Mauro Guerra, il caso dell’uomo ucciso da un carabiniere per un TSO mai richiesto

Ripercorriamo il caso di Mauro Guerra, che è stato circondato in casa e poi ucciso in un campo: i carabinieri volevano sottoporlo a un TSO illegittimo.

Mauro Guerra è stato ucciso il 29 luglio 2015 da un colpo di arma da fuoco sparato da un carabiniere: 8 uomini dell'Arma avevano circondato la casa dell'uomo per sottoporlo ad un TSO che nessuna autorità competente aveva richiesto. Ecco cosa è successo quel giorno.

Chi era Mauro Guerra

Mauro Guerra era il più piccolo dei suoi fratelli e viveva con i genitori a Carmignano Sant'Urbano, in provincia di Padova. Laureato in Economia e Commercio aveva iniziato il praticantato in uno studio di Monselice e per arrotondare faceva il buttafuori. In passato aveva svolto il servizio ausiliare nell'Arma dei Carabinieri.

L'antefatto

Nel luglio del 2015 sui social gira una fake news: in un centro di accoglienza i rifugiati stanno rifiutando il cibo. Mauro Guerra è turbato da questa notizia e va dai Carabinieri per chiedere il permesso per organizzare una manifestazione di protesta. Nella Caserma dei Carabinieri c'è un nuovo comandante, il maresciallo Marco Pegoraro. Questi lo ascolta, guarda i suoi disegni (Mauro è appassionato di pittura e design) e decide, senza consultarsi con nessun esperto, che Mauro Guerra deve essere sottoposto ad un TSO. La legge prevede che il trattamento sanitario obbligatorio deve essere disposto con provvedimento del Sindaco, massima autorità sanitaria del Comune di residenza del soggetto interessato, dietro proposta motivata di due medici.

L'assedio dei Carabinieri alla casa di Mauro Guerra

Il maresciallo Marco Pegoraro, insieme ad altri sette uomini, decide di andare a casa di Mauro Guerra, senza alcun mandato, per sottoporlo ad un trattamento sanitario obbligatorio e allerta anche un'ambulanza del 118. Per tre ore, dalle 12:00 alle 15:00 di quel 29 luglio 2015 i Carabinieri circondano casa Guerra cercando di convincere Mauro a sottoporsi alle cure psichiatriche. Guerra non ne vuole sapere.

La fuga e la morte di Mauro Guerra

Stremato dalla torrida giornata estiva, Mauro Guerra scappa per i campi rincorso dai carabinieri. Indossa solo gli slip ed è scalzo. Ad un certo punto Mauro si ferma e offre i polsi al Brigadiere che lo sta inseguendo da più vicino, un corridore dilettante. Quello che accadde dopo lo sappiamo dalle testimonianze dei Carabinieri durante il processo, come riporta Psychiatryonline.it. "La Sentenza spiega, sulla base delle testimonianze dei Carabinieri, che Mauro a quel punto agita la mano imprigionata e colpisce con la manetta il Brigadiere corridore. Che il Brigadiere corridore cade per terra, il sangue della ferita inferta con la manetta a coprirgli il viso. Che Mauro sale sopra al Brigadiere, bloccandogli le braccia e percuotendolo con la manetta. Che il Comandante è nel frattempo arrivato, un metro e mezzo circa, che il Comandante teme per la vita del Brigadiere a terra, teme per la sua incolumità, teme l'inefficacia di un intervento diverso. Che il Comandante estrae la pistola e spara, mirando al braccio ammanettato di Mauro. Che il braccio di Mauro si alza e si abbassa per continuare a colpire il Brigadiere a terra ed il proiettile, invece che il braccio, colpisce il fianco di Mauro, trapassando gli organi vitali e lasciandolo a terra agonizzante, per poi spirare". Il brigadiere assalito da Mauro non avrà bisogno di punti di sutura.

Il processo al maresciallo Marco Pegoraro e le motivazioni della sentenza

Il processo a Marco Pegoraro si conclude nel dicembre del 2018 con la sua assoluzione. Nella sentenza, riportata da articolo21.org, il giudice rivela che "Nel momento in cui l'imputato decideva di intervenire in forze presso l'abitazione di Guerra, costui non era affatto pericoloso " e ancora "In assenza di un provvedimento amministrativo giustificativo l'eventuale limitazione della libertà personale di un cittadino (...) non può che costituire un atto del tutto illegittimo in quanto direttamente confliggente con l'articolo 13 della costituzione addirittura astrattamente configurabile come sequestro di persona. Indubbiamente Mauro Guerra ha inteso difendersi verso quella che lui percepiva essere una indebita compromissione della sua libertà personale. In effetti è da ritenere che tutto l'inseguimento per i campi, nonché i tentativi di immobilizzazione della persona offesa, siano state condotti del tutto arbitrarie ed illegittime".