questo è evidente in ogni scena di Renaissance.