Anatomia di una cinquina: da Nolan a Justine Triet, i candidati all’Oscar per la regia

Da Christopher Nolan a Martin Scorsese, passando per grandi autori premiati a Cannes e Venezia: ecco perché la categoria dei registi offre una delle migliori cinquine degli Oscar 2024.

Anatomia di una cinquina: da Nolan a Justine Triet, i candidati all’Oscar per la regia

All'annuncio delle nomination agli Oscar 2024, lo scorso 23 gennaio, la categoria del premio Oscar per la miglior regia ha catalizzato gran parte dell'attenzione mediatica in seguito a un'assenza di peso: quella di Greta Gerwig, artefice del fenomeno Barbie e già candidata nell'analoga categoria ai Golden Globe e ai Directors Guild Award. Della presunta omissione di Greta Gerwig si è discusso in abbondanza fra gli appassionati, ma vale la pena ricordare che non si è trattato affatto di una sorpresa: alla vigilia delle candidature avevamo pronosticato con esattezza quali sarebbero stati i registi scelti dall'Academy, inserendo invece il nome della Gerwig fra i potenziali (ma poco probabili) colpi di scena. E non serviva la sfera di cristallo: è sufficiente sapere chi vota per le cinquine nelle diverse categorie degli Oscar.

Parasite Oscar
Bong Joon-ho con gli Oscar vinti per Parasite

Per la miglior regia, a selezionare i candidati è il cosiddetto directors branch: un ramo dell'Academy composto esclusivamente da registi, con una notevole varietà sotto il profilo della provenienza geografica. Si tratta di un comparto di 'elettori' che, negli scorsi anni (ma già nei decenni precedenti), hanno dimostrato di prediligere una marcata autorialità, spesso legata alle produzioni indipendenti, e non hanno mancato di riconoscere il lavoro di cineasti internazionali, varcando spesso i confini delle produzioni hollywoodiane. Qualche esempio, limitandoci soltanto all'ultimo lustro: le nomination per Alfonso Cuarón e Pawel Pawlikowski nel 2019, per Bong Joon-ho nel 2020, per Lee Isaac Chung, Thomas Vinterberg e Chloé Zhao nel 2021, per Paul Thomas Anderson e Ryusuke Hamaguchi nel 2022, per Todd Field e Ruben Östlund nel 2023. Fino ad arrivare a questa 96esima edizione, in cui i candidati per la regia costituiscono una delle migliori cinquine in assoluto degli Oscar 2024.

Barbie "snobbato" agli Oscar: forse è meglio così

Una cinquina da Oscar

Glazer
La zona d'interesse: Jonathan Glazer e Lukasz Zal sul set

È appunto il carattere eterogeneo dei nominati, e dei rispettivi film, a rappresentare una delle maggiori ragioni d'interesse della rosa per la miglior regia: una categoria in cui, accanto a un fenomeno di massa del calibro di Oppenheimer, hanno trovato spazio anche titoli europei che avrebbero corso il rischio di rimanere semi-ignorati al di fuori del circuito festivaliero. La vetrina degli Oscar, al contrario, contribuisce ad aumentare la visibilità (in primo luogo in America) di film splendidi e complessi quali Anatomia di una caduta e La zona d'interesse, che già si erano distinti nei primi due posti del palmarès del Festival di Cannes 2023. Andiamo dunque ad analizzare da vicino i cinque cineasti selezionati dal directors branch dell'Academy per il premio come miglior regista del 2023, e che compongono una delle cinquine più soddisfacenti ed eclettiche della recente storia degli Oscar.

Il grande favorito: Christopher Nolan per Oppenheimer

Golden Globes 2024 Christopher Nolan
Christopher Nolan premiato con il Golden Globe per Oppenheimer

Non si trattava semplicemente di una candidatura ipotecata con mesi d'anticipo, ma di una vittoria pressoché blindata da quando, l'estate scorsa, Oppenheimer si è affiancato a Barbie nell'imporsi come il maggior evento cinematografico del 2023, nonché come uno dei film hollywoodiani più acclamati degli scorsi anni. Perfetto punto d'incontro fra un approccio autoriale e una tipologia di cinema capace di intercettare il pubblico di massa (novecentosessanta milioni di dollari al box-office mondiale), fra le ambizioni da affresco storico e una riflessione morale che trascende la vicenda in questione, Oppenheimer si attesta fra le punte di diamante nella filmografia di un regista, il britannico Christopher Nolan, che ha segnato come forse nessun altro il cinema dell'ultimo quarto di secolo.

Chistopher Nolan E Cillian Murphy
Oppenheimer: Christopher Nolan sul set del film

Da un'opera-rivelazione quale Memento, che nel 2002 gli valse una prima nomination in qualità di sceneggiatore, a un blockbuster rivoluzionario e di enorme fortuna come Il cavaliere oscuro, passando per titoli quali Inception e Dunkirk, Christopher Nolan ha saputo legare la propria idea di cinema a un consenso popolare forse senza eguali nel panorama contemporaneo. Il fatto che Oppenheimer, con le sue tredici candidature agli Oscar, sia il capitolo più celebrato di una carriera già straordinaria è l'ennesimo punto a favore di un plebiscito inevitabile, ma non per questo meno gradito.

Oscar 2024: le 13 nomination di Oppenheimer e il trionfo del cinema d'autore

Un outsider a Hollywood: Yorgos Lanthimos per Povere creature!

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Yorgos Lanthimos con il Leone d'Oro per Povere creature!

Cinquant'anni, nato ad Atene, Yorgos Lanthimos è un cineasta che, dalla natia Grecia, si è fatto conoscere presso un pubblico sempre più vasto, nonostante i suoi film non rientrino certo nella categoria dei crowdpleaser; piuttosto un'opera quale Dogtooth, candidato all'Oscar come miglior film straniero del 2009, fa leva sul disagio dello spettatore, amalgamando elementi disturbanti e sfumature grottesche. Un marchio di fabbrica che, dopo il successivo Alps, Yorgos Lanthimos ha trasferito anche nelle sue pellicole girate in lingua inglese, attirando star internazionali come Colin Farrell, Rachel Weisz e Nicole Kidman: The Lobster e Il sacrificio del cervo sacro, per arrivare poi nel 2018 a La favorita, cronaca di una gara di seduzione che si trasforma in una corrosiva lotta per il potere nella cornice della corte reale inglese del diciottesimo secolo.

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Povere creature!: un primo piano di Emma Stone

Dopo aver ricevuto la benedizione dell'Academy per La favorita (dieci nomination, tra cui miglior film e regia, e l'Oscar alla protagonista Olivia Colman), Lanthimos torna in competizione con undici nomination grazie a Povere creature!, che lo vede collaborare nuovamente con lo sceneggiatore Tony McNamara e con una Emma Stone in stato di grazia. Anomalo racconto di formazione, commedia nera e parabola proto-femminista, Povere creature! ha suscitato un diffuso entusiasmo, certificato dalla vittoria del Leone d'Oro alla Mostra di Venezia 2023, pure in virtù della sua audace messa in scena, in cui è facile rintracciare l'impronta ormai inconfondibile del regista greco.

Povere creature! e la genesi del mostro secondo Yorgos Lanthimos

Il venerato maestro: Martin Scorsese per Killers of the Flower Moon

Killers Of The Flower Moon
Killers of the Flower Moon: Lily Gladstone e Martin Scorsese

Sia Christopher Nolan che Yorgos Lanthimos avevano già avuto diversi film in gara agli Oscar, ed entrambi gareggiano per la seconda volta per il premio alla miglior regia; ma l'indiscusso veterano della categoria è senz'altro Martin Scorsese, che a ottantun anni si è aggiudicato la sua decima nomination all'Oscar come miglior regista, più di qualunque altro cineasta vivente (e in assoluto secondo solo a William Wyler, con le sue dodici candidature), superando fra l'altro il record di John Huston come regista più anziano mai candidato. A cinque anni di distanza dal fosco e crepuscolare ritratto di un gangster di The Irishman, da molti considerato una sorta di film-testamento, Martin Scorsese ha firmato Killers of the Flower Moon, un fluviale dramma a sfondo storico sulle radici di avidità e violenza della nazione americana, basato sulla reale vicenda del massacro dei nativi di Osage County.

Killers Of The Flower Moon Leonardo Dicaprio Lily Gladstone
Killers of the Flower Moon: un tenero abbraccio tra Leonardo DiCaprio e Lily Gladston

A dispetto delle quasi tre ore e mezza di durata, Killers of the Flower Moon ha riportato un ottimo riscontro al box-office (oltre centocinquanta milioni di dollari d'incasso) e, in contemporanea al suo approdo sulle piattaforme di streaming, si presenta nell'agone degli Oscar con un totale di dieci nomination. Non si tratta di una sorpresa, ovviamente, ma semmai dell'ennesima certificazione del talento di un maestro nel pieno di una "eterna giovinezza" artistica.

Killers of the Flower Moon, recensione: la banalità del male secondo Scorsese

Da Cannes agli Oscar: Justine Triet per Anatomia di una caduta

Justine Triet
Justine Triet con i due Golden Globe per Anatomia di una caduta

Se era preventivato ritrovare i nomi di Nolan, Lanthimos e Scorsese nella cinquina dell'Oscar, appariva assai meno scontata l'inclusione di Justine Triet, l'autrice francese al timone di uno dei migliori titoli del 2023: Anatomia di una caduta, dramma processuale incentrato sul mistero del presunto omicidio di un uomo, che vedrà sua moglie messa sotto accusa sul banco degli imputati. Deviazione verso i territori del thriller rispetto ai precedenti dramedy sentimentali firmati dalla Triet, Anatomia di una caduta ha conquistato la Palma d'Oro al Festival di Cannes 2023 ed è stato insignito di due Golden Globe, per il miglior film straniero e per la miglior sceneggiatura, prima delle cinque nomination agli Oscar, incluse quelle per miglior film e regia; un successo che ha compensato la sua mancata elezione quale rappresentante della Francia per il premio come miglior film internazionale.

Anatomy Of A Fall
Anatomia di una caduta: Swann Arlaud e Sandra Hüller

Al di là del discusso tema della considerazione delle registe donne da parte dell'Academy (in un'annata che vede in corsa come miglior film pure Barbie della Gerwig e Past Lives di Celine Song), la nomination a Justine Triet è un doveroso riconoscimento per una messa in scena che fonde mirabilmente rigore narrativo e tensione emotiva, la forza dei dialoghi e il linguaggio delle immagini. Oltre alla conferma di come Cannes rimanga un formidabile trampolino di lancio verso platee ancora più ampie.

Anatomia di una caduta: storia (in giallo) di un matrimonio

L'alfiere di un cinema sperimentale: Jonathan Glazer per La zona d'interesse

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Jonathan Glazer con il Gran Premio della Giuria a Cannes per La zona d'interesse

E dalla ribalta del Festival di Cannes proviene anche il londinese Jonathan Glazer, vincitore del Gran Premio della Giuria per La zona d'interesse, designato dalla Gran Bretagna per la corsa all'Oscar come miglior film internazionale e candidato in tutto in cinque categorie, tra cui miglior film. Glazer, più ancora della Triet, è rientrato nella cinquina dei registi in qualità di alfiere di un cinema d'autore innovativo e sperimentale, che scardina le convenzioni ed esplora nuove modalità di racconto; insomma, una tipologia di cinema che in passato, agli Oscar, era sempre stata tenuta ai margini, ma che in tempi più recenti si sta guadagnando il proprio "posto al sole". E La zona d'interesse, libera trasposizione del romanzo di Martin Amis, ne è un esempio emblematico: è un'opera sull'Olocausto diversissima dai canoni narrativi tradizionali e che non concede agli spettatori il sollievo di una catarsi.

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La zona d'interesse: un'immagine del film

Il film di Jonathan Glazer, in uscita in Italia il 22 febbraio, è un indizio di come gli Oscar non siano più un trofeo esclusivamente hollywoodiano: restano comunque un evento fortemente influenzato dall'impatto mediatico e dai temi al centro del dibattito pubblico, ma capace al contempo di mettere in evidenza anche autori più 'sofisticati' e pellicole che si smarcano dalle aspettative, richiedendo agli spettatori di mettersi in gioco e "riempire i vuoti". E in fondo, i premi non dovrebbero servire soprattutto a questo?