Recensione Shaggy Dog - Papà che abbaia... non morde (2006)

'The Shaggy Dog' ruota intorno al personaggio di Tim Allen e la comicità scaturita dal suo comportarsi da cane, quindi se non trovate divertente questo elemento chiave del film, potete pure lasciar perdere la visione.

Attore a quattro zampe

Shaggy Dog - Papà che abbaia... non morde è il remake di un altro the Shaggy Dog della Disney del 59, in cui un ragazzo è vittima di una maledizione che lo fa trasformare in cane nei momenti meno opportuni.
In questo rifacimento, Tim Allen interpreta Dave Douglas, un sostituto procuratore che segue un caso in cui sono coinvolti animali da laboratorio e che riceve un morso da un vecchio cane tibetano di trecento anni, portato via da un monastero, su cui stavano facendo esperimento di genetica per ampliare la longevità.
Per Dave si tratta dell'ennesimo caso in cui tuffarsi anima e corpo, e una ulteriore scusa per restare lontano dalla famiglia, che farebbe di tutto per ricevere attenzioni da lui.
Sarà la sua mutazione a dargli una nuova visione dei suoi familiari, a mostrarglieli sotto una diversa ottica e farlo riavvicinare a loro.

Se il film origiale concentrava l'attenzione su un adolescente, spronando i giovani ad una condotta onesta e solida, i nuovi film per famiglia della Disney, tra cui appunto questo The Shaggy Dog, sembrano rivolgersi più agli adulti per comunicare la loro morale (basti pensare, ad esempio, al Vin Diesel di The Pacifier - Missione Tata). Che sia una scelta consapevole o un riflesso del diverso periodo storico non è tema da approfondire in questa sede, è il film che qui ci interessa analizzare.
Il tutto ruota intorno al personaggio di Allen e la comicità scaturita dal suo comportarsi da cane, con tutti gli stereotipi del caso, dal correre a quattro zampe dietro un gatto alla lingua penzolante, quindi se come il sottoscritto non trovate divertente questo elemento chiave del film, potete lasciar perdere la visione.
Se invece questo tipo di gag visiva è nelle vostre corde, allora The Shaggy Dog può risultare decisamente godibile e divertente, nonostante la banalità nello sviluppo della trama, l'esiguo sforzo nell'approfondire i personaggi e la scarsa originalità.

Carine le trovate in computer graphic ad opera dello studio di Stan Winston, autorità del campo degli effetti speciali, dai vari ibridi uomo/cane alle animazioni degli altri personaggi animali, il tutto realizzato con uno stile cartoonistico molto adatto allo stile del film e con un paio di trovate veramente carine (il DNA canino che corre come tanti cagnolini nelle vene di Dave, ad esempio).
Per il resto, poco mordente nelle scelte registiche di Brian Robbins, una sceneggiattura inutilmente firmata da ben cinque autori e musica tipicamente disneyana, firmata da Alan Menken, che ha certamente ottenuto risultati migliori con le composizioni destinate a La Sirenetta o La Bella e la Bestia.

Un film, quindi, per amanti del genere, ma che non ci sentiamo di consigliare ad un pubblico più esigente.

Movieplayer.it

2.0/5