Recensione Someone special (2004)

Autentica sorpresa della selezione del Far East 2005, Someone Special è una commedia romantica coreana assolutamente deliziosa con una regia equilibrata e coinvolgente, una sceneggiatura decisamente riuscita e dei momenti di autentico divertimento alternati a parentesi di intensa riflessione.

L'amore dopo la morte

Chi-Sung è un giocatore di baseball sul viale del tramonto agonistico che scopre improvvisamente di avere un male incurabile che gli permette solamente altri due mesi di vita. Alle prese con una tragedia personale di tali proporzioni, Chi-Sung si lascia andare alla depressione più nera, perde il significato delle cose e la capacità di dare senso alla quotidianità, finendo anche per abbozzare un bizzarro tentativo di suicidio (una maratona che lo vedrà però arrivare quinto). Persa anche la casa e i risparmi avrà modo di trovare conforto nell'amore incondizionato di una ragazza che lo desidera da sempre, ma, troppo preso da sé stesso e dal suo dolore, pare anestetizzato a tutto ciò che lo circonda, fino a quando...

Autentica sorpresa della selezione del Far East 2005, Someone Special è una commedia romantica coreana assolutamente deliziosa con una regia equilibrata e coinvolgente, una sceneggiatura decisamente riuscita e dei momenti di autentico divertimento alternati a parentesi di intensa riflessione. Tutto funziona alla perfezione in un film che ha decisamente coinvolto il pubblico anche grazie ai due interpreti eccellenti (in particolar modo Lee Na-Young, assolutamente fantastica nelle sue mimiche da ragazza dolce e disadattata) e a delle trovate assolutamente esilaranti: su tutte una geniale parentesi meta-cinematografica e lo splendido e coraggioso finale, in cui all'idea che convenzionalmente il cinema ha del romanticismo si sostituisce per un volta l'idea che la vita ha del romanticismo.

Al di là dei singoli ottimi momenti, Someone Special si dimostra un ottimo film nel suo complesso, per la capacità di modulare il registro comico, drammatico, grottesco e demenziale con estrema padronanza e di saper rifiutare il modello imperante delle commedie coreane contemporanee scritte in serie per star anonime e di bell'aspetto. Mediante queste continue variazioni del tono Jang Jin riesce a stemperare e alleggerire le situazioni più usuali ed abusate del genere e a fornire di una portata scanzonata e malinconica i suoi personaggi, approfondendone quindi la psicologia e fornendo la pellicola di spunti di riflessione tutt'altro che banali.