Recensione Una notte con Beth Cooper (2009)

Il ritorno dietro la macchina da presa di Chris Columbus ha coinciso con la realizzazione di un film adolescenziale tutto sommato gradevole, ma che difficilmente lascerà il segno.

Il teen movie secondo Columbus

Avevamo lasciato Chris Columbus alle prese prima con la saga di Harry Potter e poi con la regia di un progetto cinematografico più semplice, per quanto sentito: Rent. Ad ogni modo sembra che il suo nome negli ultimi anni non risulti tra i più gettonati, tant'è che questo ritorno dietro la macchina da presa (nel frattempo non ci dimentichiamo la sceneggiatura di Fuga dal Natale) ha coinciso con la realizzazione di un filmetto gradevole, al limite, ma che difficilmente lascerà il segno.

Una notte con Beth Cooper è semplicemente un teen movie che si appoggia a situazioni altamente stereotipate per strappare di tanto in tanto qualche risata; senza perdere di vista, nella frivolezza di fondo, quelle tirate malinconiche che in maniera blanda cercano di condensare la reazione emotiva dello spettatore, di fronte a ciò che in simili pellicole tende a rappresentare l'evento clou, il necessario "rito di passaggio": ovvero la fine delle scuole superiori con annessa l'attesa di un mutamento profondo nello stile di vita, presto condizionato dalla partenza per il college e dal probabile abbandono della casa dei genitori.
Sembrerebbe, però, di aver individuato un background fin troppo maturo e di spessore per un'operina quanto mai esile che ripropone, sì, tali coordinate, concentrando l'azione negli eventi successivi alla consegna dei diplomi; ma il modo in cui la vis comica vi si sprigiona non è diverso da una catena di sketch più o meno riusciti, in cui galleggiano figure piuttosto convenzionali alle prese con le beghe di sempre. C'è il classico tema della "rivincita dei nerd", qui incarnato dal secchione di turno che architetta piani fantasiosi per sedurre la bella della scuola. Accanto a lui, neanche a dirlo, l'amichetto del cuore un po' effeminato che si sospetta sia gay. C'è poi la bionda cheerleader da conquistare,

sempre in giro con l'inevitabile codazzo di amiche adoranti. C'è, quale ostacolo da superare, il ragazzo della bionda che ovviamente è un palestrato senza cervello pronto solo a usare le mani. Rimangono sullo sfondo i genitori del protagonista, alquanto liberali e paciocconi, così come le figure marginali e comunque accondiscendenti dei professori, contraddistinti da un'aria piuttosto naif, ai confini dell'ottusità (tratto peraltro assai presente nei personaggi di contorno, tradizionalmente schierati in filmetti come questo).

Gli ingredienti, come si vede, sono quelli soliti. La trama si snoda accompagnando in assoluta spensieratezza una serie di inseguimenti, scherzi più o meno pesanti, festicciole in ville comprensive di piscina, risse innescate dai bulli della situazione. A tal proposito giova sottolineare il tono vagamente "liberal" che si percepisce nel modo in cui vengono rappresentati i soggetti più maneschi e intrattabili, nella fattispecie boriosi soldatini in licenza dagli atteggiamenti marziali stampati addosso, che da subito prendono di mira il personaggio principale attirando sulle loro figure l'istintiva antipatia dello spettatore. Chris Columbus sembra pertanto

limitarsi a svolgere il compitino, accompagnato solo in alcuni casi da interpreti passabili. Tra questi vale la pena di segnalare Paul Rust, decisamente buffo col suo naso lungo e il sorriso sornione, che presta al "nerd" protagonista le facce giuste per movimentare e rendere divertenti situazioni non sempre così originali.