I segreti di Non aver paura

Il regista Angelo Longoni, accompagnato dai due protagonisti, Laura Morante e Alessio Boni, ci parla del suo nuovo film.

Il regista Angelo Longoni, accompagnato dai due protagonisti, Laura Morante e Alessio Boni, ci parla del suo nuovo film, Non aver paura, la storia di una coppia di separati che, tra segreti da nascondere e paure da affrontare, si contendono l'affido del piccolo Luca, un bambino di nove anni che per sopravvivere alla guerra che i due genitori si stanno facendo è costretto ad inventarsi un amico immaginario. La minaccia di un pedofilo e i conflitti irrisolti porteranno alla tragedia.

Non aver paura è un film che tocca molti temi disturbanti, dalla pedofilia alle violenze familiari. Qual è stata la paura più grande nel trattare questi argomenti? Angelo Longoni: Personalmente non avevo alcuna paura di toccare questi temi. In Italia c'è una tendenza ad edulcorare argomenti scomodi, per non risultare fastidiosi al pubblico, mentre il cinema americano affronta qualsiasi tema senza troppi scrupoli. Un conflitto come quello raccontato qui capita a tutti di viverlo o di vederlo raccontato da chi ci sta vicino. Questa è una storia di conflitti e come in ogni conflitto chi ne fa le spese sono sempre le persone più fragili, in questo caso il bambino. E' un film sulle paure: la paura di perdere l'affetto, la paura del quotidiano, la paura della violenza dei genitori, e più in generale quella paura dell'ignoto che fa parte dell'immaginario nel quale ci troviamo a vivere oggigiorno. In questi ultimi anni si sono moltiplicati i motivi per avere paura: il terrore della bomba atomica, l'11 settembre, la crisi economica, il diverso. Abbiamo paura di chi non è come noi, di chi minaccia violenza, e stiamo inventando di tutto per proteggerci. Viviamo un'epoca in cui la paura ci fa compagnia costantemente. In questa storia la paura più grande non sta nel pedofilo, ma è dentro i due protagonisti.

Alessio Boni: Non credo si possa considerare Non aver paura un film sulla pedofilia, perché se questa c'è resta sempre sullo sfondo. E' più che altro la storia di una famiglia che si sgretola e dei fantasmi che la ossessionano e portano al dramma finale.

Laura Morante: Il film racconta come il pericolo sia nella paura che rende l'uomo manipolabile. Tutti credono di proteggere i figli inventando menzogne a fin di bene, ma spesso la paura è solo una cattiva consigliera.

Come giudicate i vostri personaggi? Laura Morante: Del mio personaggio non si sa moltissimo, a parte il conflitto che vive col marito. La si vede essenzialmente preda non soltanto della paura del pedofilo, ma anche dei sensi di colpa che la portano a delle reazioni spesso aggressive. Io penso sia meglio essere egoisti che essere divorati dai sensi di colpa nel rapporto con i figli. Anch'io ogni tanto ho conosciuto il senso di colpa, ma in generale posso dire che mi difendo abbastanza bene.

Alessio Boni: Il mio personaggio si trova in una situazione terribile: è così invasato dal rancore che non si rende conto delle sue contraddizioni. La sua è una posizione molto delicata, perché si trova tra il rancore che prova per la moglie e l'amore che lo lega al figlio. In questa situazione critica, l'unica rivincita che può prendersi è di avere almeno l'affido del figlio, ma la rabbia lo acceca e gli impedisce di vedere il proprio egoismo. Alla fine, però, i suoi atteggiamenti andranno a ricadere proprio su di lui.

Angelo Longoni: E' chiaro che questi sono due genitori che sbagliano, che non parlano chiaro. Il loro atteggiamento non è quello di persone che, consapevoli che la loro storia è finita, se ne fanno carico e affrontano questa separazione in modo adulto. Cercano di depistare il bambino e lui si sente solo.

Quali sono i vostri progetti futuri? Alessio Boni: A giugno inizierò un film con la regia di Michele Soavi. Si intitola Arrivederci amore ciao ed è tratto da un romanzo di Massimo Carlotto. Tra gli attori c'è Michele Placido. A settembre invece farò un film con Roberto Andò e nel cast ci sarà anche Emir Kusturica.

Laura Morante: Sto girando un film che si chiama Liscio, il regista è Claudio Antonini e, come il titolo lascia presagire, si svolge nell'ambiente del liscio. Io interpreto una cantante, figlia di un suonatore di fisarmonica, che, dopo la morte del padre, tenta di distaccarsi dalla tradizione familiare, ma incontra la resistenza del figlio. E' un rapporto abbastanza divertente tra madre e figlio perché è un rapporto di sfida continua, non molto convenzionale.

Angelo Longoni: Girerò un film per Rai1, Fratelli, la storia di una donna alla ricerca di suo fratello, adottato dai genitori nel dopoguerra.