Dal Sundance a Roma, Rodrigo Cortes presenta Buried

Abbiamo incontrato il regista spagnolo, a Roma per presentare Buried - Sepolto, il claustrofobico thriller che dal 15 ottobre vi trascinerà tre metri sottoterra assieme a Ryan Reynolds.

Dopo aver sconvolto il Sundance Film Festival ed aver suscitato la curiosità di registi come Steven Spielberg, Christopher Nolan, Mel Gibson e M. Night Shyamalan, il nuovo thriller horror della Lionsgate prodotto con meno di due milioni di euro di budget e soli 17 giorni di riprese, arriva anche nelle nostre sale. A presentare Buried - Sepolto alla stampa italiana è arrivato il 37enne regista spagnolo Rodrigo Cortés (anche produttore esecutivo e montatore del film) grande appassionato di cinema sin da quando aveva 16 anni e regista nel 2001 di 15 Days, un mockumentary divenuto il cortometraggio più premiato della storia del cinema spagnolo. Buried è il suo secondo lungometraggio dopo l'esperienza dietro la macchina da presa nel 2007 con il suo film d'esordio The Contestant (titolo originale Concursante), presentato all'epoca al Viareggio Film Festival di cui era direttore l'attuale direttore della Casa del Cinema di Roma Felice Laudadio, riscuotendo un ottimo successo di critica senza mai trovare un distributore. Proprio alla Casa del Cinema di Roma il destino ha voluto si presentasse oggi Buried - Sepolto, un'ansiogena avventura all'ultimo respiro di cui è protagonista Paul Conroy (Ryan Reynolds), un autotrasportatore americano di stanza in Iraq che dopo una rappresaglia nel deserto si risveglia rinchiuso in una cassa di legno sottoterra con in tasca solo un cellulare, una matita e un accendino. Mentre i minuti che lo separano dalla morte scorrono velocemente Paul deve provare a capire come e perchè è finito in quella drammatica situazione e soprattutto come potrà uscirne. Facendo attenzione a gestire la carica residua della batteria del telefono egli proverà in tutti i modi a guidare i soccorsi verso di lui ma non sarà facile mantenere la calma in una situazione in cui l'aria a sua disposizione è sempre meno e la paura di morire soffocato si fa ogni istante più tangibile. Cortés ci ha raccontato i difficili momenti delle riprese, gli escamotage usati per ovviare alle comprensibili difficoltà tecniche e interpretative e come ad ispirare la storia sia stato quel grandissimo maestro che era Alfred Hitchcock. I tanti e lunghi piani sequenza utilizzati da Cortés hanno permesso a Reynolds di offrire al pubblico un'interpretazione credibile e alle sue emozioni di crescere e di fluire sul grande schermo.
In attesa di sapere come il pubblico italiano accoglierà il film che nello scorso weekend ha stregato le platee inglesi e spagnole, con un terzo posto al box office e un incasso rispettivamente di 850 mila sterline e 700 mila euro, Rodrigo Cortés ha incontrato i giornalisti e domani, giovedì 7 ottobre alle ore 15:00, terrà anche una lezione di cinema per gli studenti del NUCT, la Scuola Internazionale di Cinema e Televisione, nel Teatro 16 di Cinecittà.

Signor Cortés, ci racconta com'è nata questa idea così terrificante e tanto originale di realizzare un film come Buried - Sepolto?
Rodrigo Cortés: Non è venuta a me, l'idea folgorante è venuta allo sceneggiatore del film Chris Sparling e vi dico che il suo script girava a Hollywood già da un anno ma nessuno aveva neanche provato a pensare di realizzarne un film, anzi se ne tenevano tutti a debita distanza. Giudicato impossibile da filmare, il soggetto di Buried mi ha affascinato forse proprio per questo motivo, era a mio avviso una storia magnifica da raccontare e quale miglior motivo per realizzarlo che un rifiuto arrivato da ogni dove. Quando ho dichiarato di volerne realizzare un film tutti hanno iniziato a chiedermi come avrei fatto e come sarebbe stato, io rispondevo dicendo che sarebbe stato una specie di Indiana Jones sepolto in una cassa di legno sottoterra (ride).

Ha avuto difficoltà nel trovare l'attore protagonista?
Rodrigo Cortés: Tre anni fa vidi un film intitolato The Nines di John August, penso di essere stato uno dei pochi a vederlo al mondo per la pessima distribuzione che gli fu riservata, ma come me lo vide anche la mamma di Ryan Reynolds. Fu questa la scintilla perchè da lì conobbi Ryan, un attore che con gesti minimi riusciva a trasmettere tante emozioni, un interprete con uno straordinario senso del tempo, qualità che non vedevo dai tempi di Cary Grant. Ryan all'inizio mi disse che gli piaceva molto la storia e che avrebbe potuto trasformarsi in un buon libro ma non un buon film. Mi disse lì per lì che non era interessato a partecipare al progetto poi qualcosa dev'essegli scattato, ha voluto vedere il mio primo film e poi mi ha richiamato per avere altre informazioni. Gli ho mandato 15 pagine di appunti e dopo due giorni ci siamo incontrati a Los Angeles e ci siamo accordati.

Come definirebbe il suo film?
Rodrigo Cortés: E' un thriller d'azione, nonostante le sue caratteristiche. La struttura di Buried somiglia molto alla struttura che hanno le commedie, all'inizio maltratta il personaggio e il pubblico sembra persino godere cinicamente di questa cosa ma man mano che passa il tempo il personaggio riesce a prendere il sopravvento, attraversa stati d'animo diversi e altalenanti, e la storia prende alti e bassi come in una montagna russa. Quel che accade in film come L'appartamento o Fuori Orario è molto simile a quel che succede in Buried. Le cose precipitano e peggiorano ulteriormente, sempre di più, anche quando non sembra esistere qualcosa di peggio di quel che si sta vedendo. A mio avviso non un film particolarmente claustrofobico, dall'ottavo minuto non importa più dove si trova il protagonista ma dove andrà a finire. La paura nasce da uno degli incubi più ancestrali dell'uomo, quando entri in sala e inizia il film inizia a mancarti l'aria, ti guardi intorno per uscire, però poi tutto cambia, non ci sono più limiti, non pensi più a dove sei, alla fine esci esausto ti sembra di aver corso una maratona mentre sei stato fermo immobile su una poltrona.

Il film si basa su fatti reali o è frutto unicamente della fantasia dello sceneggiatore? Si sa di episodi in cui i contractors sono stati rapiti e seppelliti in Iraq per ottenere un riscatto?
Rodrigo Cortés: I criminali non sono così creativi, per fortuna (ride). Tenete sempre presente che Buried è un film, è un thriller ad alta tensione, un'esperienza fisica per lo spettatore, da vivere non solo con gli occhi ma con tutto il corpo, con le ossa, la carne e i muscoli. Vorrei che il pubblico uscisse dalla sala con un senso di asfissia come alla ricerca di una liberazione. In quel caso potrei dire di aver raggiunto il mio scopo di cineasta.

Il fatto di girare in uno spazio così angusto che problemi le ha creato a livello tecnico? Ha avuto bisogno di creare qualche marchingegno particolare per le riprese e i movimenti di macchina?
Rodrigo Cortés: Quando decidi di realizzare un film come Buried devi dimenticarti del buon senso perchè la logica del cinema classico ti suggerisce costantemente che è impossibile fare quello che hai in mente di fare. Per eludere la logica mi sono servito di tre passi, il primo passo è stato quello di non pensare alla cassa, le costrizioni spaziali sarebbero state insormontabili e non mi avrebbero permesso di pensare alla storia nel suo complesso, la mente ha bisogno di sentirsi libera di muoversi per concentrarsi sulla storia e sulle emozioni che come regista vuoi che scuotano lo spettatore; secondo devi cercare mezzi e strumenti che il cinema può offrirti a livello tecnico e pianificare le cose come se fossi in una strada di Los Angeles oppure in una giungla, se avevo voglia di girare con un carrello volevo poterlo fare, se volevo girare l'inquadratura a 360 gradi non avrei dovuto rinunciarci, se avessi voluto usare la camera a spalla anche. Il terzo passo è stato pensare a come rendere possibile tutto questo all'interno di una cassa. Tutti questi problemi li ho risolti uno per uno, piano piano, progettando ben sette diverse casse di legno, ognuna per un diverso scopo, una per i movimenti di macchina, una con le pareti mobili per primi piani e capovolgimenti di posizione, un'altra lunga per il traveling, un'altra rotante che girava completamente su se stessa, un'altra rinforzata per poter consentire all'attore di sfogare la sua rabbia contro le pareti.

La famosa scena di Kill Bill 2 di Tarantino con protagonista Uma Thurman l'ha ispirata oppure no?
Rodrigo Cortés: La scena girata da Quentin è magnifica, ha un uso stupendo del sonoro e dell'illuminazione, sei minuti per una scena cult meravigliosa e indimenticabile. Non dimentichiamo però che qui parliamo di tutt'altro, di un film di 94 minuti totali e di un genere diverso. Posso solo dirvi che se ci sono degli omaggi o dei riferimenti essi sono da attribuire tutti a Hitchcock, 'il' maestro assoluto, colui che ha fatto tutto prima di tutti e meglio di tutti, prendete due film come Prigionieri dell'oceano e Nodo alla gola; sono due assoluti prodigi dal punto di vista tecnico e narrativo, ma in un film come Buried ti senti veramente spaesato, non ci sono film simili o riferimenti a cui potersi ispirare, sei tu solo con il tuo personaggio e la tua storia. Nei film che ho appena citato c'erano diversi personaggi, ambientazioni e cambi di scenario, qui devi inventarti tutto da zero con un'unica possibilità di cambiamento, le luci e le espressioni del volto del protagonista. Punto e basta.

Cosa le piace di più di questo personaggio?
Rodrigo Cortés: E' un uomo di cui non si sa nulla, un uomo che si risveglia da solo in un buco nero. Dopo i 94 minuti di proiezione finiamo col sapere tutto di lui perchè questo film porta l'intero mondo all'interno della cassa e dilata a suo piacimento sia il tempo e lo spazio filmico, le uniche due cose veramente importanti ai fini della tensione e della suspense.

Buried secondo lei si può inserire nel filone di film a basso costo con delle grandi idee ed un importante contenuto politico al suo interno? Ci riferiamo ovviamente alla nuova corrente del giovane cinema spagnolo in cui possiamo inserire ad esempio due thriller-horror come Rec di Balaguerò e Plaza oppure The Orphanage di Bayona; cos'è scattato nella testa e nel cuore dei giovani registi spagnoli che non è invece scattato qui in Italia?
Rodrigo Cortés: Non credo ci sia un progetto o un piano dietro questo nuovo filone spagnolo, in Italia si vedranno i tre o quattro film buoni che si girano in Spagna e viceversa. Probabilmente si tratta di registi che hanno la stessa età e quindi tutti cresciuti e formatisi guardando un certo tipo di cinema che poi hanno riprodotto nei loro film. Non sono in grado di fare una riflessione approfondita sull'argomento, non conosco bene la situazione spagnola ma posso dire che nessuno è profeta in patria, nessuno comunica troppo da vicino col pubblico. L'unica soluzione è non piangersi troppo addosso e non trovare per forza dei colpevoli se le cose non vanno bene.

Come ha lavorato con l'attore? Come comunicavate tra di voi?
Rodrigo Cortés: E' stato difficile per lui, non per me (ride). Sin dalla prima riunione abbiamo capito che le cose tra noi sarebbero andate bene, eravamo sulla stessa lunghezza d'onda e poi più un attore è bravo meno cose gli devi dire. Sono stati 17 giorni durissimi di riprese con più di trenta sequenze al giorno da girare e tutto quelo che si vede accade realmente sul corpo di Ryan, alla fine della lavorazione è tornato a casa la con escoriazioni sulle spalle, con le dita bruciate dall'accendino, con graffi per via dello strofinio contro il legno e la sabbia. Emotivamente e fisicamente era molto provato ma mi ha confessato di aver potuto vivere una varietà di emozioni umane che in pochi riescono a provare nella loro vita.

Qualche aneddoto divertente che ci può raccontare?
Rodrigo Cortés: L'ultimo giorno di riprese sapevamo che sarebbe stato molto duro, e per far stare Ryan più tranquillo i produttori hanno pensato bene di far arrivare sul set un'ambulanza con due paramedici. Lui però non l'ha presa benissimo, anzi, s'è preoccupato ancora di più visto che avrebbe dovuto passare ore e ore sotterrato in una cassa in cui non si poteva muovere avendo una grande quantità di sabbia addosso. Per ragioni logistiche non potevamo farlo uscire e poi rientrare quindi è dovuto stare anche quaranta minuti immobile dentro la cassa da solo al buio. avevamo un microfono con cui lo sentivamo e controllavamo a distanza anche i suoi battiti, ha spesso avuto degli attacchi di panico e c'era una persona in una cabina che era in contatto costante con lui e lo tranquillizzava parlandogli di praterie sconfinate. Mi disse che quando ha saputo dell'ambulanza ha pensato: "Beh, ora potrebbero pure lasciarmi qui sotto tanto ormai il film è finito!". (ride)

Durante il dialogo telefonico tra il terrorista e il protagonista esce fuori un pesante antimilitarismo, come se si potesse giustificare il terrorismo visti i bisogni di un popolo disperato. In seconda lettura il film può essere considerato come una metafora della condizione del popolo iracheno?
Rodrigo Cortés: Assolutamente no. E' solo la scusa che catalizza l'intera trama del film, quel che mi interessa è la posizione umana dei personaggi, non c'è alcun filtro nel film e esso non rispecchia assolutamente la mia opinione politica al riguardo, rappresenta diversi punti di vista dei diversi protagonisti. Ad esempio il nemico in questo film non è la sabbia ma la mediocrità mana, il doversi scontrare in una situazione di emergenza con la burocrazia, ci si sofferma a ripensare a quante volte si è pensato di cambiare compagnia telefonica per via del servizio offerto, alle decine di centralini con cui dobbiamo combattere ogni giorno per qualsiasi cosa, situazioni abbastanza tragicomiche in cui nessuno sembra avere il coraggio di assumersi la sua responsabilità. A tutti noi è capitato, quando l'unico mezzo a disposizione è un telefono allora capisci quanto in realtà sia difficile la comunicazione tra esseri umani.

Si sente pronto a dirigere il remake hollywoodiano di Buried?
Rodrigo Cortés: Mi viene un po' da sorridere, perchè non credo ci sarà bisogno di fare un remake di Buried, il film in questi giorni sarà distribuito praticamente in tutto il mondo in migliaia di copie, è già il remake di se stesso. La mia ossessione è e sarà sempre il controllo creativo da parte di terzi, il fatto di non poter portare avanti la propria idea originale ma di doverla eventualmente limare affinchè piaccia a questo o quel produttore. Non è importante dove lo giri un film, Hollywood è solo un luogo, come Roma o Madrid; la domanda da porsi è cosa giri e come lo giri. Quando ci sono troppi cuochi in cucina la portata non viene mai buona. Io intendo andare per la mia strada e fare solo le cose su cui posso avere un controllo totale dal punto di vista creativo.

In una recente intervista Ryan Reynolds ha dichiarato che non si lamenterà mai più di nessun set dopo l'esperienza vissuta con Buried, che lo ha ovviamente traumatizzato. Ha già pensato ad un'altra location, ad un nuovo progetto con l'attore o in generale a qualche altra storia?
Rodrigo Cortés: Contro ogni previsione siamo diventati molto amici (ride), a parte gli scherzi io e Ryan non vediamo l'ora di tornare a lavorare insieme, è stato il miglior partner che un regista eterosessuale possa avere (ride). Non vorrei svelare troppo sul mio prossimo film ma posso dirvi che si tratta di una storia incentrata sul cervello umano e sul fatto che esso non è uno strumento troppo attendibile perchè per sua natura è progettato per mentire.