Recensione Caramel (2007)

Intenso e commovente, Caramel culla lo spettatore con la sua dolce melodia e lo trasporta in una sorta di piccola fiaba kitsch piena di energia e di solarità.

Bellezze a Beirut

In Libano le donne non si depilano con la classica cera a caldo, ma con un preparato che per consistenza è molto simile, un composto fatto con acqua, limone e zucchero, che portato ad ebollizione si trasforma in caramello.
E' questo il segreto di milioni di donne arabe, l'arma vincente del salone di bellezza gestito da Layale (la bellissima Nadine Labaki, regista di Caramel) e dalle sue amiche a Beirut. Un gruppo di donne di età diversa, lavoranti e clienti che si incontrano, si consolano e si raccontano a vicenda, superando tutte le barriere e le ipocrisie che regnano al di fuori di quelle quattro mura. Emblema delle contraddizioni cui sono costrette a sottostare le donne libanesi, in continua lotta tra modernità e tradizione, i patemi di Layale, amante di un uomo sposato e al contempo osservante cristiana ancora in casa con i genitori. Anche la sua aiutante Nisrine è in crisi: il suo matrimonio si avvicina e suo marito non sa che lei ha già perso la verginità.
Unico rimedio sarebbe ricorrere alla chirurgia plastica, pratica che anche per una cliente fedelissima del salone, Jamale, è divenuta ormai un'ossessione. Incapace di accettare il suo aspetto fisico non più giovanissimo, la donna arriva al punto di usare il nastro adesivo ai lati degli occhi per tendere la pelle e a macchiare di tintura rossa i vestiti per dimostrare di essere ancora fertile. Rima invece di certe cose non si preoccupa, visto che è palesemente attratta dalle donne e vive giorno per giorno aspettando con ansia le visite di una incantevole cliente dai lunghi capelli scuri. C'è poi anche la sarta, Rose, che ha sacrificato la sua vita per accudire la sorella malata di mente.
Tra cosmetici, colpi di phon e maschere di bellezza, scorre un mondo colorato in cui gli uomini entrano solo per sbaglio e non hanno alcun potere, un universo fatto di passioni, sensualità e lacrime, in cui Layale e le sue amiche parlano in libertà di qualunque cosa scrollandosi di dosso sensi di colpa e tabù.

La ricerca della bellezza è vista qui come l'unica possibilità di salvezza per le donne libanesi, l'unico modo di fuggire la cruda realtà che le circonda, fatta di ipocrisia e di inutili puritanismi. Ambientato nei quartieri popolari di una Beirut estiva, Caramel è il primo lungometraggio di Nadine Labaki, applauditissimo all'ultimo Festival di Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs, una giovane regista libanese con lo sguardo rivolto al futuro. Finalmente una storia ambientata in una Beirut popolare, calda e colorata, che non narra di guerra ma di sentimenti ed omaggia le donne libanesi e la loro forza d'animo. Un punto di rottura col passato, espressione tangibile di un disagio che durante la narrazione sfocia pesantemente nel politicamente scorretto, soprattutto quando, con leggerezza e ironia, va a toccare temi 'proibiti' come l'omosessualità e l'adulterio.

Dal lato puramente estetico Caramel è un vero godimento per gli occhi, a partire dall'incredibile bellezza della Labaki, più volte protagonista di sensuali 'assaggi' di caramello ammorbidito rigorosamente con il calore delle mani, prima del 'rituale' cosmetico, spesso trasformato in arma di vendetta.
Intenso e commovente, Caramel culla lo spettatore con la sua dolce melodia e lo trasporta in una sorta di piccola fiaba kitsch piena di energia e di solarità. La realtà è questa, le donne libanesi vivono di brevi attimi di felicità rubati di tanto in tanto con piccoli stratagemmi, illudendosi, anche solo per un momento, di essere artefici del proprio destino. Piccoli desideri che si avverano e fanno da contraltare a grandi rinunce, in un racconto di vita vissuta dedicato dalla regista alla sua Beirut.

Movieplayer.it

4.0/5