Il Cristo di Gibson scatena l'inferno

Scandali, minacce, litigi, pentimenti, fulmini e morti improvvise durante la proiezione. Ma soprattutto tanta pubblicità e tanto merchandising. Cosa c'è dietro il film - fenomeno dell'anno?

All'inizio sembrava che il film di Mel Gibson fosse destinato ad una ristretta fascia di pubblico, ed invece nonostante sia recitato interamente in aramaico e latino La passione di Cristo è diventato il caso cinematografico dell'anno prima ancora della sua uscita nelle sale, grazie al costante tam tam mediatico che ha incuriosito il pubblico sin dagli inizi delle riprese, ma anche alle polemiche che non sembrano scemare, nonostante i numerosi tentativi da parte del regista, di voler chiarire il suo punto di vista.

Il progetto del film ha preso forma una decina di anni fa, quando Gibson attraversava un periodo di crisi spirituale e meditava addirittura di suicidarsi: l'attore di Arma letale ha iniziato ad interessarsi alla Passione di Gesù, alla lettura dei quattro vangeli ed a mettere insieme i pezzi di quel che sarebbe diventato il suo film sulle ultime ore di Cristo.
Cattolico praticante, noto per le sue posizioni integraliste, Gibson era appena riuscito a trovare una casa distributrice per il suo terzo film, dopo molti rifiuti, e già iniziavano a circolare notizie che sembravano elaborate da un ufficio stampa particolarmente fantasioso: si diceva infatti che l'attore James Caviezel , fosse stato colpito da un fulmine durante le riprese a Roma, e con lui anche l'assistente alla produzione Jan Michelini , già colpito da una saetta alcuni mesi prima durante le riprese in Basilicata.

Ma è solo l'inizio di una serie di notizie sconcertanti: una donna in Kansas è morta d'infarto durante la proiezione del film, un maestro di Washington è stato sospeso dall'insegnamento per aver mostrato alcune scene del film ai suoi alunni di undici anni; una coppia di coniugi in Georgia, dopo aver visto il film ha iniziato a discuterne sempre più animatamente e tra loro è finita in rissa: ferite al braccio ed al viso per lei, ed un taglio su una mano per lui, entrambi sono stati arrestati e successivamente rilasciati dopo aver pagato una generosa cauzione; un giovane di 21 anni in Texas, dopo aver visto il film è andato alla polizia per costituirsi e confessare l'omicidio della propria fidanzata, che aveva commesso due mesi prima.

La pioggia incessante di notizie di cronaca così curiose, ha tenuto vivo l'interesse del pubblico sul film e soprattutto sulla grande polemica sollevata dalla comunità ebraica che sulle basi di una sceneggiatura rubata, ha accusato il film di antisemitismo: in particolare Eugene Korn, presidente della AntiDefamation League ha affermato che il film di Gibson usa nei confronti degli ebrei "i più biechi stereotipi che vedono il popolo ebraico applaudire la crocifissione di Gesù Cristo" .
La polemica è divampata in modo spaventoso coinvolgendo anche la famiglia di Gibson: suo padre infatti è stato accusato dal New York Time Magazine di essere un neonazista convinto che i campi di sterminio siano un'invenzione della propaganda sionista.

Al centro delle polemiche la scena in cui il Sacerdote Caifa, riferendosi a Gesù dice "Che il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli", un pezzo che viene considerato la base storica delle accuse di deicidio agli ebrei e la conseguente persecuzione razziale da loro subita negli anni a venire.
A Parigi il tribunale ha rifiutato la richiesta di divieto di proiezione del film da parte di tre ebrei che hanno definito antisemita il film di Gibson, e Jill Bernstein, proprietaria dell' Avalon, il più noto ed antico cinema di Washington rivela di aver ricevuto minacce di morte il primo giorno delle proiezioni del film e dichiara che non si lascerà intimidire: "Ognuno deve avere la possibilità di vedere il film e di farsi una opinione personale. Io sono ebrea ma non ho alcun pregiudizio nei confronti di questo film".

Nel frattempo la Chiesa Cattolica, non sembra voler prendere una posizione chiara sulla questione: si era detto inizialmente che il Papa avesse commentato il film dicendo "Racconta quel che è stato", ma la voce è stata immediatamente smentita dal portavoce del pontefice, Navarro Valls: "Il Santo Padre non ha espresso alcun giudizio, perché è sua abitudine non esprimere pareri su opere artistiche in quanto sono sempre aperte a diverse valutazioni di carattere estetico" . L'affermazione di Valls però è in netta contraddizione con l'atteggiamento tenuto in passato dalla Chiesa Cattolica, visto che i film "scomodi" contro i quali essa si è scagliata sono tanti: si pensi a L'ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese, a Sebastiane di Derek Jarman, a I diavoli di Ken Russell, a Je vous salue, Marie di Jean-Luc Godard o all'irriverente Dogma di Kevin Smith e a Magdalene di Peter Mullan tra i film più recenti.

Mentre la polemica divampa, il film riempie le sale e i botteghini: nei primi sei giorni di programmazione incassa oltre 135 milioni di dollari e la rivista Forbes prevede che gli incassi possano arrivare 650 milioni di dollari in tutto il mondo, senza considerare i guadagni che porterebbero il merchandising ufficiale e l'home video.
Gibson pensa già ad un prossimo film sulla ribellione dei Maccabei contro il re Antioco, avvenuta nel 165 A.C., e nel frattempo l'inevitabile merchandising del film fa furore: oltre ai classici cd, libri e poster c'è anche anche qualche gadget più originale, come le collane in pelle con appesi i chiodi della croce, pendagli con versi della Bibbia, portachiavi, tazze con le immagini del film e t-shirts con i disegni di corone di spine e scritte in aramaico.
Ma chi volesse un ricordo più tangibile può rivolgersi ad una società di Matera che organizza week end di visite guidate nei luoghi in cui sono state girate alcune scene del film e per la modica cifra di duecento euro il Calvario è alla portata di tutti.