Álex de la Iglesia al Festival di Roma con Las brujas de Zugarramurdi

Presentato ai festival di Toronto e poi a San Sebastian, Las brujas de Zugarramurdi arriva fuori concorso anche al Festival Internazionale del Film di Roma accompagnato dall'inesauribile entusiasmo del suo autore.

Un inno alle donne e alla stupidità dell'uomo, con queste poche parole si può riassumere la trama del nuovo strabiliante folle lavoro del regista de Il giorno della bestia, La comunidad - Intrigo all'ultimo piano e del pluripremiato Ballata dell'odio e dell'amore. Con questo nuovo lavoro ad alto budget Álex de la Iglesia torna a rivisitare il genere horror raccontandoci una storia che indaga nei meandri dello scontro tra i sessi e nel rapporto tra uomo e donna ai tempi della crisi. L'ultima provocazione cinematografica di uno dei registi più visionari e brillanti del cinema spagnolo moderno è una spregiudicata commedia horror con sprazzi di fantasy e un prologo action da far invidia ai migliori registi hollywoodiani, molto politicamente scorretta e con protagoniste femminili del calibro di Carmen Maura, Terele Pávez, Carolina Bang (tre generazioni di streghe davvero affascinanti) e Macarena Gómez (nel ruolo della ex-moglie ossessiva) che si contrappongono ad un cast maschile composto da Hugo Silva, Mario Casas e Jaime Ordóñez. Disperato e sul lastrico per via del divorzio José decide, insieme all'amico Tony, di rapinare un negozio di 'compro oro' nell'affollato centro di Madrid, il tutto nell'unico giorno della settimana in cui può stare col figlioletto Sergio che parteciperà, suo malgrado ma con grande entusiasmo, al colpo che potrebbe mettere fine ai litigi continui tra i suoi genitori. Con un bottino composto da venticinquemila fedi nuziali i tre si mettono in fuga su un taxi in direzione della Francia e finiscono a Zugarramurdi, celebre cittadina dal passato esoterico, direttamente nelle grinfie di un gruppo di megere che cucinano carne umana e aspettano da tempo il momento giusto per celebrare il maleficio dei malefici. Ecco quello che ci ha raccontato il regista sulla lavorazione e sulla storia durante la conferenza stampa di presentazione al Festival di Roma.

Ci racconta la genesi di questo film e perché ha deciso di mettere in scena questa guerra tra i sessi in salsa horror?
Las brujas de Zugarramurdi è stato un film molto ragionato che io e il mio co-sceneggiatore Jorge Guerricaechevarría abbiamo costruito con un duro lavoro di scrittura. La storia ha radici molto profonde ed è in parte anche un po' autobiografica. Tutto nacque il giorno in cui, da padre divorziato e molto impegnato col lavoro, portai le mie due figlie sul set di Ballata dell'odio e dell'amore. Era uno di quei giorni in cui mi è possibile vederle e volevo che vedessero con i loro occhi cosa fa il loro padre per vivere. Si spaventarono molto per via delle scene di guerra che giravo in quel momento e fu così che nacque l'idea di scrivere un nuovo film che partisse da questa idea. Fu un po' come una maledizione per me perché avevo insistito e loro erano rimaste terrorizzate dallo scoppio di finte bombe sul set. Ammetto che non fu proprio una bellissima idea...
Quello che affascina sempre nei suoi film è la difficoltà in cui spesso si imbattono i protagonisti nell'instaurare rapporti sani e tranquilli, nello specifico stavolta si tratta di una visione piuttosto dark del rapporto di coppia. E' davvero questo il suo pensiero?
Si tratta di una commedia, di un gioco, di una farsa, di intrattenimento, mi sono messo dalla parte del più debole e ho cercato di trovare punti di vista e sfaccettature intelligenti per poter meglio raccontare il gioco delle parti, ho provato anche un po' a ridere dei miei problemi personali (ride). Sebbene le donne possono a volte trasformarsi in arpie, in esseri perversi e distruttivi e talvolta possono arrivare a distruggerci, io penso che tutto quello che ci capita alla fine dei conti ce lo siamo anche meritato. Se ci comportiamo da stupidi bambinoni e ci rendiamo manipolabili loro fanno bene a prendere il controllo sulle nostre vite, è una cosa naturale. La donna è donna in quanto essere umano indipendente e a sé stante, l'uomo per essere veramente uomo ha bisogno per forza di una donna.
Il suo film in qualche modo quindi è un atto d'amore nei confronti delle donne?
Le donne sono un po' maghe, sono esseri meravigliosi che possono dare la vita e noi ci dimentichiamo sempre di essere nati da loro ed essere stati per nove mesi dentro al loro corpo prima di venire al mondo. Poi viviamo la nostra vita e a ad un certo punto, quando perdiamo i nostri punti di riferimento, torniamo da loro come quando eravamo bambini, è come una sorta di ciclo perpetuo che non ci permette di vivere lontano da loro. Penso che l'umanità sarebbe di molto migliore se a guidarla ci fossero le donne e non gli uomini, se l'uomo si fosse reso conto di questa importante verità saremmo tutti molto più felici.
I suoi film si distinguono per essere delle opere in cui la commistione di generi e di toni è creata ad arte e in modo molto naturale. Come riesce a realizzare questo difficile intreccio di suggestioni?
E' semplice, tento di mettere in scena e poi sul grande schermo tutta la confusione di emozioni e idee che ho nella mia testa, cerco di rimanere umile e di provare a sdrammatizzare i momenti seri con qualche battuta grottesca e a far ridere lo spettatore con momenti drammatici che arrivano quando meno se li aspettano. Mi piace sorprendere chi guarda, non mi piace tralasciare le cose e non dire tutto quello che mi passa in mente, per come sono io caratterialmente è una cosa che proprio non riesco a fare.
Quanto è stato difficile e quanto ha impiegato per girare l'ultima apocalittica scena del film?
Abbiamo impiegato cinque giorni di riprese con una media di 18-20 ore di lavoro al giorno. Un livello di impegno e di fatica che mai avevo messo in un film fino a questo punto della mia carriera, è stato uno sforzo estenuante che mi ha reso però oltremodo orgoglioso del risultato che si vede sullo schermo. Girare in tempi così stretti e con così tante comparse in scena era una cosa che non avevo mai fatto, è stata una cosa da matti. Le riprese ad un certo punto si sono trasformate in un vero e proprio sabba tra maghi e streghe.
I festival, soprattutto in Italia, sono un'importante opportunità per il pubblico che riesce a vedere film d'autore come il suo che qui in Italia probabilmente in sala avrà lo stesso destino del suo predecessore Ballata dell'odio dell'amore, arrivato nei cinema ma non con l'attenzione che avrebbe meritato. Cosa pensa lei al riguardo?
Apprezzo molto la voglia del pubblico italiano di vedere cose nuove e non commerciali, purtroppo oggi distributori ed esercenti cercano il massimo profitto dalle loro sale e non ritengono che i film indipendenti o d'autore possano riscontrare il favore del grande pubblico, secondo me sbagliando. Un film come Las brujas de Zugarramurdi andrebbe visto in sala e penso che un'uscita in home video non renderebbe giustizia a tutto il lavoro svolto sul set per ottenere i risultati visuali che abbiamo ottenuto. Quello che mi piace del mio lavoro e di queste manifestazioni che richiamano tanto pubblico nelle grandi città è avere la possibilità di mostrare il mio lavoro agli altri, è una cosa che mi rende felice come essere qui davanti a voi a rispondere alle vostre domande. Adoro l'idea di poter riuscire col mio lavoro, anche solo per due ore, a rendere più divertente la vita delle persone, il divertimento è una parte fondamentale della nostra vita ed è forse per questo che anche quando faccio film poco seri cerco di essere il più possibile rigoroso e concentrato.