Recensione The Promise (2005)

The Promise è un polpettone fantasy e videoludico, girato coi piedi, che raggiunge l'apice del cattivo gusto per le scelte sonore e per un abuso grottesco del digitale, mai così dilettantistico in un film di tale confezione.

Noia nella terra della neve

Chi ha creduto che la rielaborazione esotizzante e calligrafica del wuxia operata da Zhang Yimou nei suoi Hero e La foresta dei pugnali volanti rappresentasse il massimo livello di snaturamento del genere, può mettersi l'anima in pace e prepararsi a soffrire (se proprio deve) durante la visione di The Promise, ultima costosissima indecenza che la partnership produttiva tra Cina e Honk Kong ha intenzione di vendere a tutto il mondo attraverso la legittimazione garantita dalla firma di un regista dall'aura autoriale (Chen Kaige in pieno spaesamento e dichiaratosi scarso estimatore degli effetti speciali), dal festival di Berlino e dalla candidatura ai Golden Globes come miglior film straniero. Curioso ed arrogante meccanismo di indulgenza questo pescare alla cieca, il più delle volte non distinguendo il tanto grande cinema che si produce in Asia, dalle numerose porcate che ogni cinematografia può annoverare. Ed è così che ci ritroviamo di fronte ad un film indecente e risibile sia sotto il profilo banalmente spettacolare (il dispendio produttivo è del tutto ininfluente all'estetica del film), sia sotto quello della valenza contenutistica-formale.

Incipit: nel solito passato cinese temporalmente indefinito, una bambina si aggira scalza tra cadaveri e petali colorati svolazzanti, alla ricerca di un tozzo di pane salvifico. Strappatolo con inganno femmineo ad uno strano bambino con l'armatura, si avvia su un passaggio lacustre fino a quando per motivi sconosciuti all'umana compresione lo fa cadere distrattamente nell'acqua. Poco male; dal profondo degli abissi spunta una simil-fatina pronta a donargli un futuro sublime al solo costo di non potere mai vivere una storia d'amore. Ma si dai, perchè no!
Film: purtroppo la divin donzella, divenuta ormai principessa prima o poi scoprirà l'amore, grazie al prodigioso intervento di uno schiavo superveloce, figlio della terra della neve (?) e travestito da generale. Sarà l'inizio delle battaglie e la fine della ragione.

Ebbene si, questa è, in termini neanche troppo caricati, la storia su cui è stato costruito il film più costoso della storia del cinema cinese. Amore e onore in un mix dalla credibilità infima a fornire il pretesto per gli avvenimenti e le varie parossistiche battaglie digitali a colpi di spade, ralenty estenuanti e scempiaggini registiche da pelle d'oca. La presunta ed evocata epicità wuxia, su cui si sarebbe dovuto costruire il film, è in realtà totalmente assente.
The Promise è un polpettone fantasy e videoludico, girato coi piedi, che raggiunge l'apice del cattivo gusto per le scelte sonore e per un abuso grottesco del digitale, mai così dilettantistico in un film di tale confezione.