Diabolik, Marco Manetti: “Felici di poter accompagnare il film fuori dall’Italia”

Abbiamo intervistato Marco Manetti in occasione dei primi passi internazionali del film Diabolik, di cui uscirà a breve il seguito.

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Diabolik: Antonio e Marco Manetti sul set

Dopo un anno di attesa, Diabolik è finalmente arrivato nelle sale italiane alla fine del 2021, e in queste settimane è iniziato il percorso internazionale del film, con Marco Manetti che ha accompagnato la pellicola in Svizzera, per il Neuchâtel International Fantastic Film Festival, svoltosi all'inizio di luglio. "Era la prima volta da quando è iniziata la pandemia che ho preso l'aereo", spiega il regista al telefono. "C'è stata anche una proiezione a Tokyo, ma lì hanno ancora regole di quarantena abbastanza severe, e quindi io e Antonio abbiamo fatto il Q&A tramite collegamento video. Ci tenevo ad andare a Neuchâtel, perché è un festival a cui siamo affezionati, abbiamo portato lì i nostri ultimi quattro film." Ed è vicino a Ginevra, il cui nome tedesco ha ispirato quello della città di Ghenf nei fumetti di Diabolik. "Vero, anche se a livello topografico dovrebbe essere Marsiglia. Anche nel film è una città di mare, quella parte l'abbiamo girata a Trieste."

Un pubblico diverso

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Diabolik: un primissimo piano di Luca Marinelli

In Italia è difficile guardare Diabolik senza pensare al fumetto originale, di cui è un adattamento molto filologico. All'estero, invece, la figura del celeberrimo ladro è associata al film di Mario Bava, uscito nel 1968. Marco Manetti ha notato delle differenze a livello di reazione del pubblico, accompagnando il lungometraggio in Giappone e Svizzera? "Sì, in Italia quasi tutte le domande sono sul fumetto, mentre a Tokyo ci hanno chiesto soprattutto del paragone con la versione di Bava. Un accostamento che mi mette un po' in imbarazzo, perché il nostro film non ha quasi nulla in comune con il suo, che con l'opera delle sorelle Giussani non c'entra praticamente nulla. Non lo dico in senso dispregiativo, il Diabolik di Bava è molto bello, è un film importante, ma oggettivamente ha poco in comune con il fumetto. Il protagonista non indossa la maschera, e c'è quella scena dove fanno l'amore su un mucchio di soldi, che è più da James Bond che da Diabolik. Il film che abbiamo fatto noi si rifà molto più esplicitamente al lavoro delle Giussani."

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Tre film al prezzo di uno

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Diabolik: una scena del film

Proprio nel momento in cui si porta nei mercati internazionali il primo film iniziano a uscire i primi dettagli concreti sul secondo episodio, che arriverà nelle sale il 17 novembre con il titolo Diabolik - Ginko all'attacco! (lo stesso del sedicesimo albo della serie a fumetti, dato alle stampe nell'aprile del 1964). Commenta Marco Manetti: "Sì, finora abbiamo dovuto tacere, ma sono felice che sul secondo film abbiamo potuto lavorare con una grande attrice come Monica Bellucci." Ma com'è fare la promozione internazionale del primo episodio in contemporanea con la post-produzione dei due capitoli successivi? "Un'esperienza dissociante: quando il primo è uscito in sala stavamo ancora girando i seguiti, ma adesso che abbiamo finito le riprese c'è un po' di confusione, non sappiamo sempre di quale film stiamo parlando." Chiudiamo l'intervista con una domanda non interamente seria: siccome in ambito fumettistico si parla tanto di crossover e universi condivisi, anche al cinema, e in questo caso c'è lo zampino dei Manetti Bros. per entrambi i titoli, qualcuno ha già proposto un Diabolik vs. Coliandro? Il regista scoppia a ridere: "Non so se sarebbe da menare o abbracciare, uno che propone un'idea simile. Un poliziotto imbranato contro il re del crimine, potrebbe essere divertente."

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