Confini e dipendenze, la recensione: un thriller sulle logiche del potere

La recensione di Confini e dipendenze, thriller su Prime Video che ci introduce a tre storie legate alle conseguenze della distribuzione dei farmaci oppiacei.

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Confini e dipendenze: una scena del film

Non è una storia semplice, o meglio è collegata a diverse storyline che si intrecciano - alcune incrociandosi tra loro, altre no - e che hanno come tematica comune la diffusione e la distribuzione di farmaci oppioidi. Come vi raccontiamo nella recensione di Confini e dipendenze, ci troviamo a che fare con tre personaggi principali alle prese con altrettante situazioni più o meno spinose. Vi è Jake Kelly, infiltrato della DEA in organizzazioni dedite allo spaccio di droga che intende sventare un'operazione di contrabbando su larga scala di fentanyl, un potentissimo analgesico in grado di creare dipendenza in chi lo assume; nel frattempo Claire Reimann, architetta reduce da problemi di dipendenza da ossicodone, deve affrontare la tragica morte del figlio e inizia a indagare da chi questi sia stato ucciso; infine il ricercatore e professore universitario Tyrone Bower scopre che un antidolorifico di nuova produzione potrebbe avere conseguenze pericolose se distribuito, ma si trova ad affrontare l'ostilità del mondo accademico e gli interessi delle multinazionali.

La verità è là fuori

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Confini e dipendenze: Michelle Rodriguez e Armie Hammer in una scena del film

Ogni anno nuovi farmaci oppiacei escono sul mercato, prima di finire nelle strade dove vengono spacciati illegalmente. Una diffusione criminale che è anche a monte di migliaia di morti, una cifra in costante aumento che rappresenta una delle molteplici problematiche d'Oltreoceano. Confini e dipendenze cerca di fare chiarezza e aprire gli occhi allo spettatore su un sottobosco spesso nascosto all'attenzione dell'opinione pubblica, nel tentativo di coniugare all'ovvio spettacolo di genere anche un intento divulgativo e d'inchiesta. Il risultato è un film parzialmente didascalico, che dietro alle lodevoli promesse si porta dietro la nomea di "copia incolore" di un classico a tema quale il Traffic (1999) di Steven Soderbergh.

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Confini e dipendenze: Gary Oldman in una scena del film

Un film a tasselli, ben alternati da un montaggio attento e intelligente, che ci accompagna nelle varie fasi di una tragedia moderna. Si passa infatti dai laboratori dove le medicine vengono prodotte alle sale delle multinazionali che prendono decisioni meramente in base al guadagno economico, per arrivare poi alle dinamiche inerenti lo spaccio e alle operazioni antidroga che i federali intraprendono per cercare di fermare questo mercato di morte. La sceneggiatura a strati rischia a tratti di affondare in una certa disomogeneità, con parti più (melo)drammatiche e introspettive che si alternano a improvvise sfuriate action e tensive, ma le due ore di visione riescono a coinvolgere al punto giusto evitando eccessive lungaggini. D'altronde il regista Nicholas Jarecki, anche autore dello script, aveva già dimostrato di sapersi destreggiare bene in dinamiche legate ai poteri forti e alle logiche finanziarie nel suo precedente, sottovaluto, La frode (2012) con Richard Gere.

Danni collaterali

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Confini e dipendenze: una foto del film

Merito soprattutto dell'efficace ed eterogeneo cast, che vede in uno dei ruoli principali quell'Armie Hammer al centro di tante polemiche negli ultimi mesi. Proprio la scandalo che lo ha visto coinvolto è stato tra i motivi che hanno affossato a livello di marketing un'operazione che altrimenti avrebbe probabilmente meritato maggior attenzione. Anche perché nelle vesti degli altri due protagonisti vi sono Evangeline Lilly e Gary Oldman, due nomi di richiamo che si rivelano anche efficaci nei rispettivi ruoli, facenti parte di un cast che tra figure principali e secondarie - tra le quali interpreti del calibro di Greg Kinnear, Michelle Rodriguez, Luke Evans e Lily-Rose Depp - funziona e convince. Il confine del titolo non è soltanto quello tra USA e Canada che scatena nel prologo una delle dichiarate sottotrame, ma soprattutto una barriera morale tra ciò che è eticamente giusto e le leggi del denaro che tutto comprano e annichiliscono, specchio di un mondo dove chi ha potere è sempre in grado di infrangere le regole senza pagarne le conseguenze.

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Conclusioni

La distribuzione selvaggia e senza regole di nuovi farmaci oppiacei causa ogni anno negli Stati Uniti la morte di migliaia di persone, diventate dipendenti da sostanze che ben presto entrano nei giri dello spaccio. Come vi raccontiamo nella recensione di Confini e dipendenze il film ci accompagna in una struttura a incastro che introduce le varie fasi, da quando i prodotti vengono sviluppati a quando effettivamente arrivano nelle strade alla portata di tutti. E intesse tre distinte storyline che vedono rispettivamente Armie Hammer, Gary Oldman ed Evangeline Lilly alle prese con drammi privati, dilemmi etici o ancora con sussulti polizieschi, in un ibrido tra atmosfere più introspettive e altre spiccatamente di genere, non sempre omogeneo ma ben supportato dalle interpretazioni del cast e da una regia sobria e attenta.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • Un ottimo cast con un trio di protagonisti in gran forma.
  • Una regia lucida e attenta su una sceneggiatura intelligente.

Cosa non va

  • Il film paga la sua narrativa a incastri e non sempre coesa.