Jackie: perché recuperare in streaming il capolavoro di Pablo Larraín

Natalie Portman, le musiche di Mica Levi e il dolore di una donna libera dall'icona: ecco perché rivedere in streaming Jackie di Pablo Larraín.

Jackie: perché recuperare in streaming il capolavoro di Pablo Larraín

Perché rivedere Jackie di Pablo Larraín? La risposta è più semplice di quanto si possa credere: perché non c'è nessuno, meglio di Larraín, capace di raccontare la femminilità applicata alle storture drammatiche del potere. Lo ha fatto con Jackie, che ne riprende il profilo della più "sconosciute delle conosciute", e lo ha successivamente fatto con Lady Diana, in quell'altro capolavoro chiamato Spencer. Poi, chiaro, i motivi per cui rivederlo in streaming - lo trovate su Infinity+ -, sono anche altri: una Natalie Portman da Oscar (mancato), la colonna sonora di Mica Levi, o la fotografia ovattata di Stéphane Fontaine, che de-colora i quadri dei corridoi nebbiosi della Casa Bianca.

Venezia 2016: Pablo Larraín, Natalie Portman al photocall di Jackie
Venezia 2016: Pablo Larraín, Natalie Portman al photocall di Jackie

Tra i tanti motivi, un altro è poi fondamentale, e torna forte in un periodo storico in cui la politica è costipata di slogan, populismo e piazze in balia dei politicanti. Perché, pur raccontando un episodio buio, il pretesto dell'assassinio di John Fitzergald Kennedy diventa il gancio per Larraín, su sceneggiatura di Noah Oppenheim, di declinare il dolore intimo di una donna incredibile, che ha affidato al giornalista Theodore H. White un'intervista su Life divenuta storica. JFK è costante, ma è Jackie che porta avanti il pensiero, e la sua identità griffata Chanel ancora macchiata di sangue. Jacqueline "Jackie" Kennedy, ad una settimana dal dramma di Dallas, affidò infatti a Life un'elaborazione del lutto, che il regista di El Conde rivede come fosse un flusso cinematografico centrato sul profilo di una donna sola, schiacciata dai doveri di moglie e di First Lady. "Jackie non è una fotografia", spiegava il regista a Venezia 2016, dove il film venne presentato in concorso, "Jackie è cinema allo stato puro, illusorio e fascinoso".

Jackie e la grande prova di Natalie Portman

Natalie Portman Jackie
Jackie: un'immagine di Natalie Portman

Tra l'altro, non potremmo immaginare Jackie senza Natalie Portman, candidata all'Academy per il ruolo (l'Oscar andò, forse ingiustamente, ad Emma Stone per La La Land). Un'interpretazione quasi eterea, distaccata dal contesto - ci troviamo nella casa di Hyannis Port, nel Massachusetts, e poi di nuovo nella Casa Bianca e anche sull'Air Force One - ma fortemente legata al personaggio di Jackie, tanto che l'attrice, voluta dal produttore Darren Aronofsky, è partita nel modulare la voce, che diventerà la chiave dell'intero film, così come gli straordinari costumi che l'hanno aiutata ad entrare nello spirito di Jacqueline. "Questo è stato il mio personaggio più pericoloso: non volevo imitare ed ero spaventata al confronto", dichiarò Natalie Portman nel 2016, durante il tour promozionale.

Jackie: Billy Crudup e Natalie Portman in una scena del film
Jackie: Billy Crudup e Natalie Portman in una scena del film

Tuttavia, Jackie è un film multi-tonale e decisamente sfocato, contrastato nello spirito catturato da Larraín e da Natalie Portman, la quale ha dichiarato: "Ho ascoltato tante registrazioni, era a volte fredda e a volte empatica. La voce e il tono raccontano molto di lei. Abbiamo raccontato il conflitto personale, abbiamo raccontato il simbolo, ma abbiamo anche raccontato il suo essere stata una moglie tradita, nonché madre giovanissima. Abbiamo accantonato i simboli, pensando ai sentimenti". Allora, in Jackie, rivisto oggi, esce fuori il paradigma di una donna che non poteva cedere, declinata in un film ricco di dettagli e di sfumature.

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Tecnica ed emozioni

Jackie
Jackie

Sfumature e dettagli che si legano all'emotività di un film solo apparentemente rigido. Come dimostra la tecnica di Pablo Larraín, che mette in sequenza la scenografia di Jean Rabasse, i costumi di Madeline Fontaine e il montaggio di Sebastián Sepúlveda che si lega in modo solido alla colonna sonora originale della britannica Mica Levi, Jackie è un film di rabbiose e cristalline emozioni, che il regista racconta cogliendone ogni piccolo sospiro (affinando il linguaggio qualche anno dopo con Spencer).

Jackie Portman
Jackie: un'immagine di Natalie Portman

Così come era Jacqueline "Jackie" Kennedy, la pellicola non si tira indietro nel raccontare la storia passando sotto l'eleganza innata di una donna che non ha mai perso la sua dignità, intanto che le sequenza catturano un intimità pedissequamente violata, nonché vulnerabile nell'Icona che, ancora, rappresenta per gli Stati Uniti. Allora, nei corridoi della White House, che sembrano labirinti (ristrutturati per volere della stessa First Lady, nel 1961), Jackie diventa la prima regina d'America, a cui Larraín - che dichiarerà di aver "esplorato i suoi lati femminili per costruire il film" - dedica una sorta di poetica e laica preghiera, senza rinunciare ai paradossi, all'ambiguità e, soprattutto, all'identità di una donna scevra dalla corona: ecco Jacqueline Kennedy Onassis.