Recensione Il mio migliore amico (2006)

Il racconto procede in maniera lineare senza banalità e riesce a catturare l'attenzione dello spettatore anche grazie ad un equilibrato alternarsi tra fasi comiche e momenti più introspettivi.

A caccia di un amico

Girato con mano sapiente dal regista francese Patrice Leconte, Il mio migliore amico racconta la vicenda di François, un gallerista di Parigi al quale, durante una cena per il suo compleanno, viene fatto notare che non ha nemmeno un amico. Ebbene sì, il nostro protagonista, interpretato in maniera splendida da Daniel Auteuil, già diretto da Leconte ne La ragazza del ponte (1998) e L'amore che non muore (1999), non ha uno straccio d'amico, figurarsi poi un migliore amico. Da qui, complice anche una scommessa con la sua socia in affari, avrà inizio la sua tragicomica "caccia" che lo farà imbattere in Bruno (Dany Boon) il quale finirà per guadagnarsi, prima il posto di consigliere, e poi quello di migliore amico. Nonostante infatti i protagonisti del film appaiano profondamente diversi - chiuso e introverso François, amichevole e gioviale Bruno - sotto sotto hanno qualcosa in comune: sono entrambi profondamente soli. Dunque, mentre si succedono i fallimenti di François, che cerca senza fortuna una persona capace di essere credibile come suo migliore amico e fargli vincere la scommessa, parallelamente va facendosi strada in lui l'idea che quella persona possa essere proprio Bruno.

L'ultima fatica del regista transalpino è un film che funziona. Funziona a livello di sceneggiatura, funziona per quello che riguarda l'interpretazione degli attori ed il loro essere perfettamente complementari, e funziona a livello di regìa. Quello di Leconte, e più in generale forse quello dei registi d'oltremanica, è un cinema che sa coniugare le aspirazioni autoriali di chi stà dietro la macchina da presa con le esigenze del pubblico. Il racconto procede in maniera lineare, non ci sono forzature né artifici visivi nella messa in scena, tutto è molto semplice, però, il film non scade mai nel banale e riesce a catturare l'attenzione dello spettatore anche grazie ad un equilibrato alternarsi tra fasi comiche e momenti più introspettivi.

Commedia sì ma di qualità, e proprio questo potrebbe essere uno dei motivi per cui il cinema francese riscuote tanto successo tra il pubblico italiano.