Recensione Il sole (2004)

Solnze è'un film ermetico ed opprimente dai colori plumbei e dall'estremo rigore stilistico; in piena e rinnovata aderenza con le radici teoriche e narrative del cinema sovietico delle oigini.

La fine di un ordine antico

Dopo Molokh e Taurus, rispettivamente dedicati alle figure di Hitler e Stalin, il terzo capitolo che Sukurov dedica ad un personaggio storico del 900, racconta delle ventiquattro interminabili ore in cui l'imperatore giapponese Hirohito decide di firmare l'armistizio che pose fine alla seconda guerra mondiale.

Solnze è'un film ermetico ed opprimente dai colori plumbei e dall'estremo rigore stilistico; in piena e rinnovata aderenza con le radici teoriche e narrative del cinema sovietico delle oigini. Di difficile fruizione ma anche di grande fascino, la pellicola, diretta e fotografata da Aleksandr Sokurov è indissolubilmente ripiegata sulla dimensione rituale e domestica, configurandosi dal primo al'ultimo momento come una riflessione simbolica sulla fine di un epoca del Giappone. Tutto nel film va in questa direzione e per dare forza al suo discorso Sukurov utilizza solo come cornice la dimensione politica e storica che sottende la tragica fine del secondo conflitto mondiale(l'incontro con lo staff dirigenziale del suo paese come quello con McArthur sono a questo proposito funzionali solo allo stato di evoluzione del personaggio). La dichiarazione di sconfitta del Giappone è infatti, in realtà, la conseguenza di un percorso dall'altissimo valore simbolico: la scelta di Hirorito di rinunciare al divismo che connatura la sua carica, per traghettare il Giappone verso una modernità oscura e sconosciuta.

Il regista russo sceglie di rappresentare questo percorso critico e tutte le spinte contrarie con dei simboli di rara efficacia: dal servilismo ossessivo del suo inserviente, all'imbarazzo del soldato americano di origini nipponiche, chiamato a fare da traduttore durante l'incontro dell'imperatore con il generale McArthur , alla fascinazione di Hirorito stesso per la cultura amricana. A conclusione di tutto, l'incontro con la moglie, in una scena dalla bellezza stordente ed assoluta; punto di arrivo sia lunguistico che narrativo, in quanto sintesi perfetta del cinema intellettuale di Sukurov e del percorso del personaggio rapprentato nel momento del raggiungimento della dimensione umana.