La Bella e la Bestia: Disney gioca la carta della nostalgia

Bill Condon riporta sullo schermo il capolavoro animato Disney del 1991, ripercorrendone la storia e ricalcandone emozioni che, a tratti, ancora risuonano col calore.

La Bella e la Bestia: Emma Watson nel castello della Bestia
La Bella e la Bestia: Emma Watson nel castello della Bestia

Il cosiddetto remake live action è diventato ormai un dato di fatto in casa Disney, un filone iniziato in qualche modo da Maleficent e proseguito con Cenerentola, Il libro della giungla e Il drago invisibile e giunto ora a La Bella e la Bestia in attesa dei già annunciati prossimi progetti, Il re leone e Mulan. Che ci sia o meno bisogno di questi rifacimenti è argomento complesso che lasciamo ad altra sede, quello che va sottolineato è l'entusiasmo che suscitano nel pubblico, come dimostra il record di visualizzazione del primo trailer de La bella e la bestia al lancio su Youtube, che conferma la risposta positiva degli spettatori ai film precedenti.

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Va però detto che da Maleficent ad oggi le cose sono cambiate: se il primo traeva ispirazione da un determinato mondo, per affrontarlo, pur con dei limiti, in una chiave di lettura originale e interessante, con i progetti successivi l'aderenza all'originale è aumentata sempre più, arrivando proprio nell'ultimo lavoro, ad opera di Bill Condon, ad una struttura, ed intere sequenze, ricalcate in modo evidente e voluto sul film originale, per richiamare ed omaggiare il passato, oltre che sfruttare un effetto nostalgia inevitabile ed emozionante.

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Nel castello incantato

La Bella e la Bestia: Belle parla con Lumière e Tockins in una foto del film
La Bella e la Bestia: Belle parla con Lumière e Tockins in una foto del film

La storia de La Bella e la Bestia la conosciamo tutti, per averla vista in tante sue declinazioni, ma quella del film di Condon è esattamente quella del capolavoro animato del 1991, che apre con lo stesso prologo su come la Bestia sia diventata tale, sulla maledizione inflittagli e la necessità di amare ed essere amati prima che una rosa incantata perda l'ultimo petalo. Prosegue presentandoci la nuova Belle e il suo villaggio, per seguire il padre di lei rifugiato e poi imprigionato nel minaccioso castello del mostro e la figlia in suo soccorso e poi imprigionata al suo posto. Facciamo la conoscenza degli stessi adorabili servitori che animano il castello ed assistiamo ai loro sforzi per instillare nella ragazza un amore difficile per la mostruosa bestia, verso un lieto fine che sappiamo bene che arriverà. Perché è questa la magia delle favole e del cinema della Disney.

La Bella e la Bestia: una foto degli oggetti animati del castello della Bestia
La Bella e la Bestia: una foto degli oggetti animati del castello della Bestia

Quello che non conosciamo, che abbiamo intravisto dai primi video diffusi e ci stupisce in positivo, è la magnificenza della messa in scena, la cura nelle scenografie allo stesso tempo fedeli in spirito all'originale animato e sontuose, calde ed imponenti; ci emozioniamo vedendo la rosa, simbolo del cartone animato Disney e della sua resa di questa favola immortale; ci divertiamo con i battibecchi tra Lumiere e Tockins, sorridiamo con Mrs Bric e Chicco, ci lasciamo travolgere da una storia e dettagli che conosciamo, amiamo e siamo felici di rivedere in una forma (semi)nuova e più moderna, con qualche venatura un po' più dark che la rende leggermente più matura.

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La soggezione di Condon

La Bella e la Bestia: Emma Watson e Dan Stevens danzano in una scena del film
La Bella e la Bestia: Emma Watson e Dan Stevens danzano in una scena del film

Il lavoro fatto da Bill Condon sulla messa in scena non si discosta molto da quello di Branagh per Cenerentola, ma la cura visiva e i mezzi a disposizione non sono sfruttati al meglio da una certa mancanza di coraggio: forse preoccupato di tradire l'originale, il regista si contiene e non osa, finendo in più di un'occasione per arrivare ad un risultato meno originale e meno efficace di quello che oltre 25 anni fa avevano ottenuto Gary Trousdale e Kirk Wise. Pensiamo a sequenze chiave come quella di Stia con Noi o del ballo tra Belle e il padrone di casa, che continuiamo a preferire nella loro versione animata originale: per quest'ultima in particolare, stupisce notare come nel '91 si sia riuscita ad ottenere una messa in scena ampia e ariosa, che ci immergeva nella sala del ballo del castello con i due protagonisti, sfruttando, forse per la prima volta, la grafica al computer per ottenere l'effetto voluto e necessario.

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La Bella e la Bestia: una foto di Emma Watson e Luke Evans nel ruolo di Belle e Gaston
La Bella e la Bestia: una foto di Emma Watson e Luke Evans nel ruolo di Belle e Gaston

Un punto che ci sentiamo di sollevare anche riguardo alla sequenza che accompagna Bonjour, che riesce ad avere un maggior respiro con la scenografia disegnata e bidimensionale degli artisti Disney piuttosto che sui set reali in cui si muove la protagonista del remake. Discorso a parte meriterebbe il prologo che racconta la nascita della maledizione, che mantiene la voce narrante fuori campo ma non la accompagna con le vetrate dipinte che aprivano il vecchio film bensì con una sequenza che racconta il momento dell'incontro tra il Principe e la maga che lo avrebbe trasformato (forse l'unico momento, questo, in cui il film di Condon si allontana in modo netto dall'originale). Differenze che non rovinano il film di per sé, ma vanno sottolineate per chi ama e conosce alla perfezione il film del 1991 a cui questo remake si ispira.

La nuova Belle, la Bestia e, soprattutto, i suoi servitori

La Bella e la Bestia: Luke Evans interpreta Gaston
La Bella e la Bestia: Luke Evans interpreta Gaston

Un aspetto, quello della fedeltà, che va sottolineato anche per quanto riguarda il cast, per lo più azzeccato ed in parte: Emma Watson tratteggia la forte, orgogliosa Belle in modo dignitoso, Kevin Kline è rassicurante nella sua versione del padre della ragazza, Maurice, mentre solo a tratti ci ha convinti Dan Stevens nella sua caratterizzazione della Bestia. Su tutti, però, ci hanno stupiti Luke Evans e Josh Gad nel mettere in scena Gaston e Le Tont, con quest'ultimo che guadagna un bel po' di punti rispetto al film originale, sia per il lavoro del suo interprete che per il maggior spazio ed approfondimento assicuratogli dallo script; così come è ottima la resa in CGI della popolazione del castello, dai già citati Lumiere e Tockins a Spolverina, Madame De Garderobe, Cadenza, Mrs Bric e Chicco, per i quali fatichiamo ad esprimere un giudizio completo a causa della visione doppiata, che ci ha impedito di godere del lavoro di nomi del calibro di Ian McKellen, Ewan McGregor, Stanley Tucci ed Emma Thompson.

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L'effetto nostalgia

La Bella e la Bestia: Emma Watson in una foto del film
La Bella e la Bestia: Emma Watson in una foto del film

Un discorso che va necessariamente esteso all'ambito delle canzoni del film, che hanno subìto un adattamento, più o meno sostanzioso a seconda dei casi, rispetto a quelle già tradotte nel '91 e che, francamente, ci sembra incomprensibile: se, infatti, quello che viene ricercato in modo esplicito e dichiarato da questo remake de La Bella e la Bestia è un naturale effetto nostalgia, apportare cambiamenti di questo tipo diventa addirittura controproducente, oltre ad essere contrario alla regia di Condon che invece cerca di limitarli al minimo. Sarà stata forse questa la molla che ha spinto verso un adattamento più fedele al testo originale, ma il risultato è meno efficace poiché si basa su canzoni con metriche forzate e sballate distanti dal ricordo che ogni spettatore porta nel cuore. Nella sua versione originale, infatti, le canzoni sono rimaste inalterate (se non per alcuni versi eliminati in passato ed ora reintegrati) e sono stati gli stessi autori di allora, Alan Menken e Tim Rice, a comporre le tre aggiunte in questa nuova versione, e basterebbe questo a sottolineare come lo stesso lavoro sarebbe stato necessario anche nella versione italiana.

La Bella e la Bestia resta un film godibile e adatto a passare poco più di due ore in un mondo di fantasia, un film che ha sia i suoi punti di forza che i suoi limiti nell'essere rifacimento di un classico così amato: sfrutta le emozioni create dal suo predecessore e le fa sue, ma allo stesso tempo ne subisce l'inevitabile confronto.

Movieplayer.it

3.0/5