Recensione Eldorado Road (2008)

Tra lampi di gelido umorismo e dirompenti malinconie, è l'impronta di un Belgio quasi irriconoscibile a sedimentarsi nello sguardo dello spettatore, distolto così da rotte a lui più familiari.

Belgio, ultima frontiera

Non sorprende che Eldorado Road abbia raccolto consensi e riconoscimenti sia alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro che all'edizione 2008 del Festival di Cannes, dove il film è stato selezionato per la Quinzaine des Réalisateurs. Tra lampi di gelido umorismo e dirompenti malinconie, è l'impronta di un Belgio quasi irriconoscibile a sedimentarsi nello sguardo dello spettatore, distolto così da rotte a lui più familiari. Sì, perché il paesaggio belga rivisitato dall'attore/regista Bouli Lanners rivela qualcosa di inedito, tale da apparentarlo a un non luogo, in cui la solitudine dei due protagonisti maschili si fonde alla perfezione con strade di provincia e panorami dall'orizzonte basso, dove l'occhio è inevitabilmente destinato a perdersi; come se cercasse una traccia, un appiglio qualsiasi, nel tentativo di decifrare incontri e ricordi dalle forti coloriture amarognole. Strano, ma a tratti viene spontaneo rifugiarsi nella sensazione, un po' straniante, che si navighi a largo della vecchia Europa, in prossimità di un limbo cinematografico ricalcato su esperienze e modalità rappresentative di certe pellicole indipendenti americane. A consolidare tale impressione intervengono la scelta delle location, cui la poetica dell'autore è intimamente legata, ed uno stile di riprese che ne evidenzia il peso specifico attraverso continui camera car e ulteriori accorgimenti di natura fotografica, funzionali alla definizione di un mood appropriato.

Bouli Lanners si avventura in stradine pressoché deserte della campagna belga, fonte qui di suggestioni essenziali e scarne, rimasticando così la formula del road movie e riadattandola agli stati d'animo dei suoi personaggi. Costoro sono i classici outsider, dalle esistenze precocemente sbiadite, il cui incontro risulta nella circostanza particolarmente buffo. Elie, ladro improvvisato, viene colto sul fatto da Yvan, burbero quarantenne che commercia in auto da collezione. Dopo aver stanato il ladruncolo, penetrato in casa e rifugiatosi addirittura sotto il letto, Yvan rinuncia però a chiamare la polizia per liberarsi dell'intruso. Ne nasce un curioso rapporto, che alterna momenti di amicizia e altri di reciproca sfiducia, da cui ha origine una discreta serie di imprevisti, con situazioni difficilmente preventivabili alla vigilia: i due si ritrovano infatti ad attraversare il Belgio per raggiungere un paesino al confine con la Francia, dove hanno casa i genitori del giovane Elie. Durante il tragitto non mancheranno sorprese più o meno amare, che aiuteranno però i protagonisti a mettere a fuoco il proprio passato.

La vena malinconica dell'autore si trasferisce con estrema naturalezza nel personaggio da lui interpretato, Yvan, mentre non meno convincente è la prova dell'attore rivelazione Fabrice Adde, sul cui volto spaurito rivivono tutte le insicurezze e le ansie di Elie, figura minata da un passato di tossicodipendenza. La sceneggiatura, estremamente stringata e votata all'ellissi, ha probabilmente il torto di perdersi qualcosa per strada, ma la visione di Eldorado Road lascia ugualmente un segno, che va cercato nell'umanità dei personaggi e nel tocco con cui vengono caratterizzati gli ambienti. Neanche l'efficacia degli interpreti principali e l'impatto di alcuni volti, relegati a brevi ma significative apparizioni, può ritenersi tuttavia una sorpresa, considerando che Bouli Lanners (il cui lungometraggio d'esordio, Ultranova, è datato 2005) ha alle spalle una fortunata carriera come attore, che lo ha visto nel cast di pellicole come Pauline & Paulette, Una lunga domenica di passioni e Asterix alle olimpiadi.