Ninjababy, la regista: “La maternità? Rispettiamo il diritto di non voler essere madri”

L'intervista a Yngvild Sve Flikke, la regista di Ninjababy, commedia norvegese che racconta le contraddizioni della maternità e smonta gli stereotipi di genere. Disponibile su MUBI.

Ninjababy, la regista: “La maternità? Rispettiamo il diritto di non voler essere madri”

Una commedia irriverente che ribalta gli stereotipi sulla maternità, smontando una narrazione edulcorata che non lascia spazio ai dubbi e a donne che non ne comprendano le "gioie". La regista norvegese Yngvild Sve Flikke lo fa attraverso un'abile combinazione di live action e animazione: il risultato è Ninjababy, disponibile da gennaio su MUBI dopo il passaggio in sala dello scorso anno, con protagonista una giovane disegnatrice, Rakel (Kristine Kujath Thorp, che ritroviamo anche nel caustico Sick of Miyself, altro titolo del catalogo MUBI di questo mese), confusa e incasinata, alle prese con una gravidanza indesiderata.

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Ninjababy: Nader Khademi, Kristine Kujath Thorp in una scena del film

Un film corrosivo che trova il suo fulcro nei dialoghi spesso sboccati e senza filtri tra Rakel e il bambino che porta in grembo, un embrione parlante con una benda da ninja sugli occhi. "Se una donna dice 'non voglio essere madre', le viene sempre chiesto perché, se invece esprime il desiderio di averne, non le verrà mai domandato nulla. Mi sono chiesta quanto sia strano non rispettare fino in fondo le scelte degli altri. E non credo dovrebbe essere strano nella nostra società, nel mondo moderno in cui viviamo capire le persone che non vogliono avere figli", ci dice la regista.

Maternità e pressioni sociali

L'urgenza di raccontare con Ninjababy le contraddizioni della maternità e della vita in generale arriva direttamente dalla sua esperienza di donna: "Ho avuto due gravidanze, entrambe molto desiderate, ma dentro si agitavano tanti di quei dubbi, e nonostante fossero volute sono rimasta stupita da tutti i sentimenti contrastanti che provavo, dalla pressione esercitata su di me dall'esterno, dalla società, dalla famiglia, perché ci si aspetta che tu reagisca e ti comporti in un certo modo. Non riuscendo a esprimere tutto a parole mi sono chiesta se fosse possibile fare un film sulla gravidanza, e siccome l'umorismo mi viene molto naturale, ho deciso di esprimere tutto questo in modo comico. Per me la commedia è un modo di affrontare la vita, ecco perché ho sentito il bisogno di fare questo film e di creare una storia che le persone possano portarsi dentro, e per cui possano discutere delle proprie idee sull'argomento", racconta Yngvild Sve Flikke.

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Ninjababy: una scena del film

Ma in Ninjababy anche le figure maschili trovano il loro spazio, in un racconto che cerca sempre di superare i limiti del genere: "Ci sono cose che derivano dall'essere madre che non sono previste invece dall'essere padre. Penso che nella lotta ai generi dobbiamo continuare ad ampliare questa discussione in modo che sia rispettata e accettata la scelta di prendersi cura o meno di un bambino, che non riguarda solo le donne, ma tutti i generi", aggiunge.

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La magia dell'animazione

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Ninjababy: Kristine Kujath Thorp in una sequenza

Coraggiosa la scelta di combinare live action e animazione, tecnica che la regista definisce "magica, bizzarra e piena di possibilità proprio come la gravidanza". "Con l'animazione tutto può succedere", racconta, "ed è quello che ho provato quando sono rimasta incinta la prima volta. Sentivo che quel linguaggio sarebbe stato perfetto per la storia che avrei voluto raccontare, per illustrarne la magia e tutte le infinite possibilità. Ci si può davvero giocare sia emotivamente che comicamente, puoi creare dei peni grandi o dei peni piccoli, e puoi volare". Ma è anche stato lo strumento, l'unico ammissibile, per rappresentare Rakel e il suo mondo: "Non mi interessava girare in live action i momenti in cui pensa; per creare le scene in cui parla con Ninjababy è stato molto naturale usare l'animazione", che non è semplice ornamento o contorno ma parte integrante della storia. "Ninjababy è la coscienza di Rakel e quindi aveva bisogno di un po' del suo carattere ma nello stesso tempo essere personaggio".