Opera senza autore, il regista: “Ogni politico dovrebbe fare un esame di storia”

Intervista a Florian Henckel von Donnersmarck sul suo Opera senza autore, che all'ultima Mostra del Cinema di Venezia è stato il film più apprezzato dal pubblico.

Opera Senza Autore Tom Schilling Paula Beer
Opera senza autore: Tom Schilling e Paula Beer in un momento del film

Con la sua statura, ben due metri e cinque, la chioma rivolta al cielo, la vasta cultura e la perfetta padronanza di diverse lingue, compreso l'italiano, Florian Henckel von Donnersmarck sembra un uomo fatto per le alte sfere. La sua discendenza aristocratica lo conferma, ma è anche molto attento alla vita quotidiana, alle emozioni e ai sentimenti che toccano tutti. Dopo lo sfolgorante esordio con Le vite degli altri, miglior film straniero agli Oscar del 2007, e il passo falso The Tourist, il regista tedesco torna nella sua Germania con Opera senza autore, presentato in concorso alla 75esima Mostra D'Arte Internazionale del Cinema di Venezia, dove ha vinto il Leoncino d'Oro, il premio del pubblico.

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Il film, nelle sale italiane dal 4 ottobre, comincia nel 1937, in pieno regime nazista, e arriva agli anni '60, fino a poco dopo la costruzione del Muro di Berlino. Florian Henckel von Donnersmarck racconta dunque la storia della Germania attraverso la vita del pittore Kurt Barnert (Tom Schilling), ispirato all'artista Gerhard Richter. Appassionato di disegno fin da bambino, Kurt adora sua zia, la bella Elisabeth (Saskia Rosendahl), uno spirito libero, anche troppo per gli standard dell'epoca, che gli viene sottratta troppo presto. Il vuoto lasciato dalla sua Elizabeth viene però colmato da un'altra Elizabeth, Ellie (Paula Beer), il cui padre, un ex medico delle SS, il professor Carl Seeband (Sebastian Koch), ostacola però la loro unione, non ritenendo Kurt "geneticamente all'altezza".

Opera Senza Autore Sebastian Koch
Opera senza autore: Sebastian Koch in una scena del film

In Opera senza autore l'arte diventa il mezzo per raccontare dubbi e sensi di colpa, per riflettere su una nazione che è stata giudicata colpevole dalla storia ma, soprattutto in questi ultimi anni, sembra non aver dato una lezione sufficiente, visti i venti razzisti che si sono sollevati in Europa, Russia e America. Proprio l'importanza del conoscere la storia è uno dei cardini del film, come ci ha detto il regista a Roma: "Credo che guardare al passato sia forse il miglior modo per parlare del presente. Per me ogni politico che voglia essere eletto dovrebbe fare un esame di storia, magari basato su un elenco non soltanto di libri, ma anche di film. Potrei suggerire qualche titolo. C'è il rischio di ripetere tutti gli errori del passato: molto spesso, guardando come si comportano i capi di governo, penso: ma non hai mai studiato la storia del tuo paese? O dell'Europa? Quasi ogni guerra è stata causata da politici, da gruppi che non hanno capito che non si può offendere la dignità di un altro gruppo, di un altro paese: questo suscita forze di distruzione grandissime. Ma si deve conoscere la storia per capirlo".

La nostra intervista a Florian Henckel von Donnersmarck