I Viaggiatori, la recensione: a spasso nel tempo per un coming of age d'avventura

La recensione de I Viaggiatori: Ludovico Di Martino attinge dal cinema con cui siamo cresciuti per dirigere un film pop, citazionista e ricco d'azione. Senza però dimenticare la parte più umana. Produce Groenlandia, disponibile su Sky e su NOW.

I Viaggiatori, la recensione: a spasso nel tempo per un coming of age d'avventura

L'utopia scientifica più grande, quella che ha acceso la fantasia di autori, registi, scrittori. L'orbita che circola nella mente dei sognatori, che si immaginano perduti in un tempo futuro o passato. Da Ritorno al Futuro a Terminator, da Ray Bradbury a H.G. Wells, cinema e letteratura da sempre accendono la chimera dei viaggi nel tempo, suscitando quel solito mix tra fascino e inquietudine. Domande su domande: dove andremo? Davvero vorremmo scoprire cosa ci aspetta tra cinquant'anni? E se tornassimo indietro, perderemmo tutto? Anche le cose belle? Insomma, la solita teoria del battito d'ali di una farfalla, e i paradossi matematici che ne conseguono. Ma al cinema, come sappiamo, è tutto concesso (ci mancherebbe!) e allora ecco che Ludovico Di Martino, che ha fatto del cinema pop il suo credo, mette in piedi I Viaggiatori, in cui fa confluire il cinema con cui siamo cresciuti a riverberi marcatamente attuali.

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I Viaggiatori: una foto del film

Per questo, iniziamo la nostra recensione del film (che trovate su Sky e NOW anche on demand) sottolineando quanto l'estro narrativo sia forte, e quanto sia necessario per smuovere le acque del nostro cinema adagiato sui generi e sulle etichette. Dall'altra parte, I Viaggiatori, scritto dallo stesso Di Martino insieme a Gabriele Scarfone, è un'ulteriore riprova di quanto i nostri grandi attori (e citiamo subito Fabrizio Gifuni e Vanessa Scalera) siano a proprio agio in ruoli decisamente inusuali nel panorama odierno, e quanto possano essere valore aggiunto ad un'opera che mette al centro i desideri del pubblico (trasversale) e la passione dei propri autori.

A spasso nel tempo

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I Viaggiatori: un'inquadratura

Come avrete capito, il filo conduttore de I Viaggiatori è un incredibile e casuale salto temporale, che porterà i protagonisti indietro di ottant'anni. Nemmeno fossero Captain America appena risvegliato dal sonno glaciale. Tutto inizia quando Beo Fulci (Gianmarco Saurino), ricercatore di fisica quantistica, scompare in circostanza alquanto misteriose. Anche perché sembra stesse lavorando su un progetto importante, che avrebbe potuto rivoluzionare il mondo come lo conosciamo. Un cortocircuito ha mandato in fiamme il laboratorio e di lui si sono perse le tracce. Eppure, suo fratello Max (Matteo Schiavone), che ha quattordici anni, non ha mai perso le speranze di rivedere suo fratello. Crede che sotto ci sia altro, ma il dolore è troppo per far sì che il quadro appaia lucido. Poi la svolta: aiutato dai suoi migliori amici, Flebo (Fabio Bizzarro) e Greta (AndreaGaia Wlderk), finisce per scoprire uno strano macchinario all'interno del laboratorio. Una console che sembra uscita da un futuro remoto (le citazioni visive sono molte) attiva quindi la macchina del tempo, facendo ritrovare i tre amici nel bel mezzo del periodo storico più complicato del Novecento: il 1939.

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I Viaggiatori: una foto

Max, Greta e Flebo vengono catapultati per le strade di una Roma in cui vigevano le leggi razziali, tra censura, fascisti, camice nere e l'incombenza della Seconda Guerra Mondiale. Per caso o per destino, scoprono che Beo non è morto ma è finito proprio nel 1939, catturato dallo spietato ufficiale fascista Luzio (Fabrizio Gifuni). Dunque, aiutati dalla guerriera dissidente Lena (Francesca Alice Antonini), proveranno a riportare Beo a casa. Non prima di aver salvato il mondo. Ma cambiare il passato, anche quello più drammatico, potrebbe non essere un'ottima idea...

Il cinema come macchina del tempo

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I Viaggiatori: un momento del film

Mischiando inflessioni cinematografiche, letterarie e videoludiche, I Viaggiatori è il più classico dei film d'avventura, tradotto però come se fosse un coming of age sospeso tra lo spazio e il tempo. Una delle pagine più oscure della nostra Storia ricostruita con immaginazione e artigianalità, rispettando il dramma ma, intanto, sfruttando la cornice come se fosse il panorama interattivo di uno sconfinato videogioco (da Assassin's Creed in poi, non mancano omaggi al mondo dei video games) in cui la missione finale ci porta ad affrontare il malvagio villain. Mestiere e spettacolo, citazioni e rimandi, perdonabili goffaggini e sprazzi di riflessione. Perché poi, come ha detto lo stesso Ludovico Di Martino, il suo film nasce dal bisogno di far coincidere le sue esperienze passate (torna a lavorare con Fabrizio Gifuni, dopo l'action Netflix La Belva) in un'opera basata proprio sul cortocircuito: il cortocircuito che scatena gli eventi, e il cortocircuito narrativo che ha voluto rivedere una Storia che si rivelerà poi ciclica. Non senza quelle tipiche ingenuità frutto della voglia di "fare".

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I Viaggiatori: Matteo Schiavone, Andreagaia Wlderk, Fabio Bizzarro in una scena

Ma il cortocircuito che lega I Viaggiatori è anche e soprattutto legato al punto di vista dei giovani, e alla complessità di un'epoca (la nostra) che fatica a comprenderli e a dargli la giusta rilevanza. Ogni relazione umana è infatti frutto di un cortocircuito emozionale (tanto da spezzare la nostra diffidenza verso le emozioni) che ci porta a compiere gesti che non avremmo mai immaginato di poter compiere. Per un fratello, per una ragazza, per un ragazzo. Addirittura, nei confronti dei libri di storia, da leggere e capire in modo tale che si possa davvero imparare dagli errori. Ogni viaggio nel tempo è dunque un confronto con noi stessi e con i nostri desideri, e I Viaggiatori, come una di quelle favole estrose e fantasiose, affronta la sfida come meglio ha potuto, sempre in bilico tra magia e condivisione. Del resto, il cinema è o non è la macchina del tempo per eccellenza?

Conclusioni

Concludiamo la recensione de I Viaggiatori rimarcando quanto il film abbia tanto cuore e qualche ingenuità, portandoci a spasso nel tempo cavalcando i toni tipici dei coming of age e degli adventure movies della nostra memoria. Tutto, rivisto tramite un approccio produttivo che vorrebbe provare smuovere i concetti del nostro cinema. La menzione speciale va a Fabrizio Gifuni, a suo agio anche nel ruolo di villain fumettistico.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • I viaggi nel tempo al cinema sono sempre interessanti.
  • È divertente rintracciare le molte citazioni, non solo cinefile.
  • Fabrizio Gifuni.
  • La voglia e la necessità di cambiare le carte del nostro cinema...

Cosa non va

  • … finendo però per scivolare su alcune ingenuità narrative.
  • Alcuni dialoghi non funzionano come dovrebbero.