Recensione San Valentino di sangue in 3D (2009)

E' nella regia che San Valentino di Sangue in 3D offre il meglio di sé, regalando agli appassionati quel pizzico di insana follia e di grottesco umorismo che da anni latitava in un genere che vive purtroppo quasi esclusivamente di rendita.

Le tre dimensioni dell'orrore

Si chiama Harmony, ma nonostante il suo nome strizzi l'occhio ai più sdolcinati romanzi d'amore, la cittadina di minatori ha in realtà una fama tutt'altro che romantica. Tristemente nota per la morte di cinque operai avvenuta dieci anni prima all'interno di una galleria sotterranea e per il massacro di altre ventidue persone compiuto con un piccone esattamente un anno dopo, nel giorno di San Valentino, da Henry Warden, unico sopravvissuto al misterioso incidente in miniera risvegliatosi dal coma, Harmony sembra ormai aver riacquistato la sua serenità. Solo quattro ragazzi riuscirono a sfuggire alla furia omicida di Henry, tra cui Tom Hanniger, figlio del proprietario della miniera, che dopo la morte di suo padre è tornato in città per mettere in vendita la proprietà di famiglia e liberarsi di quegli spaventosi ricordi. Una decisione che in città nessuno condivide e che finisce per metterlo in cattiva luce con tutti i dipendenti della miniera, ma Tom spera in questo modo di riuscire a liberare per sempre la sua mente da ogni fantasma. Il ragazzo però non ha fatto i conti con i sentimenti che prova ancora per la sua ex-fidanzata Sarah, anche lei sopravvissuta alla strage insieme ad Axel, eterno rivale di Tom, ora diventato suo marito nonché sceriffo della città. Per i tre non ci sarà tempo per convenevoli e chiarimenti perché durante la notte di San Valentino riemergerà nel modo più sanguinolento e brutale possibile un passato che credevano ormai lontano: con indosso tuta e maschera da minatore ed in mano il suo inseparabile ed aguzzo piccone, Henry Warden è tornato a seminare terrore per le strade di Harmony, deciso come non mai a portare a termine il suo piano di morte...

Fino ad oggi il cinema horror a tre dimensioni sembrava legato indissolubilmente ai terzi capitoli delle saghe: era toccato nel lontano 1982 a Venerdì 13 Parte III - Week-end di terrore, il primo_ slasher_ dell'era moderna ad uscire in sala in versione tridimensionale, e l'anno successivo a Lo squalo 3 e ad Amityville 3D. Tutti difettosi nella trama e noiosi nella narrazione ma con una grossa novità a tener incollati gli spettatori alle poltrone. Ora, a quasi trent'anni di distanza, ecco comparire in sala un film interamente concepito in tre dimensioni, capace di catturare l'attenzione dello spettatore e di immergerlo in un'atmosfera di terrore mai vista prima. Si tratta di San Valentino di Sangue in 3D, rivisitazione in chiave ipermoderna ed ipertecnologica dell'omonimo horror canadese_ low budget_, del quale ha tessuto le lodi persino Quentin Tarantino definendolo "il miglior splatter di tutti i tempi", diretto nel 1981 da George Mihalka e uscito in Italia col titolo Il giorno di San Valentino.

Per lo spettatore è un'esperienza nuova, agghiacciante e divertente allo stesso tempo. E' dritto negli occhi di chi è seduto in sala che si rivolgono le picconate del minatore folle, che vengono puntate le canne di fucili e pistole, ed è tanto il sangue che scorre ovunque grazie agli effetti tridimensionali su vetri, specchi e all'interno dei claustrofobici tunnel della miniera. Per il resto tutto ammicca ai classici degli anni '70 e '80: non mancano le tette al vento tipiche di quegli anni, le scene di sesso, i corpi mutilati, gli occhi cavati e le scatole a forma di cuore che non sempre contengono cioccolatini. Ma è nella regia che San Valentino di Sangue in 3D offre il meglio di sé, regalando agli appassionati quel pizzico di insana follia e di grottesco umorismo che da anni latitava in un genere che vive purtroppo quasi esclusivamente di rendita. Non ci sorprendiamo minimamente nell'apprendere che alla guida di questo gustoso remake c'è un cineasta non nuovo a certe dinamiche. Si tratta di Patrick Lussier, quarantacinquenne regista canadese de La Profezia e di Dracula's Legacy: Il fascino del male, da anni collaboratore di fiducia del maestro Wes Craven. Tante le citazioni ai suoi Scream (su tutte la scena tra i costumi calati dall'alto e quella del 'dubbio' sull'identità dell'assassino) ma non mancano naturalmente quelle al Jason Vorhees di Venerdì 13 e al Michael Myers di Halloween, come in ogni slasher con la S maiuscola.
Un assassino invincibile, una maschera, un costume, un'arma contundente e il massacro è servito. San Valentino di Sangue in 3D è un tuffo nel passato e contemporaneamente una finestra su quello che potrebbe essere il futuro dell'horror, un perfetto mix tra vecchio e nuovo cinema, tra tradizione e innovazione, tra ironia e violenza.
A farla da padrone il piccone, un attrezzo che dopo coltellacci da cucina, machete, mannaie e seghe elettriche è destinato ad entrare nell'immaginario collettivo degli horrorofili. Lo vedremo impigliato sensualmente nella camicia della protagonista, lanciato a mo' di boomerang sui parabrezza delle auto, intento a squarciare in ogni modo corpi e anime fino a quella che come sempre sembra la fine, ma non lo è. Il nostro 'eroe' sarà ad attenderci lì dove tutto è iniziato, dopo i titolo di coda, all'uscita della galleria, quando si intravede la luce al termine di una lenta risalita in trenino della miniera, più agguerrito e adirato che mai.

Ci vorranno più di 14 anni per entrare in sala e gustarsi, dalla prima all'ultima, tutte le sue amorevoli picconate. Colpi che spalancano costati e bucano occhi, gole, teste e inevitabilmente anche lo schermo, per una storia d'amore e terrore destinata a fare breccia in tutti i cuori. Mettetevi comodi e infilatevi gli occhialetti, la nuova era dell'orrore sta per avere inizio.

Movieplayer.it

4.0/5