Liam Neeson è L’uomo sul treno, eroe hitchcockiano in un thriller col pilota automatico

A sessantacinque anni, l'attore irlandese si conferma star inossidabile del genere action nel film di Jaume Collet-Serra: un thriller ambientato quasi interamente a bordo di un treno, dotato di un discreto spunto di partenza ma privo della finezza e dell'intelligenza necessarie a renderlo un prodotto davvero interessante.

L'uomo sul treno - The Commuter: il regista Jaume Collet-Serra, Liam Neeson e Vera Farmiga sul set del film
L'uomo sul treno - The Commuter: il regista Jaume Collet-Serra, Liam Neeson e Vera Farmiga sul set del film

In uno dei suoi ultimi film diretti in Gran Bretagna prima del trasferimento a Hollywood, La signora scompare, del 1938, Alfred Hitchcock costruiva un complesso intrigo che si sviluppava interamente a bordo di un treno, con una coppia di passeggeri impegnati a indagare sull'improvvisa sparizione di un'anziana donna, una donna della cui esistenza non sembrava essere rimasta più la minima traccia.

Ma la fascinazione del maestro del brivido per i treni sarebbe stata rimarcata, nel 1951, con Delitto per delitto, noto in Italia anche con il titolo L'altro uomo (in originale invece Strangers on a Train), adattamento di un romanzo di Patricia Highsmith: un thriller aperto dall'incontro, a bordo di un treno, del giovane tennista Guy Haines con il losco Bruno Antony, intenzionato a proporgli un accordo diabolico. Lo spunto, insomma, era tipicamente hitchcockiano: l'integerrimo everyman la cui esistenza viene messa in crisi dall'apparizione di uno sconosciuto che lo metterà di fronte a una situazione estrema, spingendolo in un vortice di scelte drammatiche e di sanguinose conseguenze.

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Sconosciuti su un treno

L'uomo sul treno - The Commuter: Liam Neeson in una scena del film
L'uomo sul treno - The Commuter: Liam Neeson in una scena del film

Un presupposto analogo - difficile, del resto, sottrarsi al magistero hitchcockiano - è quello alla base del nuovo action movie frutto della collaborazione fra il regista Jaume Collet-Serra (che tuttavia non ha mai fatto mostra di ambizioni autoriali di alcun tipo) e Liam Neeson, che da ormai un decennio ha abbandonato quasi del tutto un cinema dal taglio 'artistico' (fatta eccezione per il recente Silence di Martin Scorsese) per reinventarsi superstar dell'action movie. E ne L'uomo sul treno - The Commuter l'attore irlandese, oggi sessantacinquenne, si cala nell'ennesimo ruolo in cui siamo ormai abituati a vederlo: quello di Michael MacCauley, uomo d'affari con un passato da poliziotto e affettuoso padre di famiglia, la cui professione lo porta ad un pendolarismo fra Manhattan e le bucoliche aree residenziali nei pressi di New York, come illustrato da un prologo che più didascalico non si potrebbe.

L'uomo sul treno - The Commuter: Vera Farmiga in una scena del film
L'uomo sul treno - The Commuter: Vera Farmiga in una scena del film

Ormai quasi al termine del suo percorso professionale, e con un figlio in procinto di iscriversi a una costosissima università, Michael subisce però un colpo inaspettato e durissimo: la perdita del lavoro. E mentre si trova a bordo del treno che lo riporterà a casa, oppresso dalle inquietudini sul bilancio familiare, l'uomo riceve la classica proposta 'mefistofelica': la misteriosa Joanna (Vera Farmiga) gli offre infatti centomila dollari se Michael sarà in grado di individuare quale, fra i passeggeri del treno, è in realtà un 'intruso' con una borsa contenente qualcosa di molto prezioso. Una borsa che funge da esemplare MacGuffin, insomma (sempre e ancora all'ombra Hitchcock), allo scopo di avviare un meccanismo investigativo imperniato sulla ricerca di un preciso individuo (proprio come ne La signora scompare) nello scenario circoscritto dei vari vagoni.

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Liam Neeson, eroe per caso (ancora una volta)

L'uomo sul treno - The Commuter: Liam Neeson in un momento del film
L'uomo sul treno - The Commuter: Liam Neeson in un momento del film

Il canovaccio elaborato da Byron Willinger e Philip de Blasi, per quanto non così originale, avrebbe potuto fornire comunque numerosi elementi d'interesse, ad esempio innestando il racconto nei dilemmi morali del protagonista: garantire il benessere della propria famiglia o non cedere ai compromessi etici di un incarico quanto mai ambiguo? Ma i dilemmi, ne L'uomo sul treno, si sciolgono in men che non si dica: il Michael MacCauley di Neeson non è un personaggio dotato di spessore sufficiente a farci sentire coinvolti nel suo dramma, ma è l'ennesimo eroe forzuto e granitico, capace di sfoderare abilità fisiche degne di un provetto 007 e di sopravvivere nelle circostanze più pericolose, ma soprattutto nelle maniere più improbabili.

L'uomo sul treno - The Commuter: Liam Neeson in una scena d'azione del film
L'uomo sul treno - The Commuter: Liam Neeson in una scena d'azione del film

Perché, se in effetti la verosimiglianza non è mai stata il punto di forza di questo filone cinematografico, d'altra parte nel film di Collet-Serra la soglia di sospensione dell'incredulità viene forzata più e più volte, con derive sempre maggiormente esasperate che conducono verso un epilogo caotico. Per gli appassionati del genere, quello confezionato dal regista e da Liam Neeson resta in ogni caso un prodotto nella media, che riesce ad intrattenere per un'ora e tre quarti ma rinuncia ben presto a qualunque ipotesi di raffinatezza narrativa o stilistica. Ma considerando la recente parabola della carriera di Neeson, in fondo non era lecito aspettarsi nulla di diverso...

Movieplayer.it

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