Benvenuto Presidente: Claudio Bisio, un comico al Quirinale

Mentre nella realtà un comico guida il primo partito politico in Italia, nella finzione un altro si ritrova per caso Presidente della Repubblica. Siamo stati alla presentazione romana della semi-favola ambientata a i giorni nostri, diretta da Riccardo Milani da un soggetto di Fabio Bonifacci.

In tempi di grillini e grillismo, a cavallo dell'onda dell'antipolitica, talmente attuale da sembrare quasi un instant movie, arriva in sala da giovedì 21 Marzo in 400 copie l'ultimo film di Riccardo Milani, Benvenuto Presidente! In realtà l'idea del film risale a più di tre anni fa, quando "Grillo era ancora un collega", dice Claudio Bisio, che nel film interpreta il ruolo di Giuseppe Garibaldi, detto Peppino, uomo qualunque che per un incredibile errore si ritrova ad essere eletto Presidente della Repubblica Italiana. Completamente inadeguato al ruolo e soprattutto al protocollo, si affida al buon senso e soprattutto ai suoi modi semplici e sinceri per far fronte alla situazione, e spinto dal suo senso comune e dalla sua onesta riuscirà ad acquisire consensi e vincere l'iniziale diffidenza di tutti, compresa quella dell'austera Janis, il Vice Segretario interpretato da una radiosa Kasia Smutniak.
La sceneggiatura porta la firma di Fabio Bonifacci, autore di alcune delle commedie italiane di maggior successo degli ultimi anni. Il regista, lo stesso sceneggiatore, insieme a Bisio, Kasia Smutniak e al resto del cast, ci raccontano come nasce il film, la sua aderenza con l'attualità politica, e perché in fondo sia semplicemente una fiaba farsesca pura e leggera.

Sembra che il film, più che i partiti e la politica, voglia rimettere in primis gli italiani di fronte alle proprie responsabilità rispetto alla situazione del paese.
Riccardo Milani: Credo, da cittadino italiano, che la cattiva politica sia troppo spesso una copertura e spesso serva a mascherare le responsabilità dei cittadini stessi. Penso che ci sia chi fa politica nel modo più nobile, quella politica bella ed importante che va difesa. E che ci sia una politica peggiore che spesso asseconda l'Italia peggiore, quella della clientela e del profitto a qualsiasi costo

Il film, anche se nel finale ripassa la palla ai cittadini e alle loro responsabilità, soprattutto nella prima parte sembra però fortemente "grillino"nel cavalcare l'onda dell'antipolitica. Come è venuto fuori questo sentimento così d'attualità di questi tempi?
Sento parlare di antipolitica da quando sono bambino e mi fa molto piacere quando ora sento parlare di ventata di legalità, meno quando sento parlare di "fetore dei partiti". Penso che non tutto il marcio stia nel parlamento ma che stia anche fuori, nei meccanismi della vita quotidiana delle persone che non sono abituate a rispettare le regole.

Quindi una commedia popolare e non populista, che viene da lontano ed è diventata d'attualità solo per caso? Fabio Bonifacci: Il soggetto iniziale di questo film, che nasce da un'idea di Nicola Giuliano, non ha nulla ha che fare con Grillo e il grillismo. Si può dire che la storia e cresciuta insieme al movimento di Grillo. Questa sceneggiatura nasce tre anni fa, ho cercato di raccontare quello che ho visto nella realtà, questo sentimento di antipolitica che montava nel paese; negli ultimi anni è diventato sempre più difficile scriverla perché era come descrivere le nuvole, nel momento in cui le fissi sono già cambiate.
Claudio Bisio: Tre anni fa sapete meglio di me com'era l'Italia: Berlusconi era Presidente del Consiglio, Monti un professore e Grillo un comico... la sceneggiatura ha avuto almeno cinque o sei stesure , ma non per inseguire la realtà piuttosto per distanziarsene, perché in fondo il film è una farsa, una favola. Non volevamo essere legati all'attualità che ogni giorno ci superava e ci spiazzava: quando Napolitano ha commissariato Berlusconi abbiamo addirittura pensato di non fare più il film, perché aveva fatto quello che volevamo far fare a Peppino, il protagonista del film.
Senza che lo volessimo è diventato un film iperrealistico.

Quindi alla stesso modo non vi siete ispirati ai grillini, così popolari negli ultimi tempi, nella rappresentazione dell'uomo qualunque che arriva in parlamento? Claudio Bisio: Ho visto con curiosità in questi giorni le immagini di queste facce nuove che sono entrate in parlamento per la prima volta e ho letto le loro biografie di persone normali, l'insegnante, l'ingegnere... Non ci siamo ispirati a loro perché ancora non esistevano, è solo casualità. L'immagine dell'uomo qualunque che si ritrova in un ruolo più grande di lui e si affida al buon senso e ai modi semplici per far fronte alla situazione, ha radici lontane nella commedia, penso a Mr. Smith va a Washington di Frank Capra o al Peter Sellers di Oltre il giardino.

Ci vorrebbe veramente uno come Peppino al Quirinale visto che tra poco si dovrà rieleggere il Presidente?
Penso che in qualche modo un Peppino lì ci sia già, nel senso che Napolitano incarna un po' quel suo spirito giusto...non è strano che molti pensino che se non fosse per l'età avrebbe senso che tornasse ancora lui.

Nel film si respira un'aria antica da cinema italiano, quando si riusciva ad intercettare gli umori e le sensibilità di una nazione.
Riccardo Milani: Per me la commedia italiana è stata come un libro di storia, un modo per conoscere il Paese. Negli ultimi tempi mi sembra che la commedia abbia un po' rimosso il compito e il dovere di affrontare il Paese reale. Credo che la buona commedia debba essere divertente ma allo stesso modo non debba nascondere anzi denunciare i vizi di chi prende in giro.

In questo film si prende in giro la politica. Sembra che ci sia ultimamente un modo di fare satira un po' diverso, più generalizzato: i tre politici rappresentati nel film non incarnano prettamente qualcuno, ce n'è uno del nord, uno del centro e uno del sud. Per rimanere sul generico? Fabio Bonifacci: Quello è stato un gioco, i personaggi già in fase di scrittura non erano differenziati, non si capiva se fossero di destra, sinistra centro. E stata una scelta: quando ho scritto Diverso da chi? si prendevano in giro i luoghi comuni della destra e della sinistra. In questo caso volevamo raccontare quell'onda di cui dicevamo prima, quel punto di vista che stava nascendo nelle strade del paese, un sentimento contro tutta la politica , senza fare differenza tra i partiti.

Nell'ultimo anno al cinema cinque registi sono entrati in Parlamento in maniera diversa (Bellocchio, Abanese, Milani, Bruno e Andò): quasi tutti hanno scelto però la strada di una rappresentazione del potere molto particolare, che va fuori dalla realtà. Da che cosa nasce questa esigenza? Riccardo Milani: Nel mio caso, credo che questo film faccia lo sforzo di uscire invece dal parlamento: le tre famiglie che seguono la politica attraverso la televisione secondo me caratterizzano il film. Cioè punta l'occhio sugli italiani, su come questo paese viva questo momento, sulle banalità e i luoghi comuni nei quali ci si rifugia. Come dicevo all'inizio credo che molta della responsabilità della caduta di valori come l'etica e la morale , in questo paese, appartengono sì a chi deve dare l'esempio ma anche e soprattutto al modo in cui noi educhiamo i figli, indirizzandoli sulla strada della furbizia e dell'illegalità di cui siamo in un certo senso un po' orgogliosi. Questa cosa quasi ci gratifica e secondo me spacca eticamente il paese in due: da una parte la gente per bene e dall'altra la quella che sta bene nelle corruzione e ci vive.

Ma le botte che vi date con Kasia nella scena a letto le avete improvvisate? Claudio Bisio: Nella sceneggiatura c'era solo una didascalia "fanno all'amore". Il resto abbiamo improvvisato mettendo la musica di Janis Joplin e abbiamo iniziato a darci quegli schiaffoni tremendi. Kasia mi ha messo un dito nell'occhio, ho dovuto chiamare la visita fiscale (ride ndr)
Kasia Smutniak: Abbiamo un rapporto violento con Claudio, sai quelle persone che si incontrano e si danno una capocciata perchè non sanno da che parte baciarsi? Abbiamo finito lui senza un occhio e io con tanti lividi.

Tranne Bisio che fa un po' se stesso se vogliamo, molti attori del cast interpretano ruoli antitetici rispetto alle loro abitudini: Beppe Fiorello finalmente cattivo, Remo Girone un responsabile della comunicazione buono e onesto... una bella intuizione di valorizzarli in modo diverso? Riccardo Milani: In questo caso mi piaceva l'idea di lavorare con degli attori che hanno meno abitudine alla commedia, andare un po' in contro movimento. Questo dà una particolare soddisfazione, ci si diverte anche molto sul set, e questo si vede nel film. Anche se attori come Remo Girone o Omero Antonutti rischiano di perdere in una scena tutta la credibilità accumulata in quarant'anni di carriera drammatica (ridono, ndr).