3/19, la recensione: Rivoluzioni emotive

La recensione di 3/19, il nuovo film di Silvio Soldini che torna a raccontare una storia di rinascita attraverso la parabola della protagonista interpretata da Kasia Smutniak.

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3/19: Kasia Smutniak con Antonio Zavatteri in una scena

Milano di notte, sommersa dalla pioggia battente, in primo piano il mondo dell'alta finanza fatto di uomini e donne che snocciolano numeri e incomprensibili termini tecnici in inglese, vivono in apnea e hanno rinunciato persino all'ultimo residuo di umanità. Parte da queste immagini la recensione di 3/19, il film con cui Silvio Soldini a quattro anni da Il colore nascosto delle cose, torna sul grande schermo (dall'11 novembre) e ai temi a lui più cari. Lo fa attraverso il viaggio interiore della protagonista, lontana dalle donne tradizionalmente raccontate dai suoi film: l'algida, austera e compassata Camilla, su cui Kasia Smutniak compie un raffinato lavoro di sottrazione, non ha certo nulla a che fare con la casalinga Rosalba di Pane e tulipani, ma come lei si prepara ad affrontare una vera e propria rivoluzione. Ancora una volta tornano centrali la tematica della rinascita e le atmosfere rarefatte, non prive di momenti di tenerezza, tipiche del suo cinema.

Sulle tracce di uno sconosciuto

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3/19: Kasia Smutniak e Paolo Mazzarelli in una scena del film

A innescare il cortocircuito emotivo di Camilla oltre a tutta la narrazione di 3/19, è un incidente stradale. Milano con i suoi grattacieli di acciaio e vetro che ne definiscono lo skyline, le gru che si stagliano all'orizzonte, le multinazionali, le sale riunioni, gli affari da milioni di euro, è l'habitat naturale della vicenda. Camilla si muove in questo ambiente, è un'avvocatessa di successo e una donna rigorosa, esigente con se stessa e con gli altri, ha quarant'anni, un matrimonio alle spalle e una figlia Adele, che è il suo esatto opposto: ribelle e costantemente in cerca dello scontro, da quando i suoi hanno deciso per lei anche la facoltà da frequentare, un corso di Economia da cui fuggirà appena ne avrà l'occasione. Le giornate della protagonista scorrono senza particolari sussulti, scanditi da meeting, cavilli burocratici da scovare e tirar fuori all'occorrenza, cene fast food e una relazione di poco conto con un uomo sposato. Almeno fino a quando una sera attraversando la strada sotto la pioggia, un incidente stradale non le sconvolgerà la vita. Forse è passata con il rosso, o forse no, non ricorda, ma uno scooter per evitarla finisce fuori strada causando la morte di uno dei due ragazzi a bordo, uno sconosciuto, probabilmente un immigrato clandestino, l'altro è fuggito subito dopo il fatto, sul quale Camilla inizierà a indagare. Non sarà sola: accanto c'è Bruno, un mite e pacato uomo comune, direttore dell'obitorio insieme al quale finirà per scoprire se stessa.

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Una storia sul cambiamento e sul prendersi cura dell'altro

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3/19: Kasia Smutniak con Paolo Mazzarelli durante una scena

Silvio Soldini costruisce l'intera rete di dinamiche attorno ad un'assenza, un corpo morto, per la precisione il terzo non identificato nel corso del 2019 a cui allude il titolo del film: di quel cadavere nessuno sa nulla, nemmeno lo spettatore che il regista si preoccupa di mettere esattamente al fianco della protagonista. Di quel cadavere che nessuno reclama conosciamo solo il nome (vero?, Hamed Hassan, che compare sul tesserino della mensa dei poveri, il resto è tutto in un sacchetto di plastica: una manciata di soldi contanti, una piccola foto tessera con il volto di una donna e una lettera, probabilmente una vecchia poesia scritta in arabo. Capire chi sia e dargli un'identità per Camilla diventa un'ossessione e insieme un'opportunità per fare i conti con il senso di colpa latente che la abita e affrontare un mistero che viene dal passato; lo spunto inziale era quello del thriller psicologico di cui rimangono alcune suggestioni, la storia è diventata poi un'esplorazione dell'animo umano in un viaggio verso la riappropriazione di sé.

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3/19: Kasia Smutniak e Francesco Colella in un'immagine

Una rinascita cadenzata dalla visione di un bosco autunnale, l'immagine nella quale la protagonista trova rifugio quando ha bisogno di prendere fiato; tutto intorno scorre la vita del capoluogo meneghino che entra dalle finestre, dalle vetrate, dalle strade dove la giovane donna in carriera si agita alla ricerca di quello sconosciuto. Ma è soprattutto nell'incontro con l'indulgente Bruno (interpretato da Francesco Colella con una straordinaria umanità) che il mondo cinico e avveniristico della Milano dei piani alti entra in contatto con quello più intimo e dimesso delle file alle mense dei poveri. In questo spazio franco tra Camilla e Bruno, il tempo si dilata e diventa quello giusto per imparare a prendersi cura degli altri, per bere una cioccolata calda e per ridare un senso alle cose. Alla luce del sole, verso la costa ligure e con il vento a favore.

Conclusioni

La recensione di 3/19 si conclude con un consiglio: andate in sala a godervi il ritorno di Silvio Soldini, autore raffinato e mai scontato. Vale la pena lasciarsi trascinare per due ore nel territorio della sospensione e delle rivoluzioni emotive; certo la protagonista altera, spigolosa e composta interpretata da Kasia Smutniak non si allinea all’apparenza alla galleria di figure femminili a cui il regista ci ha abituato fino a ora, salvo rivelarsi a un’analisi più profonda un’anti eroina tanto quanto le altre, capace di compiere la rivoluzione che le consentirà di ridare senso alle cose e di ripartire da una vita più libera e consapevole.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • Kasia Smutniak compie sul personaggio uno straordinario lavoro di sottrazione, dando vita a una delle sue prove più sincere.
  • L’incontro con Francesco Colella è uno dei momenti del film più carichi di umanità e tenerezza.
  • L’indagine della protagonista e un mistero che riemerge lentamente dal passato riescono a mantenere alta l’attenzione dello spettatore fino alla fine.
  • La rappresentazione di Milano che entra sullo schermo attraverso suggestioni, atmosfere e frammenti: quella dei piani alti e quella più intima, della strada, spiata dalla finestra.

Cosa non va

  • Il film scorre secondo schemi ben definiti che a volte rischiano di diventare una prigione per l’evoluzione dei personaggi e della storia stessa.